Software: piccoli Paesi Ue crescono. Irlanda e Danimarca meglio degli Usa, ma manca ecosistema che garantisca competitività

di Alessandra Talarico |

Studio del Fraunhofer Institute sottolinea la necessità di ‘fare rete’ per massimizzare i vantaggi sul lungo periodo e attrarre investimenti.

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Danimarca e Irlanda superano i maggiori paesi Ue come Germania, Francia e Regno Unito, e perfino gli Stati Uniti, quando si tratta di fornire un ambiente competitivo all’industria hi-tech, al settore dei software in particolare.

Lo rivela uno studio effettuato dal prestigioso Fraunhofer Institute, sottolineando come i due ‘piccoli’ Paesi abbiano saputo creare – più delle maggiori potenze Ue – un ambiente in grado di attirare investimenti, con un elevato livello di qualità nella ricerca e sviluppo e un’alta domanda interna di software.

 

L’Europa nel suo complesso, tuttavia, stenta a tenere il passo con Usa e Giappone in termini di competitività dell’industria, mancando nel continente aziende di grandi dimensioni – l’unica che possa definirsi ‘globale’ è SAP –  nonché aziende ‘giovani’, visto che la maggior parte, sottolinea lo studio, sono state fondate negli anni ’70.

 

La ricerca condotta dal Fraunhofer Institute è stata commissionata dalla tedesca Software AG, che da tempo esprime preoccupazione per il ritardo accumulato dall’Europa nei confronti di Usa e Asia e sta facendo pressione sul governo tedesco, e quindi sulla Commissione europea, affinché vengano intensificati gli sforzi per concentrare le competenze informatiche in determinate regioni, sul modello della Silicon Valley americana.

La Germania si colloca al decimo posto della classifica – che include 25 Paesi europei, Usa e Giappone – e vanta lo stesso tasso di domanda del Regno Unito, ma, nonostante la presenza di SAP, l’occupazione nel settore è modesta e il Paese non brilla in fatto di condizioni generali per il business, in particolare riguardo il livello di burocrazia.

 

Una possibile soluzione, secondo il Ceo di Software AG, Karl-Heinz Streibich, risiede nella realizzazione di un ecosistema basato su tre cardini: “collaborazione, reti e cluster”, che – attraverso l’unione di risorse e competenze – offra la possibilità di essere più produttivi e innovativi sul lungo periodo di quanto una singola azienda possa fare da sola.

 

Il Regno Unito – sesto classificato – è avvantaggiato dal fatto di essere il quartier generale per l’Europa di molte aziende americane come Microsoft, ma investe poco in ricerca e sviluppo, così come la Francia, al dodicesimo posto, che paga la mancanza di lavoratori specializzati.