Broadband: le regole FCC al centro dello scontro tra operatori e web company. Quale sarà il ruolo del regolatore sulla net neutrality?

di Alessandra Talarico |

Stati Uniti


Julius Genachowski

La Federal Communications Commission (FCC) ha votato con tre voti favorevoli e due contrari un procedimento aperto in cui chiede commenti pubblici su tre possibili opzioni per ridefinire il proprio ruolo nella regolazione della banda larga,  dopo che una recente sentenza della Corte d’Appello del distretto di Columbia ha decretato che la FCC non ha la competenza di stabilire se gli operatori possano o meno limitare il traffico internet sulle loro reti, riaprendo così il dibattito sulla neutralità della rete e sulle competenze dell’Authority in materia.

La Notice of Inquiry votata ieri potrebbe dare alla FCC una base di consenso pubblico per proseguire la sua azione di regolamentazione, volta – ha spiegato il presidente della FCC Julius Genachowski – ad aumentare la velocità e il numero di utenti a banda larga negli Usa.

 

Al vaglio dei regolatori federali, tre diversi percorsi regolamentari, tra cui quello proposto da Genachowski di riclassificare la banda larga nel “titolo II” del Communications ACT. La riclassificazione implica l’inclusione del broadband entro i servizi di telecomunicazione, rendendo cosi la banda larga oggetto di intervento di potestà  regolatoria da parte della FCC anche per questioni non attinenti all’accesso, quali i prezzi dei servizi e la concorrenza (cosi come avviene per i servizi di telecomunicazione).

 

La proposta è al centro di uno scontro tra lobby che potrebbe trascinarsi – secondo il Washington Post – anche per anni.

 

Il piano del Chairman della FCC è infatti sostenuto dalle web company, secondo cui i cambiamenti proposti permetterebbero alla FCC di obbligare gli operatori telefonici a non discriminare alcuni contenuti rispetto ad altri e a rispettare un quadro legislativo più rigido per la gestione delle reti.

Le nuove regole rappresentano invece un duro colpo per i provider di servizi a banda larga come Comcast, Verizon e AT&T che speravano di poter continuare a utilizzare come meglio credevano gli strumenti di gestione del traffico per bloccare i contenuti che, secondo loro, occupano troppa banda e creano problemi di congestione delle reti. Tecniche spesso utilizzate per bloccare illecitamente l’accesso a siti di file sharing.

 

“Attualmente non ci sono regole per proteggere i consumatori dagli atteggiamenti discriminatori delle compagnie telefoniche e degli operatori via cavo”, ha sottolineato Markham Erickson, direttore della Open Internet Coalition, il gruppo che include società come Google, eBay, Amazon e Skype.

 

Sul versante opposto, gli operatori, secondo cui le nuove regole della FCC sarebbero onerose e antiquate e scoraggerebbero l’aggiornamento delle reti, riportando il mercato a regole risalenti all’era dei vecchi monopoli.

“Questa proposta della FCC potrebbe mettere in discussione gli investimenti multimiliardari nella banda larga”, ha dichiarato Howard Waltzman, un ex membro dello staff repubblicano che rappresenta le compagnie telefoniche.

 

“Siamo sicuri che se la FCC persisterà sul suo approccio – e speriamo veramente che così non sia – la Corte ribalterà le loro azioni”, ha commentato il vicepresidente di AT&T Jim Cicconi.

 

La proposta è stato criticata anche da un folto gruppo bipartisan di Parlamentari – inclusi i due membri repubblicani della FCC – che hanno inviato una lettera di protesta Genachowski, arrivando a proporre il blocco dei fondi alla Commissione.