Pirateria: multe da 11,6 mln di euro alle aziende colte in ‘flagrante’ dalla BSA a usare software illegali

di Alessandra Talarico |

Europa


Copia pirata di Windows Vista

L’uso di software illegali è costato nel 2009 oltre 11 milioni di euro alle aziende europee finite nel mirino della Business Software Alliance: la principale organizzazione sostenitrice della proprietà intellettuale nel settore del software, operante in 80 Paesi, ha infatti lanciato più di 2.000 procedure per fare valere i diritti degli editori di software.

Per pirateria del software, spiega la BSA, si intende la copia o la distribuzione non autorizzata di software protetto da copyright: “la copia, la condivisione, la vendita o l’installazione di diverse copie dello stesso software sul computer personale o di lavoro, rappresentano tutte azioni di pirateria informatica”, rende noto l’associazione.

 

Se la pirateria provoca ingenti danni economici ai detentori dei diritti di proprietà, l’utilizzo di software senza licenza costa, dunque, caro anche alle aziende che li sfruttano.

Nello specifico, nel 2009, le aziende europee ‘beccate’, hanno dovuto sborsare 11,6 milioni di euro. Un montante in discesa, comunque, rispetto ai 18 milioni di euro riscossi nel 2008 nell’area Emea.

 

Nel 2009, la BSA ha lanciato 2.256 procedure giudiziarie. Nella metà delle imprese perseguite, il tasso di utilizzo di copie illegali si è attestato tra il 50% e l’85%.

Le aziende – ha sottolineato Natacha Jollet-David, portavoce di BSA in Francia – non hanno alcuna scusa per giustificare l’uso di software illegali.

“Offriamo un a vasta gamma di informazioni, strumenti gratuiti e consigli per aiutare le imprese a rispettare la legge, permettendo loro di comprendere e di gestire meglio le loro licenze. E’ chiaro – ha aggiunto – che una gestione efficace dei software installati possa contribuire a realizzare risparmi identificando i software poco usati”.

 

Economie certamente più interessanti delle salate multe pagate dalle aziende beccate in flagrante: la ‘nota’ della BSA non si ferma, infatti, agli 11,6 milioni pagati dalle imprese disoneste. I costi reali sono nettamente superiori poiché includono le spese legali e i costi indiretti legati all’impatto sui flussi di cassa dell’acquisto imprevisto di software supplementari.

 

“Il ricorso a software senza licenza è percepito, a torto, come una fonte di risparmio,  ma in realtà espone le aziende a considerevoli rischi”, ha spiegato Sarah Coombes, responsabile affari legali di BSA per l’area Emea.