Nokia: il board rinnova la fiducia al Ceo Kallasvuo, ma sale la pressione degli azionisti per le deludenti performance degli ultimi anni

di Alessandra Talarico |

La società fa causa ad Apple per violazione dei brevetti nell'iPhone e iPad.

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Olli-Pekka Kallasvuo

Gli azionisti Nokia non sembrano avere più molta pazienza nei confronti del Ceo Olli-Pekka Kallasvuo, il quale, nel corso del meeting annuale di ieri, ha fatto ben poco per placare il loro nervosismo, se non dire che la società “ha solide basi per il futuro” e che condivide la loro frustrazione per la mancanza di una svolta positiva nel segmento degli smartphone .

Il Ceo ha ammesso di aver immaginato una realizzazione più veloce dei cambiamenti apportati in azienda e ha affermato che Nokia è comunque completamente concentrata nel miglioramento dell’efficienza e nel tentativo di difendere il suo status di leader del mercato.

 

“Negli ultimi anni abbiamo costruito una nuova Nokia, pezzo per pezzo”, ha spiegato, sottolineando però che i vertici hanno a volte “sottostimato il tempo necessario perché queste modifiche avessero effetto”.

 

Per recuperare il terreno perso negli ultimi due anni, c’è dunque “ancora molto lavoro da fare”, ma il Ceo ha cercato di convincere gli investitori che entro quest’anno arriveranno nuovi modelli in grado di combattere ad armi pari con i vari iPhone, BlackBerry, Android. La società però, oltre ad aver tagliato le previsioni, in realtà non è ancora riuscita a mettere a punto un anti-iPhone, come conferma anche il rinvio al terzo trimestre del lancio del nuovo N8.

 

Per il futuro, intanto, la società punterà sui servizi internet, dal download musicale alle eMail, e sul mercato cinese.

 

La società finlandese, che pure resta leader sia del mercato dei cellulari che di quello smartphone, paga la crescente competizione, oltre che sul segmento high-end, anche sui modelli di fascia bassa e sembra, sottolineano gli osservatori, che abbia ben poco da mostrare sul versante dell’innovazione a fronte dell’ingente budget riservato alla Ricerca & Sviluppo, corrispondente a sei volte la cifra spesa da Apple.

Ma, mentre il gruppo di Steve Jobs ha sbaragliato tutti con l’iPhone e il suo App Store, Nokia non è riuscita a sviluppare un modello con  lo stesso appeal.

 

La società ha quindi pubblicato una trimestrale inferiore alle attese degli analisti – vendite nette in calo del 21% rispetto allo stesso periodo del 2009, a 9,52 miliardi, contro un consensus di 9,69 miliardi – e da allora ha bruciato 8,2 miliardi euro di valore. La capitalizzazione di mercato si attesta ora a 34 miliardi di euro, contro i 203 miliardi del 1999, quando valeva più di qualsiasi altra società europea, e il 30% meno di appena 5 anni fa. Nonostante questo il gruppo distribuisce un dividendo – 40 cent per azione – di cui gli azionisti, di questi tempi, non possono certo lamentarsi. Apple, ad esempio, a fronte di una capitalizzazione di 230 miliardi di dollari, non paga dividendi dal 1996 e ha in cassa 23 miliardi di dollari, contro i 12,4 di Nokia.

Il brand Nokia, secondo un recente studio di Millward Brown Optimor, si piazza quest’anno al 43° posto mondiale, perdendo 30 posizioni (il 58% del suo valore) in un anno, mentre il prezzo medio di vendita dei cellulari è stato portato da 44 a 39 euro in un anno e quello degli smartphone è sceso da 190 a 155 euro.

 

La proprietà della maggiore società finlandese è sparsa in tutto il mondo: la compagnia contava, alla fine del 2009, 156 mila azionisti, col 38% del capitale in mano americana. E proprio negli Usa Nokia paga il prezzo più alto della concorrenza di Apple e Google.

 

Kallasvuo, 56 anni, ha preso in mano le redini del gruppo nel 2006, dopo aver ricoperto diversi incarichi, tra cui quello di direttore finanziario. Proprio un anno dopo, Apple lancia il suo primo iPhone e Nokia comincia la traiettoria discendente.

Il manager, comunque, gode ancora del supporto del consiglio di amministrazione che ieri ha rinnovato la fiducia alla sua strategia di rilancio del gruppo, incentrata sullo sviluppo di nuovi servizi mobili più che sull’hardware, come dimostra anche l’accordo siglato nei giorni scorsi con Microsoft per la comunicazione unificata.

Si apprende intanto che la società ha fatto causa ad Apple, colpevole di aver violato alcuni suoi brevetti relativi alla trasmissione dati.