Cellulari: parte ‘il più grande studio mai effettuato’ per monitorare gli effetti a lungo termine dell’esposizione alle onde elettromagnetiche

di Alessandra Talarico |

Gli studiosi avvertono: 'Non fate usare il cellulare ai bambini al di sotto dei 12 anni'.

Mondo


Telefonia mobile

È partito ieri in Gran Bretagna quello che è già stato definito “il più grande studio ma effettuato” sugli effetti a lungo termine dell’uso del cellulare sulla salute. Il Cohort Study on Mobile Communications (COSMOS) – avviato nell’ambito del programma di ricerca MTHR (Mobile Telecommunications and Health Research Programme) – monitorerà 250 mila utenti tra i 18 e i 69 anni di Gran Bretagna, Danimarca, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia per un periodo da 10 a 30 anni.

  

Lo studio, condotto dall’Imperial College di Londra, differisce dalle molte ricerche effettuate finora per tentare di esaminare i legami tra l’uso del cellulare e l’insorgere di patologie come nuove forme di cancro (alle orecchie, al cervello, alla pelle) o disturbi neurologici come il Parkinson e l’Alzheimer, poiché COSMOS seguirà il comportamento delle persone ‘in tempo reale’, prendendo in esame anche fattori quali il tempo di esposizione, il posto in cui gli utenti portano il cellulare – tasca, borsa, ecc. – e se usano auricolari.

 

Nel mondo, circolano ben 5 miliardi di cellulari e diverse organizzazioni – dall’OMS all’American Cancer Society – hanno tentato di analizzare i rischi dell’esposizione alle onde elettromagnetiche, ma nessuno di questi studi ha potuto fornire risposte chiare, esaurienti ed univoche riguardo i legami causa-effetto tra l’esposizione ai raggi elettromagnetici e l’insorgenza di determinate patologie, poiché gli studiosi hanno potuto concentrarsi solo sulla ricerca di una connessione a posteriori, indagando cioè su persone già malate e sono stati, inoltre, più limitati dal punto di vista temporale, dato che l’uso di massa dei telefonini non dura che da un decennio ed è un arco troppo breve per stabilire la nocività di un determinato elemento per la salute.  

Un po’ meno chiaro è, invece, il quadro degli effetti a lungo termine dell’esposizione ai campi elettromagnetici e non si può dunque stabilire con certezza se nuove patologie emergeranno da qui a qualche anno.  

   

L’insorgere di malattie come il cancro o i disturbi neurologici, ha spiegato il professor Lawrie Challis, presidente del MTHR, “compare generalmente dopo 10-15 anni di esposizione”.

Nel caso del fumo, ad esempio, non è stato possibile associare alcun tipo di cancro al polmone fino ad un periodo di almeno 10 anni: molti studiosi, infatti, paragonano l’attuale situazione di incertezza proprio a quella dell’amianto o del tabacco quando ancora i rischi sanitari erano poco conosciuti.  

I pericoli maggiori, dunque, li corrono i più piccoli: dal momento che il loro sistema nervoso non è ancora perfettamente sviluppato, i tessuti cerebrali riescono ad assorbire maggiore energia e a ciò va aggiunto il fatto che essi saranno più esposti degli adulti nel corso della loro intera vita. 
Challis, come molti altri studiosi prima di lui, consiglia di non far usare il telefonino, ma anche cordless e dispositivi Wi-Fi, ai bambini al di sotto dei 12 anni.

Anche un team di ricercatori svedesi, guidato dal prof. Lennart Hardell, ha lanciato l’allarme sul rischio di una vera e propria epidemia da qui ai prossimi anni: le persone che iniziano a utilizzare il cellulare e i cordless prima dei 20 anni rischierebbero infatti 5 volte di più degli adulti di contrarre un glioma, un tumore del tessuto nervoso che può colpire la massa cerebrale. Per questo Hardell sconsiglia l’uso dei cellulari per i minori di 12 anni, se non in caso di emergenza e consiglia ai ragazzi di usare il più possibile l’auricolare e gli sms.  

  

Fino a oggi, secondo la GSMA, sono stati spesi più di 100 milioni di dollari in ricerca sui rischi per la salute legati all’uso del cellulare, ma non c’è nessuna prova scientifica a conferma della loro pericolosità. A marzo tuttavia, la Corte d’Appello di Brescia ha condannato l’Inail a pagare a un ex-dirigente una pensione d’invalidità dell’80%, più arretrati e interessi a un uomo che per lavoro è stato costretto, per 12 anni, a stare al telefonino o al cordless per 5-6 ore al giorno. Il manager si era ammalato di  una neoplasia al nervo facciale e il giudice ha considerato la documentazione esistente sufficiente a ritenere l’invalidità direttamente collegata all’uso del telefono. 

   

I 4 maggiori operatori mobili britannici – Vodafone, O2, T-Mobile e Orange – hanno accettato di partecipare allo studio e si sono impegnati a contattare i loro utenti per convincerli a partecipare alla ricerca: almeno 90 mila, secondo le loro previsioni, accetteranno.

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