Wi-Fi: esperti riuniti a Roma affermano, ‘Reti wireless non sono pericolose per la salute’

di Alessandra Talarico |

Italia


Nicola Zingaretti

Il Wi-Fi? Non è pericoloso per la salute: il campo elettromagnetico è di 0,6 volt/metro rispetto al limite di 6, mentre la potenza massima irradiata di un hot spot è un settimo di quella di un cellulare.

Delle possibili ripercussioni sulla salute della tecnologia si è parlato oggi a Roma, nell’ambito del convegno ‘Punto Wi-Fi – Giornata di studio su regole, scenari e salute’. Organizzato dall’Amministrazione provinciale in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma ‘Foro Italico‘, l’ICEMB (Centro Interuniversitario per lo sviluppo delle interazioni tra campi elettromagnetici e biosistemi) e il CASPUR (Consorzio interuniversitario per le applicazioni di supercalcolo per università e ricerca), con il sostegno di ‘Invitalia-Infratel Italia S.p.a‘, il convegno ha riunito diversi esperti del settore per fare il punto della situazione per quanto riguarda, in particolare, lo sviluppo delle reti wireless in un contesto di piena tutela della salute pubblica.

 

Secondo gli esperti, dunque, il dispiegamento di reti Wi-Fi non solo non avrebbe conseguenze sulla saluta, ma sarebbe anzi funzionale alla modernizzazione del territorio e all’accrescimento delle scelte per i consumatori.  

“Per noi questa è una giornata molto importante, sia rispetto al presente che al lavoro che affronteremo nei prossimi anni – ha dichiarato il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti Da un anno e mezzo abbiamo intrapreso questo cammino, su una strada inesplorata come quella delle infrastrutture ‘immateriali'”. Il progetto, ha spiegato il presidente della Provincia, “si basa su tre pilastri: l’installazione degli hot-spot, gli interventi di alfabetizzazione al web e la creazione di centri di innovazione, volti a favorire l’uso intelligente della rete”.

“La rete provinciale sta crescendo sul territorio, favorendone la modernizzazione: presto raggiungeremo la quota dei 500 punti di accesso in tutta la Provincia – ha aggiunto Zingaretti – e ci integreremo con attività commerciali e grandi partner. Qualcuno all’inizio ha storto il naso, perché il servizio pubblico gratuito sta sostituendo quello privato a pagamento, ma poi tutti ne hanno capito i vantaggi”.

Gli studi sui potenziali rischi dei campi elettromagnetici degli hot-spot, sono stati sostenuti con cinque borse di studio di 12 mila euro ciascuna alla Caspur, che hanno rilevato, ha affermato Zingaretti, “l’ assenza di elementi dannosi alla salute dell’ uomo”.
Secondo i dati degli studi effettuati, infatti, il campo elettromagnetico generato da un ‘access point’ a un metro di distanza è pari a circa 0,6 volt/ metro, ossia più di venti volte inferiore rispetto al limite fissato dalla normativa europea (20 v/m) e un decimo rispetto a quello della legge italiana (6 v/m). “Questi dati e le relazioni presentate – ha concluso il presidente della Provincia di Roma – confermano, pertanto, come il progetto ‘Provincia Wi-Fi’ si sviluppi in un quadro di completa tutela della salute dei cittadini”.

L’Amministrazione provinciale ha installato finora 230 punti di accesso a internet gratis senza fili nell’ambito del progetto ‘Provincia Wi-Fi’: 137 hot-spot nella Capitale e 93 nel territorio provinciale. Il progetto coinvolge circa 4 milioni di persone e e 121 comuni e prevede  l’installazione di almeno 500 punti di accesso entro la fine del 2010. 

Lo scorso anno, in Francia, 4 biblioteche parigine avevano deciso di sospendere il servizio a causa dei diversi disturbi – mal di testa, vertigini e dolori muscolari – accusati dal personale dopo l’installazione delle reti ma, dopo uno stop di quasi un anno, è arrivato il pronunciamento del Comitato Igiene e Sicurezza (CHS) della direzione degli Affari Culturali (DAC) della capitale francese, che ha preso atto dei risultati di uno studio effettuato dall’amministrazione comunale secondo cui i livelli elettromagnetici rilevati nelle biblioteche sono “da 80 a 400 volte inferiori alle soglie regolamentari”.

 

Gli studiosi sono effettivamente divisi sull’argomento: secondo alcuni vi sono stretti legami tra la reti wireless e la sindrome da ipersensibiltà elettromagnetica – riconosciuta dalla medicina ufficiale in Gran Bretagna e Svezia.

Comparsa nei paesi scandinavi negli anni 80, quando iniziarono a circolare i primi videoterminali, questa sindrome, oltre ai problemi di carattere fisico (emicrania, disturbi visivi, alterazioni e danni a carico del sistema circolatorio e del sistema nervoso centrale), porta inoltre con sé anche il malessere psicologico legato all’essere colpiti da una malattia che la società non sempre riconosce e che spesso nei casi più estremi, registrati anche questi nei paesi del nord Europa, costringe a rifugiarsi (come ultima soluzione) in luoghi isolati dove non siano presenti antenne.

Molti sostengono che dietro alla disinformazione vi siano le lobby dell’industria wireless, che privilegiano i propri interessi a scapito della salute delle persone. Anche in base allo studio “Campi elettromagnetici e salute pubblica”, effettuato dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (WHO), non c’è una prova reale degli effetti nocivi del Wi-Fi sulla salute della popolazione che vive vicino a queste reti.

 

Secondo i risultati del documento, pubblicato a maggio del 2006, “…il solo effetto dei campi elettromagnetici a radiofrequenza notato è stato un aumento della temperatura corporea, legato però all’esposizione a campi di intensità molto elevata, che non sono replicati dall’industria a livello commerciale”.