VoIP: è polemica tra Google e AT&T su Google Voice. La FCC chiamata a decidere se applicare o no i principi di net neutrality

di Alessandra Talarico |

Stati Uniti


Google Voice

Si infiamma negli Usa la polemica sui servizi di VoIP mobile, che si inserisce nel più ampio dibattito sulla neutralità della rete, dopo che pochi giorni fa la FCC ha deciso di applicare le regole sulla net neutrality anche agli operatori telefonici.

 

In particolare, al centro del contendere si trova il servizio Google Voice, osteggiato dall’operatore AT&T perché ritenuto in contrasto sia con le leggi federali sul blocco delle chiamate, sia con i principi di neutralità della rete.

 

AT&T ha chiesto quindi alla FCC di investigare sulla questione, sostenendo – in una lettera indirizzata all’Autorità – che se il servizio Google Voice non fosse regolamentato o se non fossero applicati anche ai fornitori di applicazioni e servizi i principi di net neutrality, Google riceverebbe un vantaggio ingiustificabile.

 

La FCC – si legge nella missiva firmata da Robert Quinn, senior VP dell’ufficio affari legali di AT&T – “non può attraverso l’inazione o altrimenti, dare a Google lo speciale privilegio di giocare a modo proprio, mentre il resto dell’industria deve sottostare ai regolamenti FCC”.

 

La lettera di AT&T segue di pochi giorni la decisione del presidente FCC Julius Genachowski di estendere anche agli operatori telefonici i principi della net neutrality, in una decisione – che se si trasformasse in legge – sarebbe da considerare come una schiacciante vittoria delle web company sui provider di servizi telefonici come AT&T, Verizon Communications, Sprint Nextel Corp e T-Mobile.

 

Secondo AT&T, nello specifico, Google otterrebbe un vantaggio competitivo sleale bloccando le chiamate verso alcuni numeri telefonici gestiti da operatori locali, i quali pagano profumatamente per il collegamento alle reti degli operatori long-distance (come AT&T, appunto) e quindi applicano tariffe molto alte ai clienti, spesso condividendo i loro guadagni con hot line e servizi per adulti in grado di attrarre molte utenze sulla rete.

 

Agli operatori telefonici, infatti, non è consentito bloccare alcuna chiamata, da qui il vantaggio competitivo offerto a Google.

 

La risposta della società di Mountain View, comunque, non si è fatta attendere: in un post pubblicato a breve distanza, il legale Richard Whitt ha sottolineato che l’obiettivo di Google Voice “è di fornire ai consumatori l’accesso a servizi di comunicazione avanzati gratuiti o a basso costo”.

Per farlo, Google “restringe alcune chiamate in uscita verso destinazioni ad alto costo”, ha continuato Whitt, sottolineando che nonostante i tentativi di AT&T di comparare Google Voice ai servizi telefonici tradizionali, esistono tra le due offerte significative differenze:  “Google Voice è un software gratuito e non intende sostituire i servizi telefonici tradizionali”, necessitando, tra l’altro, proprio di una linea telefonica tradizionale per funzionare.

 

Whitt aggiunge tra l’altro che spesso, in passato, AT&T e altri operatori hanno denunciato le eccessive tariffe praticate dagli operatori locali con falsi pretesti per offrire “tangenti” ai fornitori di servizi erotici e di vario altro genere.

 

“Siamo d’accordo con AT&T sul fatto che l’attuale sistema di compensazione degli operatori sia viziato e che la migliore risposta sia di prendere le adeguate misure per correggerlo”, ma ciò non toglie che i principi di net neutrality debbano applicarsi “soltanto agli operatori broadband, non ai creatori di applicazioni software”.

La FCC non ha competenza sul funzionamento delle applicazioni, ma lo stesso  conclude Whitt, “AT&T vorrebbe utilizzare il processo di regolamentazione in corso per minare la competizione e l’innovazione”.

 

Sempre nei giorni scorsi, inoltre, Google si è appellata alla FCC per far luce sul comportamento ambiguo della Apple verso l’applicazione Google Voice.

La società produttrice dell’iPhone si è infatti rifiutata di inserire l’applicazione nell’App Store – il negozio virtuale dove gli utenti iPhone possono scaricare direttamente programmi per personalizzare il cellulare – e si è inizialmente giustificata dicendo che non si trattava di un rifiuto, visto che l’azienda stava valutando il caso. Successivamente, però, Apple ha motivato l’esclusione di Google Voice sostenendo che l’applicazione avrebbe replicato funzioni già presenti sull’iPhone.

 

Dietro il rifiuto ci sarebbe però il pressing dell’operatore americano AT&T che, come molti altri, non vuole che sui cellulari siano presenti applicazioni VoIP, le quali, permettendo agli utenti di risparmiare sulle telefonate usando il collegamento internet, provocherebbero un ulteriore crollo delle entrate legate alle chiamate vocali.

 

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