Banda larga: Italia ancora al palo nonostante i progressi in termini di prezzi e velocità. Pesa la mancanza di alternative al DSL

di Alessandra Talarico |

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Banda larga

L’Italia continua a inseguire le altre economie avanzate in termini di penetrazione delle tecnologie a banda larga: lo dicono le ultime statistiche OCSE, aggiornate a dicembre 2008.
Secondo la classifica stilata dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, il nostro Paese si colloca in 22esima posizione con 19,2 linee ogni 100 abitanti (considerando tutte le tecnologie, quindi ADSL, fibra e altre), per un totale di 11,2 milioni di connessioni.

 

La media Ocse è di 22,6 linee ogni 100 abitanti, per un totale di 267 milioni di linee mentre i primi 3 Paesi della classifica – Danimarca, Paesi Bassi e Norvegia – oltrepassano abbondantemente le 30 connessioni ogni 100 abitanti.
Il podio è tutto europeo: al quarto e quinto posto si trovano infatti Svizzera e Islanda, mentre il primo Paese non europeo è la Corea, con 32 linee ogni 100 abitanti.
Gli Usa si piazzano al 15° posto con 26,7 sottoscrizioni ogni 100 abitanti – ma con 80 milioni di utenti broadband sono primi in classifica in termini di abbonamenti totali – e il Giappone al 17° con 23,6 connessioni ogni 100 abitanti.

 

Riguardo invece il tasso di crescita della diffusione delle tecnologie broadband, l’Italia si colloca in 18esima posizione, con un aumento di 1,96 linee ogni 100 abitanti, rispetto a una media Ocse di 2,56 e a punte di 3,81 linee in più ogni 100 abitanti nella Repubblica Slovacca e 3,77 in Nuova Zelanda.
La crisi, invece, sembra aver bloccato la crescita in due dei Paesi simbolo dell’entusiasmo europeo per la banda larga: la Norvegia e l’Islanda. Per la prima si registra una crescita zero, mentre la seconda si ferma a un +0,64 linee ogni 100 abitanti.

 

Nei Paesi Ocse, il numero di connessioni broadband è cresciuto nel 2008 del 13%, un dato che dimostra che la crisi economica non ha portato a un significativo calo dell’adozione della tecnologia. Infatti, si legge nella nota diffusa dall’Ocse, “la crescita della banda larga negli ultime sei mesi del 2008 è stata leggermente più forte (+6,23%) che nella prima parte del’anno (+6,16%).

 

Il nostro Paese segna però performance migliori in termini sia di costi dei servizi che di velocità delle connessioni: secondo i calcoli dell’Ocse, in Italia un abbonamento mensile, calcolato a Parità di potere di acquisto (Ppa) con gli altri paesi per evitare le distorsioni legate ai cambi ,viene a costare circa 31,25 dollari, contro i 78,8 dollari della Repubblica Slovacca, i 59,52 dollari del Messico e i 56,21 dollari dell’Australia.
In questo contesto ci collochiamo al 25° posto, e per una volta stare in basso nella classifica non è un elemento negativo.
I prezzi più vantaggiosi sono quelli pagati dai consumatori svedesi (29,22 dollari), greci (30,36 dollari) e giapponesi (30,46 dollari).

 

Riguardo, infine, la velocità delle connessioni, l’Italia si piazza al 14° posto in una classifica dominata da Giappone, Corea e Francia.
Mediamente, ha calcolato l’Ocse, le connessioni italiane viaggiano a 11.939 kbit al secondo, contro i 92.846 kbit al secondo del Giappone, gli 80.800 kbit al secondo della Corea e i 51.000 kbit al secondo della Francia.

 

Il nostro Paese, spicca come sempre per la quasi totale assenza di tecnologie alternative all’Adsl: se nei Paesi Ocse, la fibra ottica rappresenta in media il 10% delle connessioni totali – con punte del 48% e del 43% in Giappone e Corea – in Italia la percentuale si ferma a un misero 3%.