Mobile wallet: cresce l’aspettativa, ma ancora presto a occidente per usare il cellulare come portamonete

di Alessandra Talarico |

Mondo


Mobile wallet

Comprare beni e servizi col telefonino: in Giappone si può, ma sui mercati occidentali ancora i pagamenti mobili non riescono a superare gli ostacoli tecnici che ne impediscono il decollo.

L’operatore giapponese NTT DoCoMo ha lanciato il cosiddetto ‘wallet phone’ (telefonino-portafogli) nel 2004 e già 50 milioni di utenti usano il cellulare per pagare i propri acquisti, ricevendo anche in compenso buoni sconto e omaggi da sfruttare in grandi magazzini, bar e ristoranti.

 

La comodità di poter utilizzare il telefonino come strumento di pagamento risiede nel fatto che difficilmente ormai, chi ne possiede uno se ne separa. “Lo uso ogni giorno e ho a disposizione del denaro sempre con me, senza dover correre al bancomat più vicino”, dice ad esempio Satoshi Tada, 25 anni, impiegato, sottolineando che difficilmente, ormai toglie fuori dalla tasca il portafogli o la carta di credito: fa tutto col telefonino.

 

Gli accordi stipulati tra gli operatori giapponesi e le società di carte di credito – KDDI ha addirittura fondato un istituto di credito insieme a Mitsubishi UFJ Financial Group, NTT DoCoMo offre carte di credito come parte di un accordo col gruppo finanziario Sumitomo Mitsui, terza banca del Giappone – permettono inoltre agli utenti di usufruire di buoni sconto e di diverse agevolazioni negli esercizi commerciali convenzionati (MacDonald e 7Eleven, tra gli altri), facendo del Giappone il pioniere non solo nella tecnologia, ma anche nel business model adottato, che – si spera – diventerà uno standard in tutto il mondo.

Il successo del sistema di pagamento mobile Felica in Giappone è infatti il risultato dell’interazione virtuosa tra i differenti attori coinvolti, nel contesto di una regolamentazione minimale da parte del pubblico.

Lo standard di fatto, rappresentato dalla carta contactless a circuito integrato Felica prodotta da Sony, già precedentemente utilizzata da circa 50 milioni di persone nell’e-money e per il trasporto pubblico regionale e locale, ha costituito sicuramente una efficace premessa tecnologica su cui altri fattori abilitanti hanno potuto fare leva.

 

La tecnologia che abilita i pagamenti via cellulare si chiama NFC (Near Field Communications) e, secondo le proiezioni della società Juniper Research, entro il 2013 dovrebbe essere utilizzata da almeno 700 milioni di persone.

La tecnologia – sviluppata da Philips e Sony per creare un ‘ponte’ tra le tecnologie contactless proprietarie già sviluppate da entrambe le società: la prima con MIFARE, la seconda con FeliCa – racchiude tutte le caratteristiche tecniche atte a soddisfare le richieste degli attori coinvolti nella catena di valore, essendo un sistema intuitivo che non necessita – a differenza di altri sistemi contactless – della presenza di una fonte esterna in grado di generare un campo elettromagnetico.

In realtà, però, sui mercati occidentali, sebbene l’ecosistema NFC si sia fortemente strutturato nel corso del 2007, sono ancora molte le questioni che dividono i player interessati allo sviluppo della tecnologia: costruttori di telefonini, operatori, istituti bancari e finanziari, advertiser, insomma, non hanno ancora trovato un modello di business convincente e profittevole.

 

C’è ancora molta incertezza su come trarre profitto dalle applicazioni di pagamento mobile e sul come andranno divisi gli introiti.

 

Le aziende, infatti, sembrano in qualche modo paralizzate dall’idea di dover recuperare il costo dei componenti NFC aggiuntivi soltanto attraverso l’offerta di servizi di pagamento contactless. Gli utenti occidentali, da canto loro, devono ancora superare la barriera psicologica relativa all’uso del telefonino a mo di carta di credito, anche se i molti progetti pilota condotti anche in Europa hanno dimostrato che il pubblico è ben disposto verso la possibilità di effettuare piccoli pagamenti col cellulare.

 

Anche MasterCard, la maggiore società di pagamento al mondo, è scesa in campo con un servizio volto a consentire alle banche di installare carte di pagamento nei cellulari dei clienti in maniera molto più semplice di prima.

Il nuovo servizio Mastercard potrebbe contribuire a risolvere alcuni dei problemi che affliggono l’industria, ma gli analisti ritengono che vi sia ancora molto da fare, ad esempio sul versante dei terminali abilitati: ci vorrà infatti almeno il 2010 prima di avere a disposizione un numero congruo di dispositivi abilitati e si spera che nel frattempo banche e operatori riescano a mettersi d’accordo sia sulla tecnologia da utilizzare – la standardizzazione è infatti essenziale per il decollo su larga scala – che sull’adeguato modello di business.

Nokia ha lanciato quattro telefonini dotati di tecnologia NFC e diversi altri produttori dovrebbero introdurne altri simili.

 

In Giappone, gli utenti più appassionati dei servizi di pagamento mobile sono i ragazzi tra 20 e 30 anni: le ricerche dimostrano che una volta utilizzato il servizio, difficilmente se ne resta insoddisfatti e si tende a usarlo frequentemente.

Le grandi catene commerciali hanno già intuito la potenzialità del mobile wallet e ritengono che, essendo basata su uno strumento ormai onnipresente come il telefonino, l’opportunità non può assolutamente essere ignorata: McDonald e 7-Eleven stanno già testando l’offerta di buoni sconto, mentre FeliCa Networks ha lanciato una piattaforma per consentire ai negozianti di offrire coupon per ottenere sconti o omaggi.

 

L’ostacolo maggiore resta dunque la capillarità della tecnologia: “sarebbe così utile potere usare dovunque il cellulare come portafogli. Per ora però dobbiamo portarci dietro sia il telefonino che il portamonete”, ha sottolineato l’analista UBS Makio Inui. “Sarebbe bello un giorno poter uscire solo col telefonino e poter fare di tutto”, ha concluso.