Tariffe di terminazione: per gli eurodeputati Albertini e Pittella approccio Agcom incoerente con i dettami Ue

di Alessandra Talarico |

Italia


Chiamate fisso-mobile

Con due diverse interrogazioni parlamentari alla Commissione europea, gli eurodeputati Gabriele Albertini (PPE-DE) e Gianni Pittella (PSE) hanno evidenziato le presunte anomalie dello schema di provvedimento predisposto dall’Agcom sulle tariffe di terminazione.

 

Secondo l’ex sindaco di Milano Albertini, il provvedimento dell’Autorità italiana, adottando “criteri divergenti per il trattamento delle tariffe di terminazione di chiamata su rete fissa e di quelle su rete mobile” finisce per favorire palesemente gli operatori mobili.

 

La necessità di sviluppare reti alternative ha reso necessari investimenti per diversi milioni di euro, che gli operatori di rete fissa devono ancora recuperare.

Così invece non è successo per la rete mobile, le cui tariffe hanno permesso alle società di recuperare rapidamente gli investimenti nelle infrastrutture, data anche l’enorme diffusione dei cellulari, che nel nostro Paese hanno raggiunto una penetrazione del 140%.

La difformità sta nel fatto che per la rete fissa si è scelto di imporre agli operatori un modello teorico di costo che – secondo gli europarlamentari – “rischia di disincentivare gli investimenti”, mentre per il settore mobile, si è fatto riferimento “ad un benchmark di tariffe di alcuni paesi Ue, con un valore obiettivo tra 5,9 e 7 centesimi di euro al minuto al 2011″ .

 

Le tariffe praticate in Italia, sottolinea dunque Albertini, non sono in linea con le valutazioni della Commissione europea, secondo cui il costo reale della terminazione mobile equivale al massimo a 3,5 centesimi al minuto.

Mantenendo tali livelli si rischia, conclude, di “disattendere completamente l’obiettivo, auspicato dal Commissario Reding, di giungere ad una rapida armonizzazione dei costi di terminazione fissa e mobile”.

 

Anche Gianni Pittella ha denunciato l’incoerenza tra l’approccio dell’Agcom e gli obiettivi fissati dalla Ue, sottolineando come anche a giudizio dell’Antitrust “un valore della terminazione mobile non orientato ai costi introduce distorsioni nella competizione fra operatori e, quindi, nuoce al benessere dei consumatori”.

 

“L’impatto sui prezzi finali ai consumatori della terminazione mobile, infatti, è significativo in quanto rappresenta circa il 20% del fatturato complessivo del mercato mobile contro appena il 2% del peso della terminazione fissa degli operatori alternativi sul valore totale del mercato dei servizi voce di rete fissa”, ha aggiunto Pittella.

 

Avendo queste tariffe un ruolo chiave per lo sviluppo del mercato e del settore, bisognerebbe dunque adottare modelli di effettiva remunerazione degli investimenti. Modelli, dunque, “orientati ai costi secondo medesimi parametri tanto per le comunicazioni mobili, che per quelle fisse”.