Banda larga: cresce la penetrazione nei Paesi Ocse. L’Italia indietro, ancora penalizzata dalla mancanza di tecnologie alternative

di Alessandra Talarico |

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Banda larga

Il numero di utenti broadband nei Paesi Ocse ha raggiunto quota 235 milioni a dicembre dello scorso anno, segnando una crescita del 18% rispetto a dicembre 2006.

La penetrazione è giunta al 20%, rispetto al 16,9% della fine del 2006.

 

Lo rivela uno studio dell’Ocse, secondo cui l’Italia è settima nella classifica per numero totale di abbonati (10,1 milioni), dopo Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia e Corea.

In quanto a penetrazione, tuttavia, sono Danimarca, Paesi Bassi, Islanda, Norvegia, Svizzera, Finlandia, Corea e Svezia a dominare con, ognuno, una penetrazione superiore al 30%.

In Italia la penetrazione è al 17%, in crescita del 2,94% rispetto al 2006. I paesi che fanno registrare la crescita maggiore anno su anno sono Lussemburgo, Germania e Irlanda, con una percentuale superiore al 5% ciascuno.

 

L’Italia, comunque, continua ancora a pagare la quasi totale mancanza di alternative alle tecnologie DSL: le connessioni in fibra ottica (FTTH-FTTB) rappresentano l’8% del totale nei Paesi Ocse e toccano, in Giappone e Corea, picchi rispettivi del 40% e 34%. Nel nostro paese si registra invece la totale assenza delle tecnologie via cavo e un misero 0,5% della fibra ottica.

 

Per far fronte a questo gap, l’Ocse ha stilato una serie di consigli ai governi, i quali dovrebbero innanzitutto mettere in campo tutti gli strumenti necessari per promuovere la concorrenza e dare più scelta ai consumatori, incoraggiando i nuovi networks, in particolare quelli in fibra ottica.

“I governi che finanziano il roll out di infrastrutture a banda larga dovrebbero evitare di creare nuovi monopoli. Ogni nuova rete costruita usando fondi pubblici dovrebbe essere ad accesso aperto, cioè garantire l’accesso non discriminatorio ai competitor”, continua l’Ocse.

 

Secondo l’Ocse, imprese e istituzioni dovrebbero fare di più per realizzare il pieno potenziale della banda larga e portare avanti progetti pilota rivolti a questioni sociali quali la sanità, i trasporti e l’ambiente.

In cima alla lista delle priorità, il rafforzamento dei network di ricerca broadband (grids), usati per la ricerca collaborativa e la cooperazione internazionale.

 

Tutti questi temi saranno al centro della prossima conferenza ministeriale sul futuro della web economy, che si terrà il 17 e 18 giugno a Seul.