Telefonino e bambini: il ministero della Salute francese invita i genitori a un uso prudente

di Alessandra Talarico |

Francia


Telefonia mobile

Il ministero della Salute francese ha lanciato un nuovo allarme sull’utilizzo eccessivo del cellulare, specialmente da parte dei bambini, pur non adducendo nuove prove scientifiche a sostegno della pericolosità delle sempre più utilizzate tecnologie di trasmissione a radiofrequenza.

 

Il ministero d’oltralpe punta il dito in particolare su tutti quei nuovi modelli di telefonino destinati ai bimbi: apparecchi molto semplificati che hanno come scopo primario quello di permettere la geo-localizzazione del pargolo.

Sebbene le ricerche condotte sia a livello nazionale che internazionale non abbiano fornito alcuna prova concreta in grado di dimostrare la pericolosità dell’uso del telefonino per la salute di bambini e adulti, diversi studi scientifici mettono in evidenza il rischio legato a un uso del cellulare intenso e di lunga durata (più di 10 anni).

 

“Tuttavia – spiega il ministero – i limiti inerenti a questo tipo di studi non permettono di stabilire formalmente l’esistenza di un rischio concreto”.

 

In Francia è scontro anche sulla presunta pericolosità dei sistemi Wi-Fi, dopo che la città di Parigi ha deciso di sospendere i collegamenti Wi-Fi in 4 biblioteche comunali a causa dei diversi disturbi – mal di testa, vertigini e dolori muscolari – accusati dal personale dopo l’installazione delle reti.

 

I ministeri francesi della Salute e dell’Ecologia avevano già richiesto a settembre uno Studio sui rischi sanitari legati ai campi elettromagnetici, in particolare le emissioni delle onde del Wi-Fi e dei telefoni cellulari.

 

La Ricerca è stata affidata all’Afsset (Agence française de sécurité sanitaire de l’environnement et du travail) e i risultati dovrebbero essere pubblicati per l’inizio del 2008.

 

“Dal momento che non si può completamente escludere l’ipotesi di un rischio – spiega ancora il ministero della salute francese – è giustificato un approccio prudente: invitiamo dunque le famiglie e i genitori alla riflessione, ad acquisti giudiziosi e a un utilizzo cauto di questi dispositivi”.

 

A settembre del 2007, anche uno studio britannico, condotto dal Mobile Telecommunications & Health Research Programme, non ha riscontrato alcuna associazione tra l’uso del telefonino e il cancro al cervello, ma non ha neanche escluso effetti nocivi non ancora diagnosticabili sul lungo periodo.

 

Nella sua ricerca, MTHR ha tenuto conto di altri studi già effettuati sulla ipersensibilità elettrica (EHS), una sindrome definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “un fenomeno dove gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute mentre usano o sono nelle vicinanze dei dispositivi che emanano campi elettromagnetici, elettrici, o magnetici”.

 

Questi studi non hanno trovato riscontro del fatto che i sintomi associati a questa sindrome – difficoltà di concentrazione, vertigini, cefalea, nausea, dolori alle arcate dentarie e muscolo-scheletrici, palpitazioni e stato simil-influenzale – siano da attribuire all’esposizione ai segnali elettromagnetici emessi dai telefonini.

 

Questo almeno quando si parla di bassa esposizione e di effetti immediati.

 

Un po’ meno chiaro è il quadro degli effetti a lungo termine dell’esposizione ai campi elettromagnetici, dal momento che gli studi effettuati finora hanno incluso un numero limitato di partecipanti che utilizzano il telefonino da almeno 10 anni. Tempo necessario minimo per stabilire la nocività di un determinato elemento per la salute.

 

Non si può dunque stabilire con certezze se nuove patologie – nuove forme di tumore, nello specifico – emergeranno da qui a qualche anno.

 

Questo tipo di patologia – ha spiegato il professor Lawrie Challis, presidente del MTHR – “compare generalmente dopo 10-15 anni di esposizione”.

 

Nel caso del fumo, ad esempio, non è stato possibile associare alcun tipo di cancro al polmone fino ad un periodo di almeno 10 anni.

 

Il fatto che lo studio abbia dimostrato che non c’è un rischio immediato è “abbastanza rassicurante”, ma secondo Challis è “ragionevole porre delle restrizioni alla posa delle antenne in prossimità delle scuole”.

 

C’è infatti bisogno di ulteriori ricerche per valutare i rischi sul lungo periodo e gli effetti delle radiazioni sui bambini.

 

Secondo uno studio condotto nel 2005, i bambini correrebbero più rischi degli adulti dall’esposizione prolungata alle onde radio dal momento che il loro sistema nervoso non è ancora perfettamente sviluppato, i tessuti cerebrali riescono ad assorbire maggiore energia ed essi saranno dunque più esposti degli adulti nel corso della loro intera vita.

 

Certo, sottolinea anche questo studio, niente è ancora provato, ma non per questo bisogna trascurare la ricerca sui possibili effetti dannosi del cellulare, soprattutto nei bambini.

 

Nel frattempo, è meglio mantenere una certa cautela e fare in modo che i bambini usino il cellulare solo se strettamente necessario e mai per un tempo prolungato.

 

Altri studi – uno in particolare condotto dall’American Society for Reproductive Medicine – mettono invece in guardia sul fatto che l’uso smodato del cellulare potrebbe compromettere la fertilità maschile, provocando la riduzione della concentrazione e della qualità del liquido seminale.

 

Finora, comunque, si è detto tutto e il contrario di tutto: di ricerche  per definire la questione ne sono state fatte a bizzeffe ma finora è mancata la possibilità di riprodurre i risultati e far emergere un rapporto di causa-effetto preciso tra l’esposizione a campi elettromagnetici e l’insorgenza di patologie particolari.

 

Il punto è che non esiste una prova provata della pericolosità dei campi elettromagnetici a bassa frequenza, ma non esiste neppure una prova certa della loro innocuità.