Gli italiani, popolo di…’scaricatori’! Uno su 4 ricorre ai sistemi di file-sharing

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File sharing

Il 25% degli italiani scarica musica da internet attraverso i famigerati siti peer-to-peer.

Lo ha rivelato una ricerca condotta dalla Fondazione Einaudi e dall’Osservatorio Libercom su una base di 1600 utenti internet italiani rappresentativi dell’intera popolazione internet nazionale.

La ricerca ha individuato tre categorie di navigatori ‘tipo’: coloro i quali non hanno scaricato contenuti da internet (non downloader), coloro che hanno scaricato da internet prevalentemente contenuti a pagamento (downloader pay) e coloro che hanno scaricato da internet prevalentemente in modalità gratuita da altri utenti, ovvero tramite file sharing (downloader free).

Lo scopo della ricerca è stato quello di valutare i comportamenti di consumo degli utenti internet italiani.

 

I non downloader sono concentrati nelle fasce d’età 35-44 (28%), 25-34 (26%) e 45-54 (18%). I downloader pay invece sono concentrati nelle classi 15-24 (29%) e 25-34 (29%), così come i downloader free del resto, fortemente concentrati nella fascia 15-24 (43%) e nella fascia 25-34 (27%).

Per quanto invece riguarda il sesso poche le sorprese. La tipologia di downloading richiede una buona competenza nell’uso dei servizi internet, perciò non deve stupire se le donne sono per lo più non downloader (52%) considerando anche il “gender divide” tipico di internet in Italia.

Per quanto riguarda i downloader pay e free è interessante notare come le percentuali rispetto al genere siano sostanzialmente identiche (64% uomini, 36% donne).

 

I downloader pay, che sono il 67% del totale, sono concentrati nelle categorie impiegati/insegnanti e studenti (32% e 39%), come anche i downloader free, sebbene con una differente distribuzione (rispettivamente 21% e 45%). È curioso notare come anche i non downloader siano massimamente concentrati nelle 2 categorie degli impiegati/insegnanti e degli studenti (rispettivamente 42% e 17%).

Da segnalare che nel gruppo dei dirigenti/imprenditori la modalità di downloading pay è prevalente e doppia rispetto alla modalità di downloading free (6% contro 3%).

 

Una prima informazione di sintesi sulla competenza tecnologica la si può desumere anche dal tipo di connessione con cui si accede a internet.

Il 35% dei non downloader, infatti, è dotato di connessione a banda stretta, mentre le percentuali di downloader dotati di banda larga sono superiori all’80% (82% per quanto riguarda i pay e 81% per quanto riguarda i free). Rilevante che circa il 20% dei downloader sia pay che free non abbia ancora a disposizione una connessione a banda larga.

 

I dati dell’indice relativo al grado di dimestichezza degli utenti con il web indicano che mentre l’81% dei non downloader si descrive come “utente base o intermedio”, nel caso dei downloader, sia pay che free, la distribuzione è più equilibrata. Poco meno della metà dei downloader intervistati dichiara di essere “utente base o intermedio” (42% tra i pay e 48% tra i free) mentre l’altra metà nella scala, si colloca come utente evoluto o sofisticato (rispettivamente 57% tra i pay e 52% tra i free).

 

I consumi culturali sono un altro indicatore che definisce il tipo di downloader, poiché ad alti consumi culturali “tradizionali” i dati indicano che seguono consumi culturali digitali altrettanto consistenti.

Dai dati emerge in particolare che le tre categorie individuate hanno in genere consumi culturali medio bassi e che a consumi culturali bassi o nulli si associa prevalentemente una tipologia di utente non downloader.

Alla categoria dei consumi culturali medio alti ed alti si associa invece una prevalenza di utenti downloader pay (33%).

  

Per quanto riguarda l’utilizzo della pratica di copiatura dei prodotti multimediali su CD o DVD (masterizzazione), non si rilevano sostanziali differenze tra downloader free e downloader pay. Sia i downloader free che pay dichiarano per la maggior parte di fare poco ricorso alla cessione di prodotti scaricati e masterizzati: “mai” o “qualche volta” rispettivamente nell’84% e nell’85% delle risposte. Viceversa c’è una quota residuale pari al 17% dei downloader free e al 15% dei downloader pay che afferma di condividere “spesso” o “molto spesso” i propri contenuti attraverso il fenomeno della cessione di materiale masterizzato.

 

Ma quali sono gli effetti delle pratiche di download sui consumi culturali?

I dati mostrano un sostanziale equilibrio fra i comportamenti di consumo dei downloader free e downloader pay. Ciò significa che nel complesso l’impatto del download sui consumi culturali è stato pressoché identico sia per i pay che per i free. L’analisi sembra indicare quindi come nel complesso il ricorso ai contenuti digitali scaricati dalla rete abbia un impatto limitato per quanto riguarda i consumi culturali anche al differenziarsi dell’utenza. (a.t.)

  

Consulta il Rapporto: I comportamenti di consumo di contenuti digitali in Italia. Il caso del file sharing

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