Rai: il Governo discute il Ddl Gentiloni, mentre incalza la polemica ai piani alti di viale Mazzini. Quale futuro per il Cda?

di Raffaella Natale |

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Giorni grigi e tormentati all’ombra del cavallo rampante. Mentre il Consiglio dei Ministri si prepara a varare oggi il Ddl Gentiloni di riforma del sistema radiotelevisivo, divampa lo scontro tra maggioranza e opposizione per il caso ‘Petroni’.

Il Ministro dell’Economia Padoa-Schioppa non ha avuto esitazioni e per fare uscire la Rai dal guado, non potendo “mandare via tutti“, ha pensato di ‘punirne’ solo uno, e che sia da lezione per gli altri!

In due anni, le perdite complessive del gruppo dovrebbero spingersi fino a quota 134 milioni. “…Simili risultati – ha ammesso il Ministro – non sono responsabilità di un solo consigliere“. Semmai la colpa è “dell’intero organo collegiale“. Allontanare tutti, però, non era possibile, visto che presidente e otto dei nove consiglieri vengono nominati dal Parlamento. Imporre un commissario straordinario risultava inopportuno, non restava che rimpiazzare l’unico consigliere Rai, Angelo Maria Petroni appunto, nominato dal ministero-azionista. L’intervento, di microchirurgia, dovrebbe quindi migliorare i rapporti del direttore generale, Claudio Cappon, con il consiglio.

 

Ieri in Vigilanza Padoa-Schioppa ha mostrato gran coraggio, difendendo a spada tratta la propria decisione e non lesinando staffilate “…La sua concezione del diritto è particolare”, ha risposto all’incalzante Bonaiuti (Forza Italia).

“…C’è urgente bisogno di nuove regole“, ha detto il Ministro pensando all’odierna discussione sul Ddl Gentiloni, perché oggi la Tv di Stato è qualcosa di ibrido, “…è un centauro: in parte umana, in parte equina: è in parte una Spa e in parte soggetto pubblico“.

 

Dal Cda Rai fa sentire la sua voce Sandro Curzi che si ritiene “offeso” dalle parole di Padoa-Schioppa: “…Il Ministro è stato offensivo. Ai limiti della delegittimazione. Spero che mi telefoni per chiedermi scusa. Tutto questo disprezzo per la politica. Ma lui l’ha nominato Romano Prodi, mica lo Spirito Santo”.

 “…Ci vorrebbe mandare tutti a casa – ha aggiunto – Non conosce la storia di questo Cda? La responsabilità, anche penale, è personale. Quando è arrivata la sentenza definitiva del Consiglio di Stato con la multa di 14 milioni di euro per la nomina dell’incompatibile Direttore generale Meocci perché non ha chiamato Petroni?”.

“…Non ho mai creduto ai tecnocrati. E mi ha fatto impressione l’attacco del Ministro alla politica. Quando si inizia così si finisce sempre male – ha aggiunto Curzi – Io sono un professionista che non ha mai fatto mistero delle sue idee. Ho sempre votato in autonomia. So distinguere tra impegno politico e doveri d’ufficio – ha concluso – e non accetto lezioni di democrazia”.

 

Dall’opposizione, Casini consiglia al consiglio di amministrazione Rai di “sedersi attorno a un tavolo e trovare una soluzione condivisa“, aggiungendo “…non credo che dalla contrapposizione attuale possa uscire qualcosa di buono”.

“…Per la Rai del futuro io vedo la privatizzazione, ma oggi manca il coraggio (…) il Ddl Gentiloni ha molti ‘vorrei ma non posso’. Mettere almeno una rete sul mercato aprirebbe una fase nuova anche per uscire dal duopolio”.

 

Riguardo poi agli scenari futuri della Tv di Stato, come la possibilità di creare una Fondazione che gestisca i vertici o coinvolgere in qualche modo la società civile, il leader dell’Udc ha spiegato: “…bisogna chiarire che cosa si intende per società civile, perché io non vorrei che anche la Rai vada alle banche, che sono società civile (…) Oggi le banche fanno una funzione di supplenza degli imprenditori e della politica, spero che non finisca così anche la Rai”.

 

Le nuove disposizioni per l’autonomia del servizio pubblico prevedono, infatti. che la proprietà passi a una Fondazione, sganciata dalla politica, che sarà costituita entro 45 giorni dall’approvazione della legge ed entro 70 giorni da questo termine la Rai conferirà tutti i beni alla nuova istituzione.

Per quanto riguarda il Cda, dovrebbe essere costituito da 11 membri di cui 4 nominati dalla Commissione di Vigilanza Rai, 2 dalla Conferenza Stato-Regioni, 1 ciascuno da Cnel, Consiglio degli utenti, Accademia dei Lincei e Conferenza dei rettori. L’incarico durerà 6 anni, con nomine a rotazione a metà mandato.

 

Stando alle ultime indiscrezioni, in attesa dell’assemblea degli azionisti fissata per il 4 e il 5 giungo per decidere sulla revoca di Petroni, si parla di una possibile sostituzione con il consigliere del premier, Alessandro Ovi.

Altra possibilità, potrebbe essere quella della nomina di un tecnico, magari di provenienza dello stesso ministero del Tesoro, soluzione che dovrebbe evitare le polemiche dell’opposizione ed eventualmente contribuire al processo di depoliticizzazione della Rai.

 

Finirà così? Sicuramente Petroni non resterà a guardare la sua sorte decisa dal Ministro e ha già fatto sapere che farà ricorso contro il provvedimento. Intanto mentre i più fantasiosi profetizzano dimissioni di massa al settimo piano di Viale Mazzini – sarebbe forse più facile che il cavallo rampante prendesse la corsa più che i consiglieri un accordo – le polemiche incalzano e si inaspriscono gli animi. Su tutto questo pesa ulteriormente la nuova operazione Mediaset che con Endemol ha acquistato una posizione centrale sul mercato dei format. E che la Rai abbia bisogno di riorganizzare i propri palinsesti non è un mistero per nessuno, specie dopo aver mandato in onda flop come ‘Votantonio’ e ‘Apocalypse Show’ di Gianfranco Funari. Ma quanto giocherà Mediaset su questa esigenza?

 

Intanto la Ue ha dato il proprio OK all’operazione, che a giudizio dell’esecutivo non si qualifica come una concentrazione.

“…E’ stata notificata la lettera della Commissione europea – si legge nella nota di Mediaset – che stabilisce che l’acquisizione di Endemol non si qualifica come una concentrazione. Il documento è stato inviato dalla Ue ai tre partner del consorzio internazionale che si è aggiudicato la quota del Gruppo olandese offerta da Telefonica”.

“…In particolare – ha concluso la nota – la lettera comunica che per come sono strutturati gli accordi di governance l’operazione non richiede notifica preventiva ai sensi dell’art. 4 del Merger regulation”.

 

Stamane JpMorgan in una nota ha commento che l’acquisto di Endemol da parte del consorzio che comprende Mediaset e Telecinco è importante per lo sviluppo del settore televisivo europeo in un mondo sempre più digitale. La creazione di contenuti, proseguono i broker, sta diventando sempre più di valore con l’aumentare dei canali di distribuzione, per questo l’impatto dell’operazione è positivo per i titoli Mediaset e Telecinco, anche se a medio termine.

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