Wi-Fi nelle scuole, la Gran Bretagna lancia l’allarme: seri rischi per la salute dei ragazzi

di Alessandra Talarico |

Gran Bretagna


Internet e minori

Gli scienziati: siamo tutti immersi in una ‘zuppa di radiazioni elettromagnetiche 1 miliardo di volte più forte rispetto agli ultimi 3,8 miliardi di anni’.

 

L’esplosione del Wi-Fi può paragonarsi a quella della telefonia mobile e, come è stato per i cellulari, anche le connessioni a banda larga senza fili cominciano a sollevare preoccupazioni per gli effetti sulla salute, in particolare su quella dei bambini.

 

In Gran Bretagna, dove un adulto su 5 possiede un portatile abilitato alle connessioni wireless, Sir William Stewart, presidente dell’agenzia di tutela della salute (HPA), starebbe premendo per un’indagine ufficiale sui rischi legati al Wi-Fi.

 

Le preoccupazioni di Sir Stewart non sono certo quelle della popolazione britannica, che dimostra di gradire molto le possibilità offerte dal Wi-Fi: i punti di accesso pubblici nel paese sono circa 35 mila e negli ultimi 18 mesi sono stati venduti circa 1,6 milioni di terminali abilitati. Secondo alcune stime, circa la metà delle scuole elementari e quattro quinti di quelle superiori hanno installato reti wireless, e intere città stanno passando a questo tipo di connessioni.

 

Finora, riporta il quotidiano The Independent, l’allarme legato ai rischi del Wi-Fi è relativamente contenuto, ma sono in molti a sostenere che la presenza della tecnologia nelle scuole potrebbe essere veramente dannosa per la salute dei bambini e dei ragazzi.

Preoccupazioni che vanno ad aggiungersi alle molte evidenze scientifiche legate ai danni provocati dai cellulari: secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) 3 persone su 100 sono “elettrosensibili” e molti governi e studiosi prevedono per il futuro una vera e propria catastrofe.

Un recente studio finlandese, ad esempio, ha rilevato che le persone che hanno utilizzato il telefonino per più di 10 anni hanno il 40% delle possibilità in più di contrarre un cancro al cervello dallo stesso lato in cui hanno utilizzato maggiormente il cellulare. Uno studio svedese rivela che i rischi sarebbero addirittura 4 volte maggiori, mentre un’altra ricerca, sempre svedese, sostiene che le radiazioni emesse dal telefonino uccidono le cellule cerebrali e potrebbero provocare nelle giovani generazioni una senilità largamente anticipata.

 

Per il professor Lawrie Challis, il telefonino potrebbe essere considerato “la sigaretta del 21° secolo”.

 

Le antenne dei cellulari emettono meno radiazioni dei telefonini ma le persone che vivono nelle loro vicinanze presentano spesso sintomi quali mal di testa, affaticamento, nausea e problemi di memoria.

 

I sistemi Wi-Fi utilizzano versioni un po’ più piccole di queste antenne, ma che emettono lo stesso tipo di radiazioni e quindi gli stessi effetti. Secondo molti scienziati, siamo tutti immersi in una “zuppa di radiazioni elettromagnetiche 1 miliardo di volte più forte rispetto agli ultimi 3,8 miliardi di anni”.

 

La preoccupazione è maggiore quando si parla di bambini, perché sono più vulnerabili – il cranio è più sottile e il sistema nervoso è ancora in fase di sviluppo – e perché essi saranno esposti a più radiazioni nel corso della loro vita.

 

L’Associazione Medica Austriaca sta tentando di vietare lo sviluppo di reti Wi-Fi nelle scuole, ritenendo che la tecnologia sia “pericolosa” per le persone sensibili e che “il numero di persone e i pericoli sono destinati a crescere”.

 

E così anche la Gran Bretagna si è mobilitata: la Stowe School, ad esempio, ha rimosso il Wi-Fi da parte dei suoi edifici poiché dopo l’installazione, un professore che insegnava lì da 28 anni aveva cominciato a sviluppare mal di testa e nausea, mentre la Professional Association of Teachers, che rappresenta 35 mila docenti in tutto il Paese, ha deciso di richiedere un’inchiesta ufficiale.  

L’associazione ha espresso i suoi timori riguardo l’installazione di così tante reti wireless nelle scuole senza un’effettiva analisi delle possibili conseguenze a lungo termine. Per il presidente Philip Parkin, tuttavia, “le forti pressioni commerciali” potrebbero rappresentare un serio ostacolo a una valutazione obiettiva dei rischi.

 

Sir Stewart, presidente anche del National Radiological Protection Board (NRPB), è un fervido nemico dell’uso del cellulare da parte dei bambini e già nel 2000 parlava dei possibili rischi e pubblicava delle raccomandazioni rimaste pressoché inascoltate: ci sarebbe innanzitutto necessità, spiega, di una maggiore trasparenza per quel che riguarda i possibili problemi causati dal cellulare e dai ricevitori, nonché dell’instaurazione di un processo di revisione indipendente associato all’installazione delle stazioni base per la telefonia mobile.

Le responsabilità legali e i regolamenti relativi agli impianti di microcelle e picocelle dovrebbero essere più chiari e dettagliati e, soprattutto, più ampiamente reperibili.

Le informazioni sui valori SAR (Specific Absorption Rate, l’unità di misura della quantità di energia delle onde radio assorbita dal corpo durante l’uso del cellulare) dovrebbero inoltre essere comparative e prontamente disponibili, in modo da informare correttamente il consumatore che si appresta ad acquistare un telefonino.

 

Attenzione particolare, sottolinea Stewart, dovrebbe essere riservata all’uso del telefonino per soggetti altamente “vulnerabili” come appunto i bambini che potrebbero essere particolarmente sensibili all’esposizione alle onde radio e per questo consigliava di evitare la costruzione di antenne nelle vicinanze di scuole.

 

Ora, Stewart chiede che i bambini che si trovano in scuole dotate di reti wireless siano monitorati per controllare eventuali effetti causati dalle onde elettromagnetiche, aggiungendo il suo autorevole parere a quello di tanti altri studiosi che affermano da tempo che bisognerebbe effettuare maggiori analisi sui rischi prima di installare la tecnologia nelle scuole.

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