Convegno UPI: le Province fulcro del piano di rilancio dell’eGov

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Importante momento di incontro e confronto fra attori dell’innovazione quello svoltosi nei giorni scorsi a Brescia, nell’ambito del convegno “Le Province e il digital divide: un crocevia fra innovazione, sviluppo, territorio“.
Organizzato dalla Provincia di Brescia e dall’UPI (Unione Province d’Italia), l’appuntamento ha offerto l’occasione per fare il punto sul ruolo strategico e di raccordo degli enti locali, ed in particolare delle Province, nel processo di innovazione delle amministrazioni pubbliche nel più ampio processo di digitalizzazione del Sistema-Paese.

Obiettivo dell’incontro, non soltanto avviare una fattiva riflessione e un proficuo confronto fra Province, Regioni e Governo per individuare le più efficaci sinergie operative atte a contrastare il digital divide e contribuire al pieno sviluppo sul territorio, ma anche presentare best practices ed esperienze di eccellenza a livello locale riproducibili su tutto il territorio nazionale.

Il convegno ha confermato la volontà delle Province italiane di procedere sulla strada di una riformulazione del proprio ruolo nei processi di sviluppo economico e di innovazione tecnologica del Paese. Pure in un contesto di forte richiesta di sblocco dei fondi relativi alla costituzione dei CST (Centri Servizi territoriali) e al riuso dei progetti di informatica nella P.A., è emersa chiaramente l’intenzione di partecipare attivamente e in prima persona ad un processo collettivo di innovazione fondato sullo sviluppo dei servizi a banda larga a beneficio di cittadini, imprese e istituzioni locali.

Ad illustrare le linee guida della giornata di lavori, Alberto Cavalli, Presidente della Provincia Brescia e Vicepresidente Vicario UPI, che ha dichiarato: “L’idea del convegno che abbiamo organizzato a Brescia è nato dall’esigenza di ripensare alcuni progetti e sollecitare la riflessione sul rinnovato ruolo delle Province. Quali sono i capisaldi della nostra azione al momento attuale? Essenzialmente tre: il lancio dei CST (Centri Servizi territoriali); un nuovo impulso alla formazione e all’assistenza; lo sviluppo della banda larga. Su queste direttrici abbiamo orientato la nostra azione come Provincia di Brescia, che assomma 110mila imprese e con circa la metà dei Comuni affetta da problemi di digital divide.

Abbiamo lanciato il nostro progetto e puntiamo alla banda larga wireless, ha sottolineato Cavalli, il tutto con un investimento di circa 2 milioni di euro, con un’iniziativa avviata nel 2006 ed una previstine di completamento entro il 2007. I risultati che ci attendiamo sono quelli dell’efficienza della P.A., della qualità di vita delle famiglie, della maggior competitività per le imprese del territorio. Ma, ancor di più, il risultato maggiore è che con 2 milioni di euro di investimento ci aspettiamo nell’arco di 6 anni benefici economici di poco superiori ai 135 milioni di euro, in termini di riduzione dei costi, di maggiore efficienza del tessuto produttivo e di maggiore efficacia nelle procedure burocratiche. Stiamo costruendo un’infrastruttura che rimarrà di proprietà pubblica e che dal 2012 vedrà incaricata la Provincia nella gestione e copertura dei costi. Infine, il problema al quale guardiamo con il nostro convegno è quello di sollecitare lo sblocco dei bandi relativi ai CST e al riuso dei progetti di informatica della pubblica amministrazione”.

“Le Province rappresentano oggettivamente il crocevia tra innovazione e sviluppo nel territorio, sono orientate a quest’ultimo e vogliono interpretare il proprio ruolo attraverso una valorizzazione dei processi di innovazione ha poi sottolineato Matteo Renzi, Presidente Provincia Firenze, Responsabile UPI per l’Innovazione, che ha aggiunto: E’ proprio sull’innovazione che si gioca il futuro del Paese, ed è importante che su questo vi sia ormai una consapevolezza diffusa.

I Centri Servizi Territoriali rappresentano uno strumento importante con i quali le Province dovranno costantemente interloquire, proprio perché alle Province viene riconosciuta un’importante funzione di inclusione dei piccoli Comuni nei meccanismi di sviluppo. In questo senso, favorire la cooperazione fra i vari soggetti sarà un obiettivo primario.

Un altro aspetto rilevante sarà quello relativo alla formazione, che riguarda le amministrazioni locali e le Province in particolare, e attraverso la quale si può giocare la scommessa sul futuro dei lavoratori e delle aziende come soggetti ben inseriti nel territorio nel quale operano. Sotto questo profilo, la formazione aiuta a stare sul mercato e consente di costruire un nuovo principio di cittadinanza.

Quanto alla banda larga, ha poi concluso Renzi, un aspetto rilevante sarà quello dei contenuti e va ricordato che la Pubblica Amministrazione è certamente un grande produttore di contenuti. A questo riguardo, un impegno va speso sul piano della integrazione tra le tante banche dati: avremo un problema di front-office, ma va chiarito subito che i problemi più impegnativi saranno quelli del back-office. Anche in questo la Politica deve fare la sua parte, deve esprimere la propria volontà ed il proprio orientamento a progredire, perché l’innovazione tecnologica non è più un settore da addetti ai lavori”.

“Il convegno organizzato dalla Provincia di Brescia e dall’UPI si colloca in un momento di grande cambiamento che vede una forte riflessione sul rapporto tra i vari livelli organizzativi: i Comuni, le Province, le Regioni, lo Stato e l’Unione europea, ha dichiarato Luigi Nicolais, Ministro delle Riforme e dell’Innovazione nella Pubblica Amministrazione, che ha evidenziato come, parallelamente, vada sostenuto un processo di dematerializzazione delle procedure e delle attività che concorrono alla creazione del valore.

Una necessità che si traduce in “un’esigenza di Governo delle complessità presenti, avendo considerazione delle criticità che affiorano nella Pubblica Amministrazione. C’è una resistenza al cambiamento, accompagnata spesso dalla frammentarietà delle azioni e delle strategie. Vi è dispersione di risorse, scarsa motivazione, quindi una percezione pubblica della PA come disvalore (spreco, lentezza, ostilità, linguaggio incomprensibile). In sostanza, ciò di cui bisogna convincersi è che la tecnologia da sola non può determinare il cambiamento ed occorre sostenere la reingegnerizzazione dei processi.
Ed allora, cosa fare? Occorre sollecitare la contribuzione di tutti gli attori coinvolti ma con processi che procedano dal basso verso l’alto piuttosto che l’incontrario. In questa chiave anche i piccoli comuni appaiono come protagonisti. Ed ugualmente importante risulta la rilevazione delle esigenze del cittadino… Dobbiamo fare in modo che l’innovazione della PA sia la componente di garanzia per i nuovi diritti di cittadinanza e per i processi di coesione, risultando parimenti utile per la competitività e lo sviluppo delle imprese…
In sostanza, l’ICT non è un fine assestante ma uno strumento dell’azione di governo che punta alla modernizzazione del paese, agendo come collante e integratore tra i vari livelli di governance (locale, regionale, nazionale,comunitario)… in questa chiave ciò che occorre è un nuovo patto fiduciario fra cittadini, imprese e pubblica amministrazione, un patto che, per essere realizzato, ha bisogno di fare riferimento ad obiettivi concreti. Il primo, ed è un obiettivo aperte che voglio qui rilanciare, è quello del documento elettronico come documento ufficiale.

Dobbiamo puntare all’eliminazione del documento cartaceo, ha concluso il Ministro, e ancor di più evitare i rischi che possono derivare dall’adozione del doppio criterio elettronico-cartaceo”.

Ad evidenziare quale ruolo strategico e quale sostegno le Regioni possono dare ai processi di innovazione, Mauro Solari, Assessore Provincia di Genova, che ha dichiarato: “Occorre una nuova governance sullo sviluppo della banda larga. Per far ciò va ricostruita con adeguata distribuzione di ruoli una catena cooperativa tra i vari livelli di gestione del territorio: Regione, Provincia, Comune, Comunità Montana. Ci siamo posti il problema se e come costituire dei Consorzi pubblici in ciascuna Provincia, che scelgano ciascuno per proprio conto un partner tecnologico e un partner finanziario. Certo, bisognerà vedere quanto questo sia compatibile con il decreto Bersani, ma vedremo…Mi verrebbe voglia di fare anche una piccola provocazione che parte dalla considerazione che le Province hanno un rapporto capillare con il territorio e si occupano da sempre di viabilità…ora, la banda larga non rappresenta altro che le strade del futuro, e allora perché non le Province, che di strade si occupano fin dal 1870? Ma naturalmente è solo una provocazione”.

Tra gli interventi salienti della mattinata, quello di Fabio Melilli, Presidente UPI ha evidenziato come le Province non intendano giocare in difesa, e ancor di più oggi, con un nuovo Governo da poco insediato e con nuovi progetti di riforma del Paese.

Come Province italiane intendiamo dare il nostro contributo, senza accanimento ma con l’auspicio di un dibattito vero che abbia piglio costituzionale ed operativo: chi fa, che cosa, nel dare risposte al sistema delle imprese e al cittadino.

Il nostro Paese ha bisogno di una grande riforma amministrativa, i cui temi sono a tutti evidenti: il valore della partecipazione dei piccoli Comuni, la gestione dei servizi complessi nelle aree metropolitane, il ruolo delle Regione, il ruolo del Governo nei servizi al territorio, che possono ulteriormente essere decentrati. Tutte cose importanti e da fare, senza equivoci. Va ribadito il ruolo delle Province in modo nuovo, evitando i colli di bottiglia che si vogliono mantenere a livello regionale.

Il caso della Provincia di Brescia è emblematico. La banda larga non riguarda un solo Comune e non può farla neanche la Regione. La Provincia appare il livello omogeneo più immediato, orientato alla valorizzazione dei piccoli Comuni e alla loro inclusione nei processi di sviluppo. Questo è il punto da cui partire”.

Ad evidenziare l’importanza della valutazione dell’impatto socio-economico derivante dagli interventi sulle infrastrutture di comunicazione, Nicola Villa, Direttore IBSG – Cisco Systems, nel corso della sessione di interventi pomeridiana.

Abbiamo contribuito all’esperienza della provincia di Brescia che è stata qui presentata, guardando a tre direttrici. Quella sociale, quella dell’efficienza della PA e, infine, quella dello sviluppo economico complessivo, ha sottolineato Villa.

“Il quesito più importante cui rispondere è quello della sostenibilità effettiva dei modelli…il dato più rilevante è che il beneficio, innanzitutto economico, dell’esperienza bresciana ci porta a ritenere plausibile un vantaggio quantificabile in quasi 140 milioni di euro in circa 6 anni. Quali processi messi in atto? Innanzitutto, un ruolo dei servizi della Pubblica Amministrazione Locale come elemento trainante nei prossimi 3-5 anni; l’aggregazione degli attori pubblici e privati, con la condivisione degli obiettivi finali e attraverso la parola d’ordine che la qualità dei servizi offerti è l’unica vera garanzia di successo. Infine, è emerso anche il valore intrinseco – prima sottovalutato – delle infrastrutture pubbliche come cavidotti, lampioni, ecc. Un processo del genere, che deve essere pervasivo e capillare, non poteva non avere la Provincia come ispiratore e coordinatore”.

Dopo una mattinata di interventi politico-istituzionali ed un primo pomeriggio segnato da interventi tecnici, la giornata si è conclusa con la Tavola Rotonda “Modelli di cooperazione per l’innovazione nel governo locale e nel territorio” cui hanno partecipato Sonia Massobrio (Comune di Ancona), Gaudenzio Garavini (Regione Emilia Romagna), Claudio Mantovani (CST di Cremona). I lavori, moderati da Raffaele Barberio, Direttore Key4biz, sono stati poi conclusi da Raffaele Gareri, dirigente del settore della Provincia di Brescia.

Se guardiamo ai modelli di sviluppo locale attuati sul territorio ed emersi nel corso del Convegno, la scelta più efficace sembrerebbe essere quella orientata alla multicanalità. Un fondamentale passo in avanti nel superamento del digital divide, ad esempio, potrebbe essere compiuto grazie all’utilizzo del satellite in quelle aree sprovviste di infrastrutture di telecomunicazioni alternative.

In questo senso, pensiamo all’esperienza di Skylogic Italia (controllata da Eutelsat), che si è aggiudicata un appalto della Regione Toscana e della regione Piemonte per importanti progetti programmatici per portare la banda larga ai Comuni e agli Enti delle Comunità Montane e rurali delle due Regioni, attraverso il ricorso alla tecnologia prorpietaria D-Star: il terminale satellitare è costituito da un’antenna di diametro inferiore al metro collegata a un terminale bi-direzionale di dimensioni estremamente ridotte.
Ogni sede (Comune, Comunità Montana o altro Ente) è così fornita di un accesso in banda larga via satellite (l’Eurobird ä 3 di Eutelsat) e di una connessione al centro di comunicazione satellitare (Hub) di Skylogic, compresa una Security Gateway (una “rete privata virtuale”) che permette ai diversi Comuni di usufruire, in assoluta sicurezza, dei servizi telematici regionali.

Se pensiamo che alla connessione in banda larga è possibile combinare un servizio di MHP da satellite – e quindi di completare la copertura del Digitale Terrestre – si delinea chiaramente uno dei modelli più validi e sostenibili per offrire al cittadino l’offerta completa di servizi, “anytime, anywhere”.

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