Web search: il business tira più del sesso. Ecco com’è cambiato il mondo della ricerca

di Alessandra Talarico |

Mondo


Dipendenza da Internet

Negli anni ’90, agli albori dell’era internet, il web era scandagliato dai nuovi appassionati del mondo virtuale alla ricerca soprattutto di argomenti strettamente legati al sesso e alla pornografia, ma ora questa tendenza sembra essersi interrotta.

 

Secondo uno studio condotto dalla Queensland University of Technology, infatti, non è più il porno a farla da padrone nel mondo virtuale, ma gli affari.

 

Se verso la metà degli anni ’90 gli argomenti legati al sesso rappresentavano il 17% delle ricerche, ora – spiega la ricercatrice Amanda Spink – questa cifra è scesa a meno del 4%, mentre gli argomenti legati al business e all’ecommerce hanno surclassato tutte le altre categorie di ricerca e rappresentano il 30% del totale.

 

La classifica degli argomenti più ricercati arriva dall’analisi di circa 30 milioni di sessioni di ricerca su AltaVista, AlltheWeb.com, Ask.com, Excite e Dogpile, dalle quali si evince il netto calo di popolarità del sesso rispetto al business e all’ecommerce: nel 1997, nota la Spink, “il sesso rappresentava il 17% delle ricerche. Lo scorso anno si attestato ad appena il 3,8%”.

 

Più che per il sesso, dunque, allo stato attuale la gente effettua ricerche sul web per acquistare o vendere qualcosa, per cercare notizie su parenti o amici (in quella che è ormai una prassi come il caffè la mattina), informazioni sui viaggi o su argomenti di natura medica.

 

Causa principale di questa inversione di tendenza – oltre all’enorme aumento delle informazioni disponibili – sembra essere il fatto che nel corso degli anni è radicalmente cambiata la demografia del web: se negli anni ’90 a navigare erano per lo più giovanissimi e uomini, ora navigano un po’ tutti, dalle mamme ai nonni agli uomini d’affari.

 

Lo studio australiano, pubblicato sulla rivista First Monday, fa parte di un ampio progetto che vede impegnata la Spink dal 1997 e il cui obbiettivo è quello di meglio comprendere il variegato mondo della ricerca sul web.

I motori di ricerca web – ha spiegato la ricercatrice – rappresentano “un business molto competitivo” per la loro capacità di attrarre investimenti pubblicitari.

 

“Lo scopo attuale dei motori è quello di personalizzare e migliorare la ricerca identificando le differenti abitudini degli utenti”, ha continuato la Spink.

Per questo, ha aggiunto, “vengono sviluppate continuamente nuove funzionalità multimediali per migliorarne i processi”, alla luce del fatto che dalle più recenti rilevazioni risulta che, se il tempo medio speso per la ricerca è aumentato, molte sessioni durano meno di un minuto mentre ci sono alcuni gruppi il cui approccio alla ricerca è molto ‘interattivo’ e complesso.

 

Non tutti gli utenti infatti sono dei buoni esploratori del web: molti sono troppo attratti dai motori più pubblicizzati. Esistono, conclude la Spink, “molti motori di ricerca specializzati sugli argomenti più disparati, ma tendiamo a non usarli preferendo fare riferimento a quelli col brand più popolare”.

 

Come dire, c’è vita oltre Google!

 

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