Triple play un fallimento annunciato? Per Forrester Research, costi troppo elevati e bassi guadagni, ma la soluzione sta nell’interattività con la TDT

di Raffaella Natale |

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Il triple play un “incubo finanziario” per le telcos? Ne è convinto Lars Godell, analista di Forrester Research, grande esperto di reti di telecomunicazioni e Internet.

La rapida crescita della banda larga ha avviato una profonda trasformazione: per l’industria la possibilità di usare un nuovo canale di distribuzione, per gli operatori tlc di diventare sempre di più distributori di contenuti.

Ma quella che veniva generalmente guardata come la soluzione che avrebbe consentito agli operatori tlc di sopperire alla crisi dei servizi voce, potrebbe, invece, rivelarsi un inghippo.

Il triple play, ovvero la possibilità di offrire attraverso un’unica rete e un unico contatto i servizi voce, broadband e soprattutto IPTV (Internet Protocol Television), sembrava un’ottima possibilità per mantenere i clienti e aumentare i fatturati, potrebbe non rivelarsi tale.

Lo Studio di Forrester Research, pubblicato oggi e costato a Godell due anni di lavoro e analisi su scenario, infrastrutture, e tecnologie che in futuro potrebbero portare i programmi televisivi sul Web, evidenzia che i servizi triple play costano troppo agli operatori e non fanno registrare i guadagni sperati.

 

Tanto più che, per i player, gli investimenti per queste offerte si contano spesso in centinaia di euro al mese per ogni nuovo cliente, mentre i pacchetti triple play sono di rado venduti sopra ai 50 euro al mese.

In Europa occidentale, Forrester stima che in dieci anni, la perdita cumulata sarà in media di 3.700 euro per ogni cliente guadagnato.

Questo Studio è stato realizzato dopo un’attenta e approfondita analisi del mercato e, da corredo, 70 interviste a importanti attori del settore telecom (operatori, Internet service provider, fornitori di tecnologie…), come Alcatel, Cisco Systems, Siemens, Telefonica e France Télécom.

 

Lars Godell ha spiegato che “I consumatori non hanno alcuna intenzione di pagare per avere servizi televisivi che già ricevono gratis e gli investimenti risultano troppo elevati per gli operatori”, specie per le infrastrutture.

 

Queste offerte, che sono aumentate notevolmente negli ultimi anni, sono strettamente correlate al successo delle connessioni Internet a banda larga (Adsl), rete sulla quale transitano comunicazioni telefoniche (illimitate) e diverse decine di canali televisivi. La concorrenza è tanta e il mercato è diventato fortemente competitivo portando al ribasso i prezzi dei servizi.  

“I consumatori preferiscono queste offerte, perché sono le meno care“, commenta Godell, “Ma non sono pronti a pagare per i servizi associati, come i bouquet televisivi proposti“, tant’è che solo il 3% dichiara d’essere interessato ai servizi triple play.

 

Stando ai dati forniti da Forrester, che fanno riferimento al II trimestre 2005, sono ancora pochissimi gli europei che usano questa tecnologia: il 10% degli inglesi, l’8% dei francesi e degli spagnoli, il 6% degli olandesi, l’1% degli italiani.

 

Godell, contrariamente a quanto pensano in molti, ritiene che la tecnologia più forte per la Tv europea sia, invece, il digitale terrestre.

L’IPTV potrebbe rivelarsi troppo costosa per una diffusione di largo consumo e restare quindi un sistema di nicchia. Questo significherebbe, in altre parole, che le telcos potrebbero non riuscire a spuntarla sui broadcaster su questo nuovo mercato dei contenuti digitali.

 

Il successo dell’IPTV dipende da una serie di condizioni. In primo luogo, fattori commerciali, quali la diffusione dei servizi broadband e la necessità degli operatori di allargare la base degli utenti Internet. In secondo luogo, fattori tecnici, quali la convergenza su protocolli IP delle architetture di Rete, con costi decrescenti e possibilità di trasporto e commutazione di traffico in forte crescita, le nuove tecnologie di compressione del video, l’evoluzione delle tecnologie hardware relativamente alla costruzione dei terminali o delle memorie di massa. Ultimi, ma non meno fondamentali per un effettivo successo dei servizi, fattori sociologici, con una sempre maggiore “disaffezione” dalle forme tradizionali di televisione commerciale da parte di fasce crescenti di popolazione che si rivolgono per esempio ad Internet per i loro bisogni di informazione e intrattenimento.

 

L’obiettivo di Alcatel è cambiare il paradigma delle comunicazioni e passare dalla fruizione passiva, quella della televisione e dei film, alla fruizione attiva, cioè partecipare insieme ad altri alla comunicazione.

E riguardo al triple play, si tratta di uno strato di comunicazione su cui possono passare tutte le applicazioni di questo mondo: dalla televisione, che è la cosa più semplice esistente, al video on-demand, cioè la richiesta di vedere un particolare contenuto, fino a quello che sarà il futuro, ovvero le applicazioni interattive che sfruttano la capacità di dare questo strato di comunicazione senza limiti per farne la base della comunicazione interpersonale.

 

Michel Rahier, presidente della divisione Alcatel che si occupa di Comunicazioni Fisse, ha comunicato che, secondo le prime stime, l’IPTV dovrebbe portare nel 2010 a 72 milioni di adesioni. Se così fosse, Alcatel sarebbe ben posizionata.

Ma sia Alcatel che Siemens ritengono che la Tv via Internet possa funzionare davvero solo fornendo agli utenti finali una banda passante da  20 a 25 Mbps.

Ed ecco allora la soluzione di Godell, l’IPTV potrebbe svilupparsi, ma come tecnologia complementare al digitale terrestre, creando anche delle sinergie con  la Tv. Si potrebbe, quindi, produrre dei decoder ibridi, che prendono dall’etere il segnale televisivo e gestiscono su Internet solo l’interattività dei programmi.

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