Internet nuovo Eldorado degli advertiser? La trasformazione del settore dai tempi del boom a oggi

di Alessandra Talarico |

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Pubblicità

Ai tempi del boom delle dot-com, diverse start-up lanciarono servizi internet gratuiti pensando di poter fare profitto solo attraverso la vendita di spazi pubblicitari.

Per molte di loro, questo modello di business non si rivelò vincente, ma adesso sono in molti a riprovarci, e non si tratta solo di start-up.

 

Allo stato attuale, le cose non sono esattamente come allora: le nuove tecnologie ad-tracking e compratori affermati come Ford o Procter & Gamble – che cominciano a preferire la pubblicità digitale a quella tradizionale – fanno ben sperare nella raggiunta maturità del settore.

 

Non a caso, ad esempio, Microsoft ha cominciato a usare 18 mesi fa un suo motore di ricerca e ha appena presentato il programma adCenter, una piattaforma per la pubblicità online su cui si basa oggi il 100% del traffico delle ricerche sponsorizzate sui siti e servizi Microsoft nel mercato statunitense

 

“I servizi software supportati dalla pubblicità sono una parte integrante dei piani con cui Microsoft intende fornire ai consumatori accesso a una più ampia gamma di digital media, in qualsiasi momento e su qualunque dispositivo”, ha affermato il Ceo del gruppo Steve Ballmer. “La nostra partnership con la comunità pubblicitaria è per noi di estrema importanza nel far evolvere Microsoft da software company al più grande e coinvolgente provider di online media attraverso MSN, Windows Live e adCenter”.

 

Come engine pubblicitario per Windows Live, MSN e altri servizi online Microsoft, Microsoft adCenter permette agli inserzionisti di pianificare in modo strategico l’acquisto di spazi online e aiuta le aziende ad ottenere un ROI superiore attraverso dati di audience intelligence effettivi e funzionalità di targeting avanzate

 

“Il settore ha una grande importanza”, ha spiegato il numero uno del colosso informatico Bill Gates, ma a molti sono tornati in mente proprio quei giorni scuri dell’hi-tech, conclusi col tracollo di molte, promettenti nuove società del settore.

 

L’idea alla base del ritrovato stato di forma del settore è anche quella di rilanciare la qualità delle promozioni stesse, offrendo un innovativo sistema per profilare l’utenza per pubblicare promozioni contestuali adeguate in spazi mirati.

 

La parte del leone nel settore della pubblicità online la fa ovviamente Google, che dovrebbe aggiudicarsi almeno un quarto dei 15,6 miliardi che secondo eMarketer verranno spesi negli Usa per farsi pubblicità online, contro il 20% della rivale Yahoo!.

 

 

Intanto, le stime si susseguono: il mercato della pubblicità online, che rappresenta appena il 5% della spesa totale dovrebbe crescere secondo eMarketer del 24,4% quest’anno, mentre per tutti gli altri settori – Tv, radio, cartellonistica, giornali e posta – la spesa crescerà del 4,2%.

 

Un trend che riflette il mutamento delle abitudini della gente comune, che passa sempre meno tempo davanti alla Tv o a leggere il giornale, ai quali preferisce il Web.

 

Nel 2005, solo negli Usa, la spesa per la pubblicità online ha raggiunto il record di 12,5 miliardi di dollari e nel 2010 tale cifra dovrebbe toccare quota 23,5 miliardi.

 

A livello mondiale, secondo Piper Jaffray, tale spesa raggiungerà nel 2010 quota 55 miliardi di dollari, rispetto i 19,5 miliardi del 2005.

 

La maggior parte di queste spese convogliano nel business dei motori di ricerca, che negli Usa cannibalizzano il 40% del totale: i profitti del settore dovrebbero passare da 4,2 miliardi nel 2005 a 7,5 miliardi di dollari nel 2010.

 

Una crescita costante favorita anche dalle nuove tecnologie di tracking, avanzate a tal punto che gli inserzionisti possono vedere se e come la pubblicità influisce sulle vendite e in tal modo da permettere di creare spot mirati basati sulla posizione geografica dell’utente, sui suoi gusti e su tanti altri fattori. Obiettivo che non si era mai raggiunto all’epoca della bolla internet e non si sarebbe mai potuto raggiungere con i media tradizionali.

 

Ma, dicono gli analisti, non è tutto rose e fiori come potrebbe sembrare. Sebbene la spesa per la pubblicità online stia crescendo, negli Usa si comincia ad avvertire un rallentamento, dal 32,5% del 2004 al 30% lo scorso anno e per gli anni a venire il trend discendente continuerà.

 

Alla base di queste previsioni leggermente pessimiste, il fatto che la prima spesa a essere tagliata in tempo di crisi è proprio quella pubblicitaria, perché non considerata essenziale.

 

Anche in questo caso, tuttavia, la pubblicità online dovrebbe comunque raggranellare una quota ragguardevole, dal momento che il medium è ormai considerato affidabile al pari, se non di più, di televisione e giornali, mentre la pubblicità ‘localizzata’ dovrebbe spingere molte piccole imprese – come ristoranti e simili – ad abbandonare i media tradizionali in favore dei nuovi media.

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