Pornografia mobile: anche i carrier Usa cominciano a fare i conti con un business in ascesa

di Alessandra Talarico |

Mondo


Pornografia mobile

I contenuti mobili per soli adulti sono stati al centro del dibattito del Mobile Adult Content Congress, svoltosi a Miami la scorsa settimana.

 

Dopo Internet, l’industria del porno ha pensato bene di puntare al favoloso mondo dei telefonini, allettata da profitti previsti in impennata: da qui al 2009 il mercato hard mobile potrebbe arrivare a valere 2 miliardi di dollari e non si parla qui solo di suonerie più o meno suadenti, ma anche di messaggi, videoclip e tutto quanto i prodigi della tecnologia continueranno a sfornare.

 

Gli Usa, contrariamente a quanto si possa pensare, non sono leader in questo settore, dominato fin qui dai paesi asiatici e a seguire dall’Europa, sempre più cellulare-dipendente evidentemente anche per il sesso.

 

Lo scorso anno, il mercato del porno mobile ha generato nella sola regione asiatica profitti per 1,2 miliardi di dollari, rispetto ai 30 milioni degli Usa, dove i carrier non sono stati ben disposti ad addentrarsi nel settore per timore delle rimostranze dei cattolici e dei conservatori.

 

Per questo, la due giorni di Miami ha voluto piuttosto concentrarsi non tanto sui contenuti – banditi dalla kermesse – quanto su una gestione sicura dei servizi, per assicurarsi una piena protezione dei minori ed evitare di fare affari con fornitori di contenuti poco attenti nelle verifiche anagrafiche degli utenti.

 

Sebbene circondata da un’aria per forza di cose godereccia, la convention è stata dunque la prima occasione per l’industria americana di confrontarsi su un argomento tanto allettante quanto irto di problematiche etiche e tecniche.

 

“C’è un’enorme domanda, spinta dall’immenso successo di Internet”, ha spiegato tale James Walz di West Management, aggiungendo che “si tratta di un business maledettamente serio”.

Nessuno lo mette in dubbio, soprattutto stando alle proiezioni, secondo cui, appena ci saranno le giuste tecnologie e i sistemi di protezione adatti, i profitti del settore negli Usa potrebbero arrivare fino a 500 milioni di dollari l’anno.

 

Una delle chiavi di volta per la crescita del settore è sicuramente rappresentata da un cambiamento di strategia da parte degli operatori mobili, che dovrebbero farsi carico nella loro bolletta dei costi per accedere al porno e poi dividerli con i fornitori di contenuti. Strategia che ha trainato l’impennata dei servizi in  Asia.

 

Su base globale, secondo i dati di Juniper Research, il mercato della pornografia mobile tra il 2004 e il 2009 triplicherà il suo valore a 2,1 miliardi di dollari.

 

Secondo Tina Southall, di Vodafone le offerte per soli adulti sono state un elemento chiave della strategia dell’operatore in Europa.

 

Quello che, però, va bene per l’Austria o l’Ungheria – definiti i mercati più ‘espliciti’ – o anche in Irlanda, Gran Bretagna o Svezia non è detto vada altrettanto bene per gli Stati Uniti.

 

Molto più scettico sulle potenzialità del mercato, Jeffrey Nelson di Verizon Wireless, società co-detenuta da Verizon Communications e Vodafone, il quale ha riferito che la compagnia non ha in alcun modo compreso le offerte per soli adulti nelle proprie strategie.

“Neanche a dirlo”, ha spiegato Nelson, “Sentiamo sempre gli analisti profetizzare che si tratti di un big boom, ma non crediamo che sia quello che i nostri utenti vogliono”.

 

Il motto ‘accendi il cellulare, il cellulare ti accende’, dunque non è valido per i clienti Verizon (chissà se loro lo sanno), ma forse, molto più veritiera è l’affermazione di Harvey Kaplan, vicepresidente di Xobile, società specializzata nel porno mobile: “Nessuno spenderà soldi e tempo per guardare sul telefonino il trailer dell’ultimo film Disney…l’erotismo è il contenuto più caldo del panorama  mobile”.

 

Chissà chi avrà ragione. Resta il fatto che quello della pornografia mobile è un mercato che nessun player vuole farsi sfuggire, anche se non tutti sono ben disposti a pubblicizzare  la cosa. Del resto, con gli utenti già ben disposti a sborsare fino a 80 dollari al mese per i servizi Internet, la tentazione di lanciare nuove offerte è immensa.

E di questa cifra “il 70% va al porno”, ha concluso Kaplan.

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