Telefonini: l’Europa oltre la saturazione. Le opportunità degli operatori per creare nuove fonti di reddito

di Alessandra Talarico |

Europa


Telefonia Mobile

Alla fine dello scorso anno, il mercato europeo della telefonia mobile ha ottenuto un notevole primato, raggiungendo una penetrazione ufficiale del 100%.

Ciò dovrebbe significare che ogni abitante dell’Europa occidentale, inclusi neonati e pensionati, possiede un cellulare ma, ovviamente, così non è.

Secondo i dati diffusi da Informa Telecoms & Media, alla fine del 2005 gli utenti mobili in Europa occidentale erano 440 milioni, su una popolazione che, per la Ue a 15, è stimata in 380 milioni di individui.

 

Circa 11 dei 16 maggiori mercati in Europa occidentale hanno livelli di penetrazione ufficiali superiori al 100%: tra questi il Lussemburgo (160%), l’Italia (119%), il Portogallo (114%) e la Svezia (112%), seguiti da Grecia, Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Finlandia, Austria, Olanda e Danimarca.

Con questi dati alla mano, è inevitabile parlare di saturazione del mercato, se non fosse che ogni mese dello scorso anno la regione ha aggiunto un numero di nuovi utenti superiore ai mesi corrispondenti del 2004.

 

Molti europei, è cosa nota, possiedono però più un numero cellulare, ecco dunque che i dati che parlano di una penetrazione pari se non superiore al 100% sono inevitabilmente dopati e la saturazione del mercato è dunque un’illusione.

 

Intravedendo margini di crescita che non accennano a decrescere, gli operatori, i produttori di cellulari e i MVNO, dunque, continuano a puntare nuovi segmenti di popolazione che mostrano livelli di penetrazione più bassi, ossia gli under 10 e gli over 65.

Un esempio su tutti, il telefonino Simply di Vodafone, lanciato sul finire del 2005 per allettare un pubblico maturo non troppo avvezzo alle mille funzionalità dei cellulari di nuova generazione.

 

Se mai i profitti e gli utenti dovessero davvero cominciare a diminuire, diventa però più che mai importante per gli operatori creare nuove fonti di reddito.

 

Oltre alla perenne lotta per aumentare i profitti legati allo scambio dati, un importante canale di crescita potrebbe essere rappresentato dall’assalto alla voce su linea fissa.

In Svezia, ad esempio, nonostante una penetrazione del 112%, il traffico voce da rete mobile rappresenta soltanto il 18% del totale. Di conseguenza, i 3 miliardi di dollari generati dalle reti fisse svedesi nel 2004 rappresentano un flusso di profitti decisamente appetibile per gli operatori mobili ed è per questo che già molti di loro hanno lanciato tariffe per sollecitare la sostituzione fisso-mobile.

 

Anche gli operatori virtuali giocheranno un ruolo importante nell’aumento degli abbonati ai servizi mobile, mentre gli ISP sono tutti in prima linea per espandere la portata dei loro servizi anche ai cellulari.

 

Per il 2006, inoltre, Informa Telecoms & Media prevede l’accelerazione della migrazione verso le reti di terza generazione W-CDMA che, in Europa, rappresentavano il 3,68% del totale a settembre 2005.

La percentuale dovrebbe portarsi al 21,4% alla fine di quest’anno, mentre in alcuni mercati – come l’Italia e  la Gran Bretagna – il WCDMA rappresentava rispettivamente il 10,8% e il 6,3% del totale a settembre 2005.

Tenendo conto delle sim card multiple, la percentuale in Italia sale al 16%.

 

La migrazione sarà favorita dal continuo calo dei prezzi dei telefonini e dal lancio delle data card e dei primi telefonini HSDPA. Questi ultimi dovrebbero essere disponibili prima della fine del 2006.

 

Ad allettare i consumatori, anche le nuove offerte televisive e musicali, rese possibili dalle sempre migliori capacità multimediali dei telefonini.

Alla fine del 2005, H3G, pioniere in questo settore, ha addirittura acquistato un canale televisivo, Canale 7 TV, per capitalizzare la sua forte relazione con i clienti piuttosto che lasciare campo libero ai content provider.

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