Quattro anni dopo la Bolla, il rilancio Internet affidato alle connessioni veloci e all¿e-commerce

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Gli esperti avevano torto? All¿indomani dello scoppio della Bolla Internet nel 2000, le societ&#224 di ricerca e le loro previsioni di crescita fenomenale delle nuove tecnologie erano state dichiarate colpevoli di aver alimentato questa bolla speculativa senza precedenti.

Qual¿&#232 dunque la verit&#224? Il tempo passa, l¿ora &#232 arrivata e si pu&#242 infine verificare quanto quelle accuse fossero vere o false. E¿ ormai certo che le previsioni in materia di connessioni Internet erano ragionevoli, specie per quanto riguarda l¿e-commerce.

Il numero delle case americane che possiedono una connessione Internet a banda larga dovrebbe aumentare del 35% quest¿anno, cosa che porter&#224 come positiva conseguenza un aumento delle entrate pubblicitarie dei grandi portali e siti di e-commerce, secondo uno studio pubblicato oggi dalla banca d¿affari Goldman Sachs.

Nel 2003, negli Stati Uniti, circa 25 milioni su 70 milioni di famiglie con connessione Internet dispongono della broadband via cavo o linea DSL.

Secondo Goldman Sachs, quest¿anno, grazie in particolare alla riduzione dei prezzi della DSL, la cifra dovrebbe raggiungere i 33 milioni.

La speranza, &#232 quella di superare la soglia dei 30 milioni che, secondo la banca, &#232 ¿il limite minimo richiesto per attirare gli inserzionisti nazionali¿, in altre parole i pi&#249 noti marchi americani. Se questo dovesse realizzarsi, si avrebbero delle nuove potenziali entrate per l¿industria della Rete.

Secondo lo studio della Goldman Sachs, gli abbonati alla banda larga, spendono ogni anno online ¿il 26% in pi&#249¿, rispetto agli utenti Internet dotati di una connessione telefonica dial-up.

¿La banda larga &#232 un importante catalizzatore¿, per la crescita della pubblicit&#224 online e dell¿e-commerce, aggiunge la banca, stimando che il settore Internet rimane molto ¿attraente¿ per gli investitori.

Il sito di vendite all¿asta, eBay, il portale Yahoo! o il Gruppo InterActiveCorp di offerte diversificate (Expedia, Hotels.com, Ticketmaster…) sono considerati tra i principali beneficiari della crescita del settore.

Per Goldman Sachs, il margine di crescita finanziaria di Yahoo! &#232 ¿il pi&#249 difficile da quantificare¿, mentre eBay &#232 ¿uno degli operatori a maggiore potenzialit&#224 di crescita del decennio con una combinazione unica di sviluppo, redditivit&#224 e ritorno¿ sugli investimenti.

L¿informazione che riguarda il gigante del commercio online Amazon.com &#232 meno lusinghiera: la banca ritiene che il vantaggio sui distributori concorrenti, escluso il settore libri-dischi-Dvd, sia inferiore, e la redditivit&#224 soffrir&#224 di pensanti investimenti nel marketing per sviluppare l¿ipermercato virtuale.

Il sito Amazon si &#232 lanciato dallo scorso anno in una diversificazione sfrenata delle proprie offerte, con accessori di moda, alimenti o ancora articoli sportivi.

Goldman Sachs sottolinea anche che, nel 2004, la crescita globale delle connessioni Internet negli Stati Uniti dovrebbe rallentare, a +4,5% contro +6% nel 2003 e +10% en 2002.

Infatti, mentre la banda larga riesce a sedurre un numero sempre pi&#249 ampio di utenti, si dovrebbe osservare una riduzione del 13% del numero di case dotate di una connessione tradizionale, detta a banda stretta.

Globalmente il numero di utenti Internet nel mondo dovrebbe crescere del 12% nel 2004 e del 4,5% solo negli Stati Uniti, indica ancora lo studio Goldman Sachs, che &#232 stato realizzato su un campione di 2.000 internauti.

La proporzione di utenti Internet &#232 stimata nel 64% della popolazione negli Usa, mentre su scala mondiale, la percentuale cade al 12%.

Per quanto riguarda l¿e-commerce, gli esperti avevano azzeccato le loro previsioni.

Nel 1999, Forrester Research scommetteva su 108 miliardi di dollari di entrate negli Stati Uniti nel 2003. La realt&#224 &#232 andata molto vicina a quel dato.

Secondo le cifre raccolte in collaborazione con Shop.org, le entrate dell¿e-commerce americano sono dell¿ordine di 100 miliardi di dollari.

Per contro, in Europa, i risultati sono meno apprezzabili. Forrester pianificava nel 1999 su 63 miliardi di euro a fine 2003. Risultato: 28 miliardi di euro.

Anche se bisogna dire che non proprio tutto ha assunto le forme e le dimensioni previste dagli analisti del settore. Tra le migliaia di start-up del commercio elettronico nate alla fine degli anni ¿90, sono poche quelle che sono riuscite a sopravvivere e ad acquisire una dimensione mondiale. Si tratta per lo pi&#249 di azienda americane, come abbiamo visto.

Per gli altri, i tempi sono stati terribilmente difficili. Alcune hanno incontrato problemi di esecuzione del loro piano di sviluppo. Altre non hanno avuto i mezzi finanziari. La maggior parte ha dovuto fare i conti anche con la diffidenza dei cyber-shopper.

Di fronte alle incertezze sulla qualit&#224 dei prodotti proposti, l¿efficienze dei servizi post-vendita, la sicurezza dei pagamenti, le novit&#224 dell¿e-commerce hanno privilegiato i distributori che dispongono di una solida esperienza nel VPC o di una rete fisica di magazzini.

Questo periodo di prova per&#242 sembra ormai giunto a termine, come ritiene Philippe Poutonnet, analista per Jupiter Research. Difatti, le start-up 100% Internet sopravvivono, registrando una forte crescita delle loro entrate.

Bisogna per&#242 tuttavia obiettare che non sempre le statistiche di queste societ&#224 di ricerca sono attendibili, specie in alcuni campi, come per esempio il commercio elettronica tra impresa e impresa, il cosiddetto b-to-b.

Nel 1999, Forrester stimava a pi&#249 di 1.300 miliardi di entrate generate dal commercio mondiale b-to-b per il 2004. Un dato enorme.

Qual &#232 la verit&#224? Non ci sono risposte, ma sicuro qualche convinzione: per soddisfare i grandi clienti, spesso numerosi gabinetti di ricerca hanno sovrastimato il b-to-b.

&#169 2004 key4biz.it

Raffaella Natale