La Cina e il boom di Internet: ritratto di un successo con tante ombre

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Il boom economico che sta interessando la Cina ha i suoi riflessi positivi anche nel settore di Internet in generale e della banda larga in particolare.

Nella regione Asia Pacifico (Giappone escluso) i profitti sono balzati a 8,8 miliardi di dollari nel 2003, in crescita del 32% rispetto all¿anno prima.

Lo rende noto la societ&#224 di ricerca Gartner, secondo cui le connessioni Internet ad alta velocit&#224 in Cina sono salite a 11 milioni nel 2003, contro 3,4 milioni nel 2002.

Il totale dei profitti legati all¿accesso a Internet broadband nella regione dovrebbero attestarsi a 14,3 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni.

¿L¿accesso a Internet resta uno dei settori pi&#249 proficui per gli operatori locali di telefonia fissa¿, ha dichiarato Andrew Chetham di Gartner.

¿Ci sono ancora diversi Paesi in cui la penetrazione di Internet resta molto debole, mentre altri come l¿Australia e la Malesia cominciano a registrare un¿accelerazione della crescita della banda larga. E ci&#242 di conseguenza influisce positivamente sui profitti degli attori del mercato¿.

Secondo Chetham, le cifre dimostrano che i profitti legati all¿accesso a Internet a alla banda larga diventano una risorsa sempre pi&#249 importante per i fornitori di servizi di telecomunicazioni fisse, interessati dal costante declino del segmento voce.

L¿analista cita il caso di Korea Telecom (KT), diventato uno tra gli attori principali del settore dell¿accesso a Internet, da cui la compagnia ricava gi&#224 il 20% dei profitti totali.

¿KT non era che un protagonista secondario del settore fino a poco tempo fa¿, ha sottolineato Chetham.

¿Questo illustra non soltanto un cambiamento rapido e profondo nelle attivit&#224 della compagnia, ma spiega anche perch&#233 gli altri operatori vogliano aggiudicarsi una quota di mercato maggiore a discapito dei fornitori di servizio indipendenti¿.

Il rapporto dei Paesi asiatici con la Rete, tuttavia, &#232 tuttora molto ambiguo: in Cina ad esempio &#232 appena stato lanciato un sito che intende raccogliere le segnalazioni relative al materiale ¿illegale¿ che circola sul web.

Il sito, net.china.cn, &#232 in pratica aperto a tutti quelli che credono di aver visto in rete contenuti lesivi alla sovranit&#224 del governo di Pechino.

L¿iniziativa segue l¿introduzione di una serie di misure volte al controllo delle attivit&#224 on line, in un Paese che conta ormai oltre 80 milioni di utenti Internet.

La scorsa settimana i media hanno riportato che le autorit&#224 locali hanno sospeso le licenze per aprire nuovi Internet Caf&#233, dopo che negli ultimi mesi ne sono stati chiusi oltre 16 mila.

Il governo si giustifica dicendo che l¿esposizione incontrollata ai contenuti della rete ¿devia¿ le menti dei pi&#249 giovani e accusa la Rete di rovinare la salute dei ragazzi, sempre pi&#249 spesso colti da quella che viene definita ormai la ¿sindrome Internet¿ e che avrebbe causato il ricovero in ospedale di molti di loro.

I sintomi includono delirio, paranoia e psicosi poich&#233 molti ragazzi che hanno difficolt&#224 di socializzazione e di interazione col mondo reale, passano molto del loro tempo a navigare per evitare il conflitto con la famiglia o gli amici.

Gi&#224 nel 2001, la Cina aveva avviato una forte campagna repressiva contro gli Internet Caf&#233, chiudendone circa 20 mila, sospendendone 6 mila e installando software di monitoraggio nei restanti.

Le autorit&#224 cinesi si sono anche scagliate contro i siti che ospitano blog: il mese scorso a subire le conseguenze della severa censura &#232 stato Blogbus, un sito visitato da oltre 15 mila persone. Tre giorni dopo lo stesso destino &#232 toccato a Blogcn.com.

Molti osservatori tuttavia credono che il regime sia solo preoccupato degli effetti del contatto a fonti di informazione alternative a quelle ufficiali e in effetti c¿&#232 una gran voglia, da parte soprattutto dei pi&#249 giovani, di sfuggire alle informazioni edulcorate del governo.

I numeri del resto parlano chiaro: Internet in Cina ha ormai preso il volo.

Alessandra Talarico

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