Spamming: le ragioni degli eMail marketers

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Il 26 novembre scorso, il Congresso Usa ha adottato un testo di legge che rafforza le misure contro lo spamming, la pratica di inviare eMail commerciali non sollecitate (UCE ¿ Unsolicited Commercial eMail) sulle caselle di posta elettronica degli utenti.

La legge prevede in particolare la creazione delle contestate Red List antispam e la predisposizione di misure che proteggano gli utenti dalle cosiddette junk-mail (mail-spazzatura).

Ma, secondo uno studio della Jupiter Research e il produttore di software per eMail marketing EmailLabs, ci&#242 che inquieta maggiormente i professionisti dell¿eMail marketing, non sono tanto le nuove disposizioni legislative, quanto le strategie di cui si servono gli utenti nella lotta allo spamming.

La legge antispam, adottata dal Congresso e in attesa di firma del presidente Usa George W. Bush, preoccupa solo l¿8% dei responsabili dell¿eMail marketing, interpellati da Jupiter e EmailLabs.

I principali ostacoli allo svolgimento del loro lavoro, sono considerati piuttosto le Black List e i filtri antispam (31% degli intervistati) utilizzati dai Fornitori di servizi Internet o dai server delle imprese.

In quest¿ultimo caso, questa prativa blocca alcune eMail BtoB (Business-to-Business) come anche le transazioni BtoB che rappresentano l¿essenza dell¿e-commerce.

Sembra proprio che siano le Liste Nere a far pi&#249 paura al settore dell¿ eMailing pi&#249 che quelle rosse.

Il 22% dei professionisti intervistati mettono al secondo posto dei problemi di difficile soluzione, quelli creati dai cambi di indirizzo eMail e l¿intasamento dei box di posta.

I due problemi sono strettamente legati, poich&#233 gli internauti creano sempre pi&#249 spesso degli indirizzi mail destinati a usi precisi.

Per esempio, un indirizzo per gli acquisti, un altro per la partecipazione ai forum o alle chat (questi tipi di indirizzi sono i pi&#249 suscettibili d¿essere rubati dagli spammer), e un altro ancora per la corrispondenza personale.

Il numero medio di indirizzi, secondo DoubleClick, &#232 stimato a 2,3 per utente.

E¿ altamente probabile che al di l&#224 dell¿indirizzo personale, che &#232 spesso quello principale, i box non siano consultati regolarmente e superino per questo il loro limite massimo consentito, che &#232 quello di 5 Mb.

I filtri antispam sono in terza posizione, tra gli ostacoli incontrati dagli eMail marketers.

Citato nel 9% dei casi, negli Usa pi&#249 di un terzo degli internauti usano questi filtri, sempre secondo Doubleclick. Infine, l¿8% dei professionisti intervistati riconosce ugualmente di avere delle difficolt&#224 a ottenere delle statistiche precise che riguardano la ricezione di eMail, utili per le loro campagne pubblicitarie.

Allo scopo di fissare i limiti di queste difficolt&#224, lo studio indica che gli specialisti del marketing online (27%) hanno impiegato maggiori risorse per l¿eMailing con l¿obiettivo di affinare le strategie. Il 22% prevede di subappaltare l¿invio delle eMail.

Sono meno numerosi quelli che dichiarano di voler cambiare fornitore di servizi (13,5%) o passare a un sistema opt-in.

Le associazioni antispam, a parte aver subito l¿attacco da parte degli eMail marketers, sono recentemente oggetto anche altri tipi di attacchi, questa volta provenienti dal cyberspazio.

Le organizzazioni che lottano contro lo spamming, sono diventate l¿obiettivo di un nuovo virus trasmesso per eMail che tenta di attaccare i loro siti Web.

Il worm in questione, chiamato W32/Mimail-L, potrebbe essere l¿opera di spammer desiderosi di vendetta nei confronti dei paladini della lotta allo spamming.

Steve Linford, fondatore di The Spamhaus Project, un¿associazione britannica in prima linea contro gli spammer e il cui sito &#232 stato vittima di un attacco informatico luned&#236 sera, ha dichiarato che ¿Si tratta della terza variante di Mimail¿.

Queste organizzazioni antispam tengono delle liste degli spammer noti che distribuiscono ai Fornitori d¿accessi Internet che cos&#236 respingono automaticamente i messaggi provenienti da quegli indirizzi.

Secondo il produttore di software di sicurezza Sophos, il virus Mimail-L si presenta come un file allegato a un messaggio di posta elettronica, apparentemente inviato da una donna di nome Wendy che racconta le sue avventure sessuali e propone delle foto porno.

Nel momento in cui si apre l¿allegato, il virus si trasferisce agli indirizzi elettronici in rubrica, registrati sul Pc contaminato.

La seconda tappa, il sistema infettato potrebbe in seguito essere utilizzato come ¿zombie¿, o come computer pilotato a distanza, al fine di guidare attacchi informatici nei confronti di alcuni siti stabiliti.

Infine, l¿attivazione del virus provoca l¿invio all¿utente vittima di un messaggio in cui si informa che il Cd che ha acquistato, contente immagini pedofile, sar&#224 inviato al suo indirizzo postale.

Il messaggio precisa che l¿utente potr&#224 annullare l¿ordine, scrivendo a un indirizzo che sembra essere quello di un servizio di reclami, cosa che tutti si apprestano a fare, ma che corrisponde a quello di 8 associazioni antispam.

Raffaella Natale

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