Cavo o fibra ottica? Gli incumbent europei minacciati dall’avanzata dei cable operator, tranne che in Italia. Analisi Fitch Ratings

di Alessandra Talarico |

Europa


Fibra ottica

Gli operatori storici europei rischiano di vedere aumentare le loro attuali difficoltà se non risponderanno in maniera adeguata agli ingenti investimenti nella banda larga da parte degli operatori via cavo e se continueranno a ignorare la fibra ottica.

 

In diversi Paesi europei, nota infatti Fitch Ratings, gli operatori via cavo stanno guadagnando terreno in termini di copertura e di strategie nella banda larga e nella telefonia, grazie anche all’upgrade dello standard DOCSIS (3.0) che supporta lo standard avanzato IPv6 e velocità superiori, entro i limiti di 160/120 Mbit/sec, con investimenti relativamente modesti.

 

Nel frattempo, gli incumbent continuano a discutere sul fatto se sia meglio investire nella copertura in fibra fino alla casa del cliente (FTTH, Fiber To The Home) o fino all’armadietto di strada (FTTC, Fiber To The Curb) o su un ibrido tra le due tecnologie.

A ostacolare ulteriormente gli investimenti degli operatori storici su alcuni mercati, anche l’incertezza regolatoria sul ritorno degli investimenti e sull’accesso alle reti in fibra di loro proprietà.

 

I mercati a maggior rischio sono, secondo Fitch, la Gran Bretagna , il Belgio, il Portogallo e i Paesi Bassi, dove le reti via cavo sono già a un buon livello di sviluppo e le strategie degli operatori si sono rivelate vincenti.

Gli incumbent di Francia e Spagna corrono invece minori pericoli, dato l’ancora scarsa presenza di operatori e reti via cavo.

L’Italia, addirittura, primeggia in Europa come unico Paese in cui non è presente neanche un operatore via cavo e in cui “l’incumbent rimane così molto più protetto” che altrove, sottolineano gli analisti di Fitch.

 

Mentre, insomma, oltreoceano Verizon Communications ha avviato già da tre anni la costruzione di una costosa rete FTTH in un mercato già densamente popolato di forti attori, gli incumbent europei “stanno ancora cercando di comprendere le implicazioni regolamentari” di un simile investimento.

La situazione è stata certo aggravata dal difficile contesto macroeconomico, che tuttavia non ha impedito a molti operatori via cavo di aggiornare le loro reti per offrire velocità nell’ordine dei 50 Mb, mentre quelle garantite dagli incumbent restano per lo più inferiori ai 10 Mb e impediscono loro di competere, ad esempio, sulle offerte televisive e sullo streaming dei contenuti.

 

Gli aggiornamenti delle reti via cavo, nota quindi Fitch, richiedono investimenti molto più contenuti rispetto alle reti DSL: in Gran Bretagna, ad esempio, Virgin Media ha avviato l’upgrade a 50 Mb della rete, coprendo 6 milioni di famiglie con l’obiettivo di raggiungerne altrettante entro la fine di quest’anno a un costo che Fitch ha stimato in non più di 200-300 milioni di sterline.

Allo stesso tempo, BT Group spenderà 1,5 miliardi di sterline nei prossimi 4 anni per una rete ibrida FTTC/FTTH in grado di coprire 10 milioni di famiglie.