Digital Single Market

Audiovisivo, la Ue lancia la consultazione. Ecco i nodi della riforma

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Consultazione ampia in vista della riforma della Direttiva sui servizi audiovisivi. La Ue invita a partecipare non solo gli operatori ma anche gli utenti. Obiettivo: allinearsi alla rivoluzione dei contenuti in streaming.

La Commissione europea ha lanciato oggi la consultazione pubblica in vista della riforma della Direttiva Ue sui servizi media e audiovisivi che dovrebbe partire nel 2016 come parte della strategia di realizzazione del Mercato Unico Digitale.

Sotto la lente i nuovi servizi transfrontalieri via web. Bruxelles vuole, infatti, capire in che modo e quali parti della direttiva debbano essere modificate per accogliere tutti i cambiamenti nel frattempo intervenuti sul mercato audiovisivo.

Intanto con la consultazione si vuole capire se le attuali disposizioni sono considerate efficaci o se si pensa che possano essere migliorate; quale ruolo dovrebbero avere i player (broadcaster, provider di servizi on-demand, operatori tlc…); cosa bisognerebbe fare per tutelare i telespettatori (in particolare i minori) e come promuovere le opere europee e l’accesso all’informazione. Senza tralasciare la regolamentazione della pubblicità nell’audiovisivo online.

Questioni già anticipate nei giorni scorsi da un lungo e dettagliato intervento del Commissario Ue alla Digital Economy, Günther Oettinger, al DW Global Media Forum di Bonn che si è soffermato in particolare sul ruolo dei new media e sulla rivoluzione apportata dai contenuti online sempre più fruiti dai dispositivi mobili.

La consultazione durerà fino al 30 settembre. La Ue vuole raccogliere i pareri soprattutto degli utenti dei servizi audiovisivi e non solo dei market player.

Alcune questioni sottoposte a consultazione includono anche l’ampliamento del campo di applicazione della direttiva.

Al momento le disposizioni si applicano, infatti, alle tv e ai servizi on-demand come Netflix ma non a quelli che ospitano contenuti generati dagli utenti, come YouTube, per esempio, o Vimeo.

I broadcaster poi dovranno fare anche i conti con norme più severe che riguardano alcuni settori specifici: favorire l’accesso ai disabili, non mostrare contenuti che potrebbero danneggiare i minori o promuovere le opere culturali europee.

La Commissione valuterà in ogni caso se queste condizioni debbano essere rispettare anche dai servizi on-demand.

Altro nodo, la Direttiva sui servizi media e audiovisivi impone alle società che forniscono servizi nella Ue di rispettare solo le regole del Paese in cui hanno la sede giuridica.

Visto però che il mercato dei media è sempre più transfrontaliero, è possibile che la Commissione europea decida di riformare anche questo aspetto.