La lettera

Antonello Giacomelli bacchetta la Rai, inadempiente sulle quota rosa

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Il Sottosegretario Giacomelli scrive al presidente Rai: ‘Non ancora consegnati i report 2013 e 2014 previsti dal contratto di servizio per la parità di genere’.

Nel giorno in cui la Rai tiene il suo secondo appuntamento per discutere di offerta e servizio pubblico pesa come un macigno la lettera che il Sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha indirizzato ai vertici di Viale Mazzini sul mancato impegno nella difesa della parità di genere.

Questa mattina a Roma nella Sala degli Arazzi serpeggiava un certo malessere. Questa dirigenza ormai agli sgoccioli, che aveva un onere in più rispetto alle passate gestioni vista l’imminente scadenza della Concessione del servizio pubblico, sembra divisa tra quelle che sono le intenzioni e i risultati concreti conseguiti sul campo.

La Rai è infatti da tempo al centro di diverse polemiche: conti in rosso, forte evasione del canone, palinsesti da rivedere…

La tv pubblica, per la quale il Governo Renzi ha previsto una riforma a partire dalla prossima primavera, è da tempo sotto il fuoco incrociato di chi lamenta lo scarso impegno per la mission del servizio pubblico.

E oggi sul piatto si aggiunge la lettera che Giacomelli ha fatto pervenire al presidente Anna Maria Tarantola, per conoscenza anche al direttore generale Luigi Gubitosi e al presidente della Commissione di Vigilanza Roberto Fico, sul mancato rispetto degli obblighi di consegna dei report annuali del 2013 e 2014 previsti dal contratto di servizio per la parità di genere.

Nel documento, secondo quanto si apprende, si sottolinea che il contratto di servizio 2010-2012, attualmente in vigore, prevede il monitoraggio con una reportistica annuale da trasmettere al Ministero per lo Sviluppo economico per verificare il rispetto delle pari opportunità e di una rappresentazione non distorta e non stereotipata delle donne.

Il sistema di monitoraggio, sottolinea ancora il Sottosegretario nella lettera, è rafforzato nel contratto di servizio 2013-2015 che presto entrerà in vigore.

Il testo uscito dalla Vigilanza è infatti già stato trasmesso alla Rai e nei prossimi giorni Giacomelli incontrerà Gubitosi per raccogliere le eventuali osservazioni e procedere alla firma.

“Purtroppo però – spiega Giacomelli nella lettera – non risultano pervenute né la reportistica sulla programmazione relativa al 2013 né su quella del 2014. So quanto il tema le stia a cuore, per questo sono sicuro che vorrà provvedere al più presto a colmare questa lacuna”.

Sul rispetto della parità di genere l’Appello Donne e Media sta portando avanti da anni una forte campagna – per voce della sua promotrice Gabriella Cims – che, con il supporto del Presidente Napolitano, è riuscita ad imporre all’agenda politica la prima riforma di genere nei media, facendo sì che venissero inseriti 13 articoli ad hoc nel contratto di servizio pubblico radiotelevisivo in vigore.

E prima di Natale l’Appello ha indirizzato una lettera al Governo Renzi per chiedere con un’urgenza una risposta alla forte domanda di contenuti culturali nei mezzi di comunicazione, specie nella Rai.

A poco serve che la Rai sostenga d’aver fornito i risultati relativi alla rilevazione per l’anno 2013 a tutti gli organi competenti, mentre ammette che quelli relativi al 2014 sono in fase di elaborazione.

Cosa ha realmente fatto la Rai per la parità di genere? Poco.

Eppure le proteste ci sono state, eccome.

Ricordiamo infatti che nel 2013 la Tarantola scrisse alla Cims per chiederle di fermare la valanga di mail di sollecitazioni giunte al suo indirizzo che chiedevano una giusta rappresentanza delle donne in tv.

La Tarantola sosteneva che da parte sua ci fosse “ampia attenzione alle questioni di genere”, ricordando che la linea editoriale, più volete annunciata, era caratterizzata dal “rispetto della figura femminile, dalla sua corretta rappresentazione e dall’obiettivo di conseguire un vero equilibrio di genere”.

La linea editoriale ha però in realtà subito poche modifiche in questa direzione se non con la scelta di rimuovere controversi programmi come ‘L’isola dei famosi’ e ‘Miss Italia’.

Il fatto che la tv pubblica, al di là del ventilato impegno del presidente Tarantola nella difesa della parità di genere, si sia poco impegnata su questo versante è sotto gli occhi di tutti.