L'analisi

Vivendi: il futuro passa da Telecom Italia, Telefonica e Mediaset

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I piani futuri di Bolloré sotto la lente degli analisti. Entro il 2022, Vivendi potrebbe diventare il primo gruppo europeo media-tlc.

Occhi ancora puntati su Telecom Italia e Telefonica dopo che gli analisti di Natixis hanno ipotizzato una fusione tra i due operatori tlc da guardare nell’ambito del piano di Vivendi di rafforzamento in Italia e Spagna.

L’obiettivo, del resto mai celato, della compagnia francese è di rafforzarsi sul mercato media del Sud Europa, facendo dei due Paesi i nuovi avamposti della propria espansione.

Non a caso il presidente di Vivendi, Vincent Bolloré, sarà audito dal Consiglio francese dell’audiovisivo il prossimo 24 settembre nell’ambito del piano di riorganizzazione del gruppo, specie nella pay Tv Canal+.

E in Italia, l’amministratore delegato di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine, tornerà il mese prossimo, per incontrare l’establishment italiano, dal Ceo di UniCredit Federico Ghizzoni al presidente Pirelli Marco Tronchetti Provera.

 

Vivendi nei prossimi sette anni

Secondo Natixis, Vivendi cambierà totalmente perimetro d’azione nei prossimi sette anni, per diventare il primo gruppo europeo media-tlc.

Come? Con un progressivo ‘approccio’ a Telecom Italia, Telefonica, Orange e Mediaset.

I vertici smentiscono, ma con Bolloré non si può mai sapere.

Il progetto si basa, osserva Natixis, su diverse scelte strategiche che al momento non appaiono imminenti, come la vendita di UMG, la fusione di Telecom e Telefonica, l’acquisizione di Mediaset Premium e l’accordo con il governo francese per Orange.

Natixis considera come data il 2022 quando il capo di Vivendi dovrebbe lasciare la presidenza del Gruppo Bolloré.

In sette anni di cose se ne possono fare e anche molte vista la velocità con cui si muove il finanziere d’oltralpe.

“Al momento – scrive Natixis nella nota – questa prospettiva potrebbe sembrare bizzarra, ma siamo convinti che sia credibile poiché rientra in una lunga e inarrestabile tendenza: il consolidamento del mercato europeo delle telecom e dei media”.

Vivendi e soprattutto Bolloré hanno l’ambizione e le risorse finanziare per realizzare questo progetto di lungo termine, che potenzialmente creerà “un forte valore” per gli azionisti di minoranza della media company francese.

 

Le mosse di Bolloré

Bolloré ha intanto mosso le sue pedine. A luglio Vivendi è entrata nel capitale di Telefonica con una quota dell’1%, a seguito della vendita della brasiliana Gvt agli spagnoli che a loro volta possiedono l’11% di Mediaset Premium dopo aver acquistato dal Biscione il 22% della pay tv spagnola Digital+ per 365 milioni di euro.

Vivendi intanto è salito al 15,5% di Telecom Italia e secondo alcuni rumor sta già trattando per arrivare al 20%. Non oltre, però, almeno per il momento.

Per gli analisti, Bolloré starebbe già pensando al passo successivo: la fusione tra Telecom Italia e Telefonica.

Il disegno del finanziare bretone è di fare di Vivendi una potente media company europea e per far questo ha bisogno delle reti tlc per la distribuzione dei contenuti.

Telefonica, dalla sua, sta da tempo investendo nell’audiovisivo sulla scia di quanto già fatto in Gran Bretagna da British Telecom che ha rivelato il crescente interesse delle telco per il mercato dei contenuti a pagamento, specie quelli calcistici.

La società ha inoltre lanciato un proprio servizio, Movistar Fusion Tv, segno di una presenza molto attiva anche sul mercato televisivo.

In tutto questo resta sempre aperto il dossier Mediaset Premium. Il gruppo di Cologno Monzese è ancora alla ricerca di un partner finanziario e recentemente ha inasprito la battaglia con Sky, decidendo di criptare le sue reti sulla pay tv di Murdoch.

 

Per distribuire contenuti serve l’ultrabroadband

Vivendi assume quindi una posizione centrale e strategica. Telecom Italia ha già avviato accordi commerciali con Sky, Mediaset e Netflix, dimostrando, come ha ribadito il presidente Giuseppe Recchi, che “gli accordi che possiamo fare con Vivendi per la distribuzione di contenuti di qualità, sono eccezionali”.

 

La chiave di lettura di tutti questi movimenti restano i contenuti. E’ lì che si concentra l’attenzione di broadcaster e telco. Tanto più che se si vuole vincere la sfida con i player del web, è proprio a quelli che bisogna puntare.

I contenuti di qualità faranno la differenza e per poterli distribuire massivamente bisogna poter contare su reti a banda ultralarga efficienti.

Forse non è un caso che subito dopo l’incontro tra Bolloré e Renzi ad agosto in Italia, il premier abbia deciso di rilanciare il Piano Nazionale per l’ultrabroadband. A ottobre, secondo le indicazioni del Ministero dello Sviluppo economico, si dovrebbe avere una mappatura delle aree.

Fusione tra Telecom e Telefonica all’orizzonte quindi? Forse al momento si tratta di fanta-finanza ma una cosa è certa, con Bolloré al timone non si può escludere nulla.