Trasporti

Uber vince a Londra: la app non è un tassametro

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La Corte di Giustizia di Londra dà ragione a Uber: la app non può essere considerata un tassametro e quindi il servizio non è illegale

L’Alta Corte di Londra ha stabilito che Uber, la controversa app per la prenotazione via smartphone di un servizio taxi, non è illegale. La app, secondo l’Alta Corte londinese, non funziona come un normale tassametro e quindi non infrange le regole sulla concorrenza del trasporto pubblico non di linea della Capitale britannica.

La sentenza è un duro colpo per i black cab londinesi, che speravano di imporre ai concorrenti l’utilizzo del tassametro a bordo. Da tempo e un po’ dappertutto in Europa i taxi combattono contro Uber, accusata di concorrenza sleale nei confronti dei taxi tradizionali che circolano con regolare licenza.

A Londra Uber conta circa un milione di iscritti e 18 mila autisti privati, contro cui a maggio i black cab della città hanno manifestato in maniera vibrante.

In Italia la app UberPop è stata bloccata su tutto il territorio nazionale dalla sentenza di un Tribunale di Milano che ha imposto lo stop l’11 giugno.

Ma le cose potrebbero cambiare presto nel nostro paese, a maggior ragione dopo l’esito del caso londinese, che potrebbe fare scuola e che rappresenta un argomento in più per i fan del servizio.

La sconfitta del sindacato dei black cab è pesante. La potente Licensed Taxi Drivers’ Association (Ltda) è uscita con le ossa rotte dopo la sentenza sfavorevole e farà appello.

La causa legale di Londra ruotava tutta intorno alla definizione di tassametro. Secondo la società dei trasporti di Londra (Transport for London) soltanto i taxi con regolare licenza possono montare a bordo un tassametro e svolgere servizio di trasporto non di linea, in quanto regolato da precise norme tariffarie.

L’uso del tassametro da parte di un privato è illegale. Ma secondo l’Alta Corte la app di Uber non è un tassametro, perché come tale non può essere definito il Gps che consente di prenotare via smartphone il servizio unito al server esterno dove passa la prenotazione della vettura.

La decisione non cambia le regole del trasporto pubblico di Londra, ma di certo riaccende le speranze di Uber perché queste vengano modificate di conseguenza e a suo favore. L’azienda californiana ha accolto la sentenza come la vittoria del buon senso e ora spera che le norme sul trasporto pubblico non di linea siano prontamente modificate, eliminando altri fattori che ne frenano la diffusione come l’attesa obbligatoria di 5 minuti prima di rispondere alle prenotazioni dei clienti.