il giudizio

Telecom Italia. Moody’s conferma il rating ma anche l’outlook negativo

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Pesano la forte necessità di cash, le preoccupazioni sull'evoluzione di Tim Brazil, la sfida concorrenziale creata da Enel e le incognite sul merger tra Wind e 3 Italia.

La buona notizia è che l’agenzia di rating Moody’s ha confermato per Telecom Italia il rating Ba1, la cattiva è che l’outlook, per la principale società tlc italiana, resta negativo.

Secondo il giudizio di Moody’s, quindi, il titolo Telecom resta tra quelli “con rischio d’insolvenza significativo” ma, come affermato dal senior vice president dell’agenzia Carlos Winzer, il rating non è stato abbassato per via della fiducia riposta nel nuovo Ceo. Flavio Cattaneo, dice Winzer, “sarà capace di realizzare il suo piano per accelerare il risparmio dei costi, per stabilizzare l’Ebitda nazionale e ridurre gradualmente il leverage nei prossimi 18 mesi, nonostante l’incertezza su come evolverà la concorrenza nel mercato italiano”.

Incertezza dovuta a diversi fattori e che è alla base del mantenimento di prospettive negative per il titolo. L’outlook, dice Moody’s, “continua a riflettere la forte necessità di cash della società, le preoccupazioni sull’evoluzione di Tim Brazil, la sfida concorrenziale creata dai nuovi investimenti dell’Enel nella banda ultralarga e le incertezze sulla conclusione del merger tra Wind e 3 Italia”.

Nel triennio, Cattaneo si è impegnato, sotto la spinta dell’azionista di maggioranza Vivendi, a ridurre i costi di Telecom Italia per 1,6 miliardi, parlando di ‘dovere etico‘ oltre che per  una questione di ‘discontinuità gestionale’. L’ad ha però assicurato che il taglio dei costi si otterrà mantenendo gli attuali livelli occupazionali e “senza traumi per i dipendenti”.

I sindacati, hanno chiesto al management questa rassicurazione perché preoccupati, come Moody’s, per l’impatto dell’ingresso di Enel nel settore della fibra ottica.

Su Tim Brasil resta l’incognita degli effetti della peggior recessione da decenni. La controllata brasiliana, che ha chiuso l’ultimo trimestre con ricavi in calo del 15,3% a 978 milioni di euro e un utile netto crollato del 60%, ha appena annunciato 1.700 licenziamenti. Il processo di consolidamento del mercato mobile sembra ormai inevitabile ma a questo punto, secondo gli analisti, sarebbe preferibile un’integrazione più che una cessione. Vista la svalutazione del real e il calo del valore del titolo (nell’ultimo anno ha perso il 41%),  è infatti molto difficile raggiungere i multipli che si potevano ottenere qualche anno fa. Basti pensare che due anni fa Patuano non riteneva accettabile un’offerta al di sotto dei 10 miliardi per il 67% detenuto da Telecom Italia, oggi la capitalizzazione di Borsa è di circa 5,4 miliardi e il valore d’impresa è di 6,6 miliardi.

Quanto infine al terzo punto di incertezza citato da Moody’s, ossia la fusione tra Wind e 3, l’ingresso di Iliad sembra ormai scontato e la notizia ha avuto un forte impatto sul titolo Telecom, anche perché contestualmente Xavier Niel ha annunciato il prossimo disimpegno dal gruppo. Ieri, il Ceo Iliad Maxime Lombardini si è detto convinto che in Italia c’è spazio per creare un quarto operatore molto competitivo. Certo è che se la fusione fosse approvata, come sembra ormai plausibile avverrà, Tim perderebbe lo scettro di primo operatore mobile e per di più in un mercato in cui, dato l’arrivo di Iliad, la guerra delle tariffe sarebbe tutt’altro che pacificata come si sperava.