la crisi

Telecom Italia: Marco Patuano all’angolo

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La decisione di convertire le azioni di risparmio in ordinarie sarebbe stata presa dal presidente Giuseppe Recchi all’insaputa dell’amministratore delegato Marco Patuano, che si è trovato isolato in cda.

Più che un cda, stando alle ricostruzioni degli osservatori, si è consumata ieri una resa dei conti ai piani alti di Telecom Italia. Sì, perché la decisione, che non era all’ordine del giorno, di convertire le azioni di risparmio in ordinarie – attesa da anni dal mercato e che, alla luce della recente incursione di Xavier Niel, può essere interpretata come un mezzo per diluire la posizione dei francesi – è stata presa dal presidente Giuseppe Recchi all’insaputa dell’ad Marco Patuano che, pur avendola caldeggiata, ha votato contro (salvo poi convertire il proprio voto) trovandosi  di fatto isolato in un cda compatto sul voto favorevole alla conversione.

Una ricostruzione che mette in secondo piano tutto il resto.

A partire dai conti del gruppo nei primi nove mesi dell’anno, chiusi con ricavi pari 14,9 miliardi di euro (-3,9% rispetto ai primi nove mesi del 2014 in termini organici), un EBITDA pari a 6,1 miliardi di euro prima di scontare l’impatto di oneri non ricorrenti per 460 milioni di euro (-4,8% rispetto ai primi nove mesi del 2014) e un utile netto di 362 milioni (da 985 milioni nello stesso periodo 2014).

Il risultato netto, sottolinea una notta diffusa ieri sera, “si sarebbe attestato a oltre 1 miliardo senza gli effetti di oneri e proventi non ricorrenti e di quelli connessi al buy back di obbligazioni proprie nonché delle dinamiche di valutazione del mandatory convertible bond”.

Di positivo, nell’ultimo trimestre, c’è il dato della telefonia mobile, con ricavi che tornano a crescere (+1,5% rispetto al terzo trimestre 2014).

Il cda ha quindi approvato il progetto per rafforzare la parità di accesso all’infrastruttura di rete fissa fra tutti gli operatori: allo scopo saranno introdotte procedure identiche per l’attivazione (delivery) delle linee  tra gli altri operatori e le divisioni commerciali di Telecom Italia e sarà migliorata ulteriormente la qualità dell’assistenza (assurance). Una mossa volta a raggiungere la ‘pax regolatoria’ invocata di recente da Patuano dopo la condanna a una multa di 103 milioni di euro comminata due anni fa dall’Antitrust per abuso di posizione dominante nella fornitura di servizi di accesso all’ingrosso alla rete e alla banda larga.

Come fortemente voluto da Patuano, quindi, Open Access, la rete d’accesso, è stata trasferita dalla divisione ‘operations’ al wholesale, per rafforzarne l’indipendenza, dice la nota del gruppo, ma secondo alcuni la mossa è volta ad agevolare le trattative con Metroweb sulla fibra ottica, con un vistoso (e forse polemico) ridimensionamento del ruolo del capo della rete Roberto Opilio.

Oggi, il titolo Telecom apre debole, dopo che ieri sera sia le azioni ordinarie (che avevano chiuso a -1,8%) che quelle risparmio (-1,9%) erano state sospese dagli scambi serali.

In mattinata, come sottolinea il sito Borsa Italiana, i titoli sono arrivati a perdere oltre il 3%, per poi assestarsi attorno a un calo dello 0,75%, attestandosi a 1,18 euro. Balzano invece del 6,4% a 1,04 euro le azioni di risparmio che rappresentano circa il 30% del capitale totale di Telecom Italia.

La conversione dei titoli sarà sottoposta all’approvazione di un’assemblea straordinaria convocata per il 15 dicembre (il 17 dicembre ci sarà quindi un’assemblea speciale degli azionisti di risparmio) e avrà efficacia prima della distribuzione del dividendo 2015.

Telecom Italia incasserà 574 milioni di euro e andrà a risparmiare 166 milioni di extra cedole da pagare alle risparmio: un’iniezione di capitale di non poco conto ma, cosa molto importante in questo momento, a seguito della conversione, la quota in mano a Vivendi si diluirà dal 20,05% al 14% circa mentre il 10,1% di Xavier Niel, ottenibile a novembre 2017, scenderà al 7%.

Bisognerà capire ora come (e se) si muoveranno ora i due francesi per recuperare terreno nell’azionariato.