L'allarme

Su Facebook 20 milioni di immagini di abusi sui minori e la crittografia intralcia le indagini della polizia

di |

Allarme della National crime agency britannica: la crittografia “end-to-end” impedisce alle forze dell’ordine di scovare i responsabili degli abusi e delle violenze sui minori. Milioni i file scambiati dai criminali sul social media ogni anno. Le iniziative contro la pedopornografia online al G7 di oggi e domani.

Crittografia rifugio dei criminali?

Il social network creato da Mark Zuckerberg ha annunciato qualche giorno fa la sua volontà di estendere la crittografia “end-to-end a tutte le sue piattaforme, a partire dalle chiamate e video chiamate su Messenger.

Così come su WhatsApp, anche Facebook vuole sfruttare la tecnologia “end-to-end” per garantire agli utilizzatori di non essere spiati, proteggendone così la privacy e la sicurezza delle conversazioni.

Tutto molto bello, ma la National crime agency della Gran Bretagna, l’NCA, ha dichiarato con il suo direttore Rob Jones, che tale scelta da parte di Facebook non farebbe altro che rendere sempre più difficili le indagini sui reati di pedopornografia online, sugli abusi sessuali sui minori e i bambini.

La crittografia qui non farebbe altro che proteggere il mercato osceno delle immagini e del materiale audiovisivo che alimenta la pedopornografia, impedendo di fatto alla polizia di fare il proprio lavoro, che è anche di intelligence.

La pedopornografia online e su Facebook

In una conferenza stampa con i giornalisti, Jones ha spiegato che le forze dell’ordine si devono muovere in maniera rapida, molto rapida, quando si ha un buon indizio relativo a presunti abusi sessuali sui minori.

Crimini odiosi e particolarmente efferati che vanno perseguiti senza sosta, ma che richiedono una capacità di indagine molto ampia da parte della polizia, soprattutto sul terreno dei social media.

Nel 2020 sono stati denunciati al National Center for Missing and Exploited Children (NCMEC) degli Stati Uniti, direttamente dalle piattaforme web più popolari e dai social stessi, oltre 21 milioni di contenuti a sfondo pedopornografico e di abusi sessuali generali su minori, ha spiegato Jones, di cui la stragrande maggioranza, quasi 20 milioni, solo su Facebook.

Il G7 si confronta sul tema

Il tema in Gran Bretagna è così discusso, secondo quanto riportato dal quotidiano The Guardian, che il ministro dell’Interno, Priti Patel, porterà la questione della crittografia e dei suoi effetti più negativi sulla società e sulla repressione dei crimini violenti al tavolo del G7 di oggi e domani.

Tra le iniziative che saranno proposte al summit, troviamo: maggiori limitazioni all’utilizzo della tecnologia di crittografia “end-to-end”, la nascita di un fondo internazionale volto a contrastare i reati di crimini pedopornografici e nuove soluzioni per evitare che così tante immagini di abusi sui minori trovino ospitalità e rifugio sui social media.

Due anni or sono, le autorità di Regno Unito, Stati Uniti e Australia chiesero a Facebook di creare appositamente per le forze dell’ordine delle “backdoor” per accedere ai messaggi crittografati proprio per intercettare attività pedopornografiche online e attività criminali di varia natura, ma da Menlo Park fu opposto un secco rifiuto.