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Solare ed eolico: ecco la Top Ten mondiale dei Paesi più green

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Danimarca, Uruguay, Lussemburgo, Lituania e Spagna, sono i Paesi che più al mondo coprono la propria domanda di energia elettrica attraverso queste fonti rinnovabili, ma la Top Ten parla europeo e l’Italia che comunque resta indietro si piazza ben sopra la media mondiale con un 16% di elettrificazione verde.

Un mondo che va a sole e vento, il caso Danimarca

È l’Europa il continente più green del mondo, secondo gli studi di Ember e dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA). La Danimarca da sola genera il 51,9% della sua energia elettrica da impianti eolici offshore e dal fotovoltaico solare.

Certamente si tratta di un risultato eccezionale, perché la media dei Paesi del resto del mondo è appena superiore al 10% di energia elettrica generata da fonti rinnovabili nel 2021, ma comunque in crescita rispetto al 9,3% dell’anno precedente.

La buona notizia è che 50 Paesi di tutto il mondo riescono comunque a coprire con vento e sole il 20% dei propri consumi energetici, di cui almeno sette per la prima volta nella loro storia: Cina, Giappone, Mongolia, Vietnam, Argentina, Ungheria e El Salvador.

La Top Ten dei Paesi che sfruttano di più l’energia del sole e del vento

La Top Ten mondiale vede al primo posto la Danimarca, seguita dall’Uruguay, con uno strepitoso 46,7%, con il Lussemburgo a prendere il podio più basso, con il 43,4%.

Il resto della classifica è tutto europeo, con la Lituania al quarto posto (36,9%), la Spagna al quinto (32,9%) e poi Irlanda (32,9%), Portogallo (31,5%), Germania (28,8%), Grecia (28,7%) e Regno Unito a chiudere (25,2%).

In questa classifica l’Italia è molto più in basso, con un 16%, comunque ben oltre la media globale, al pari con la Svezia e molto meglio di altre grandi economie come gli Stati Uniti (13,1%), il Giappone (10,2%, ma qui c’è anche il nucleare a giocare un ruolo chiave), la Cina (11,2%), la Francia (9,4%), l’India (8%), la Norvegia (7,5%, ma qui è l’idroelettrico a dominare la scena) o il Canada (6,6%).

Uno patrimonio green da non disperdere e che la guerra minaccia

Un risultato complessivo per il vecchio continente che paga l’impegno politico e sociale dimostrato negli ultimi anni, con il lancio di piani per la transizione ecologica che almeno fino all’anno passato hanno dato dei buoni risultati preliminari.

Tra il 2020 ed il 2021 la domanda globale di elettricità è cresciuta di 1.414 TWh, come se all’improvviso, da un anno all’altra, dovessimo aggiungere al mercato mondiale dell’energia un Paese grande ed energivoro come l’India.

Oggi tutte le fonti rinnovabili messe assieme coprono il 38% della domanda mondiale di energia elettrica, più del carbone (36%). Anche se nel 2021 le emissioni di diossido di carbonio (CO2) sono tornate ad aumentare del +6% su base annua.

Ora la guerra rischia di vedere passare in secondo piano questo importante percorso di decarbonizzazione dell’economia e della società tutta, che poi rimane la nostra unica via per renderci più indipendenti dai fornitori globali di materie prime e soprattutto di combustibili fossili.

Secondo stime Rystad Energy, per la fine del 2022 la spesa energetica globale dovrebbe raggiungere i 2,1 trilioni di dollari, di cui circa la metà per combustibili fossili, ma non solo.