Rifiuti

Sigarette elettroniche. Il problema del riciclo, della nicotina e delle batterie al litio che prendono fuoco

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Più di 1,5 milioni di italiani dai 14 anni in su fanno uso di sigarette elettroniche. Un grande successo di mercato, che nasconde dei problemi molto seri relativi alla sicurezza ambientale, della nostra salute, del corretto smaltimento di questi dispositivi e dei possibili incendi legati alle batterie.

Il boom delle sigarette elettroniche e dei problemi per la salute e l’ambiente

Le sigarette elettroniche hanno conquistato molti degli ex fumatori di quasi tutto il mondo, forse anche chi non aveva mai fumato prima ha iniziato a svapare con questi nuovi dispositivi. Sembrava un’alternativa indolore rispetto alle vecchie sigarette di tabacco, ma numerosi studi recenti hanno ribaltato questa visione ottimistica del vizio per eccellenza, quello del fumo.

Le eCig, infatti, contengono diverse componenti problematiche per l’ambiente e la nostra salute. Intanto, al loro interno troviamo liquidi tossici, l’onnipresente nicotina e batterie al litio, che possono esplodere o prendere fuoco.

Si creano quindi criticità varie, da un serio problema ambientale, per lo smaltimento errato di sigarette elettroniche, che di fatto sono rifiuti elettronici (i Raee) e come tali andrebbero gestiti, al pericolo per la nostra salute, dalla nicotina all’esposizione ai liquidi tossici, fino ai microincendi.

Il più famoso di questi incendi si è verificato sul volo Malaga-Parigi, che in fase di atterraggio ha registrato a bordo un piccolo fuoco dovuto proprio alle batterie al litio delle eCig, con tanto di ferito grave. Gran parte di questi incidenti avvengono in fase di ricarica via usb del dispositivo, ma anche per via di metalli conduttivi come chiavi, monete, chiusure lampo, che possono generare cortocircuiti, o più semplicemente per l’acquisto di prodotti non certificati.

Mancanze di linee guida per il corretto smaltimento di questi prodotti

Il problema principale è che non esistono ancora delle linee guida per affrontare le conseguenze di questo fenomeno di massa.

I vaporizzatori vanno smontati prima di poterli smaltire, proprio per selezionare tutte le parti più delicate. Il problema più grande è il prodotto monouso, diciamo usa e getta, perché si iniziano a vedere cartucce di eCig gettate praticamente ovunque.

Al posto dei tradizionali filtri delle sigarette oggi possiamo quindi vedere le cartucce elettroniche.

Solo in Gran Bretagna si gettano via più come rifiuto di un milione di sigarette elettroniche usate ogni settimana, secondo dati diffusi dal Nottinghamshire Fire and Rescue Service, che ha riportato seri problemi legati proprio all’inquinamento ambientale e al pericolo di incendi improvvisi.

I pericoli per la nostra salute

Shannon Mead, amministratore delegato del gruppo ambientalista No More Butts, ha affermato che in Australia si sta assistendo a un “drammatico aumento” di questo tipo di rifiuti: “Gli ultimi studi hanno confermato il grande boom delle sigarette elettroniche, che poi si trasformano in rifiuti, contribuendo a crearne più di 1000 tonnellate, senza contare il potenziale pericolo di incendi legati alle batterie al litio”.

Questi prodotti usa e getta sono in pratica venduti senza alcuna indicazione sul come smaltirli, sul come trattarli a livello di componenti, se ci sono sostanze tossiche o critiche sotto diversi aspetti.

Fin dai primi anni, diversi studi hanno segnalato nel vapore prodotto dalle sigarette elettroniche la presenza di sostanze potenzialmente dannose. Il glicole propilenico è usato da tempo, per esempio nei fumogeni impiegati nell’industria del cinema e nei concerti pop, ed è considerato generalmente sicuro, anche se alcuni studi indicano che l’inalazione prolungata può dare origine a irritazione delle vie aeree, tosse e in casi molto rari asma e riniti.

Fra l’altro il riscaldamento del glicole propilenico e della glicerina può produrre formaldeide e acetaldeide, che, a dosi più elevate di quelle assunte con la singola ecig, sono considerati cancerogeni certi inseriti nel gruppo 1 delle sostanze cancerogene dello IARC.

Anche sulla completa sicurezza delle sostanze usate per aromatizzare l’aerosol mancano certezze. Per esempio il diacetile, un aroma molto utilizzato fra l’altro nel burro, è sicuro quando viene ingerito, ma è associato all’insorgenza di bronchiolite obliterante se viene inalato per lunghi periodi in alte concentrazioni.

La “responsabilità estesa” del produttore

Servirebbe un sistema di punti di raccolta di questi dispositivi e delle loro cartucce, ma non solo. I costi di raccolta, riciclo e smaltimento dovrebbero essere suddivisi tra più soggetti interessati lunga la filiera delle sigarette elettroniche.

Il concetto di responsabilità estesa del produttore potrebbe risultare importante per le amministrazioni locali, ad esempio, in quanto offre la capacità di ridistribuire la responsabilità di un prodotto a fine vita su altri nella supply chain dedicata.

Sigarette elettroniche in Italia

Oggi negli Stati Uniti circa un cittadino su venti svapa elettronico e il 30% circa lo fa ogni giorno. Oggi sono circa 60 milioni gli acquirenti di questo prodotto in tutto il mondo, ma il numero è stimato in crescita.

Sempre negli Stati Uniti nel 2020 si sono registrati 70 decessi dovuti allo svapo e circa 2800 ricoveri in ospedale. Più di 5000 bambini venuti a contatto con la nicotina contenuta nell’apparecchio hanno avuto bisogno di cure mediche.

In Italia, secondo l’Istat, nel 2021 il 2,8% delle persone di 14 anni e più (circa 1 milione e mezzo) ha dichiarato di utilizzare la sigaretta elettronica, il 3,4% dei maschi e il 2,3% delle femmine.

Nel 2014, il primo anno nel quale l’Istat ha cominciato a rilevare l’uso di questi dispositivi, gli utilizzatori di 14 anni e più erano circa 800mila. Via via nel tempo si è assistito a un aumento, specialmente a partire dal 2017, fino ad arrivare nel 2021 a quasi un milione e mezzo di persone di 14 anni e più.