Rifiuti

Rifiuti, mancano impianti e infrastrutture per 7 miliardi di euro. Lontani da obiettivi Ue di circolarità

di |

Il Green Book 2023 richiama l'importanza di una gestione industriale circolare dell'intero ciclo dei rifiuti, la necessità di realizzare impianti soprattutto al Centro-Sud e l'urgenza di superare le frammentazioni gestionali. Ancora oggi, dell’80% di rifiuti riciclabili finiti in discarica, solo il 20% viene integrato nel circuito della circolarità. Fondamentale il recupero dei Raee e dei rifiuti tessili (anche per l’inquinamento da microplastiche).

Il futuro è nell’economia circolare dei rifiuti

La transizione verso un’economia circolare è una valida alternativa all’attuale modello economico lineare, o almeno questa è la visione dell’Unione europea. E a guardare i dati, Bruxelles sembra avere ragione. L’attuale gestione dei rifiuti (e ancora di più quella passata) è da considerarsi del tutto anti economica, se non dannosa dal punto di vista della salute umana e ambientale.

Non recuperare e riutilizzare le materie prime che compongono la gran parte dei rifiuti gettati in discarica o bruciati per produrre energia (non sempre in maniera sostenibile a livello ambientale ed economico) significa perdere una grossa fetta di valore (che di questi tempi è già un danno autoinflitto).

Significa anche generare emissioni di gas serra, inquinamento di suolo, aria e acqua, sostanzialmente determinare costi crescenti per la collettività, gli enti locali e le stesse imprese.

La circolarità potrebbe dare impulso all’innovazione e alla crescita economica (un aumento del PIL stimato attorno allo 0,5%), ma anche favorire un incremento dell’occupazione, stimato in Europa attorno a 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.

Con l’economia circolare i consumatori potrebbero inoltre contare su prodotti più durevoli e innovativi in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della vita.

Ad esempio, ricondizionare i veicoli commerciali leggeri anziché riciclarli potrebbe portare a un risparmio di materiale per 6,4 miliardi di euro all’anno (circa il 15% della spesa per materiali) e 140 milioni di euro in costi energetici, con una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 6,3 milioni di tonnellate.

In Italia mancano gli impianti e le infrastrutture

Secondo l’edizione 2032 del Green Book di Utilitalia e Fondazione Utilitatis, realizzato quest’anno in collaborazione con ISPRA e con la partecipazione di Enea ed Ancitel Energia e Ambiente, però, per raggiungere questi obiettivi di sostenibilità e circolarità nella gestione dei rifiuti in Europa, nel nostro Paese mancano all’appello circa 6-7 miliardi di euro di investimenti in nuove infrastrutture e nuovi impianti per il trattamento dei prodotti di scarto.

Il Green Book evidenzia l’importanza di una gestione industriale dell’intero ciclo dei rifiuti, la necessità di realizzare impianti soprattutto al Centro-Sud e l’urgenza di superare le frammentazioni gestionali. Si tratta di tre elementi fondamentali per la piena affermazione dell’economia circolare. A tal proposito le aziende associate a Utilitalia, grazie anche ai fondi del PNRR, sono adesso impegnate a realizzare impianti innovativi in filiere strategiche come la frazione organica, i RAEE e i tessili”, ha spiegato in una nota Filippo Brandolini, Presidente di Utilitalia.

Investire di più nel riciclo e riuso dei Raee e dei rifiuti tessili

Gli obiettivi chiave su cui dovremmo concentrarci qui in Italia, secondo il Rapporto, oltre alla raccolta differenziata, bisogna potenziare la raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici (Raee) e di quelli tessili, soprattutto nelle città e nei territori a più alta densità abitativa.

Riguardo la possibilità di recuperare materie prime critiche, metalli e altri materiali rari, il corretto riciclo dei Raee (circa 360mila tonnellate raccolte nel 2021) rappresenta una grande opportunità per ridurre la dipendenza da Paesi terzi e ridare valore a ciò che buttiamo via (spesso troppo presto e ancora funzionante).

Ma per raggiungere questo obiettivo è appunto necessario implementare le infrastrutture e snellire le procedure autorizzative per la realizzazione degli impianti: oggi in Italia si raccolgono circa 6 kg/ab anno di RAEE contro una media europea di 10 kg/ab anno.

L’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili comporterà un incremento di questa frazione, in parte proveniente dall’industria della moda, che dovrà essere adeguatamente gestita. Ad oggi, si legge nel Green Book 2023, “il 72% dei Comuni italiani raccoglie separatamente i tessili per una quantità complessiva di circa 154mila tonnellate nel 2021. Sono necessari investimenti in nuove tecnologie di selezione e riciclo, per garantire il raggiungimento degli obiettivi di circolarità”. Rifiuti tessili che rappresentano non solamente una minaccia ambientale, ma anche un serio rischio per la salute umana per via delle microplastiche.

Il PNRR

Con il 60% destinato alle regioni del Sud e le azioni di riforma messe in campo, il PNRR può offrire una spinta importante a colmare il service divide che caratterizza il Paese. Le linee di investimenti programmate mirano a incentivare la circolarità delle risorse e, nello specifico, a migliorare i sistemi di raccolta e gestione dei rifiuti in tutto il territorio nazionale. Per questi interventi sono stati stanziati 2,1 miliardi di euro a fronte di progetti candidati dalle imprese per circa 7 miliardi di euro: si tratta quindi di risorse che agiscono da propulsore per gli investimenti delle aziende, ma non sufficienti a colmare il fabbisogno nazionale di settore. 

Il valore economico e ambientale del modello EPR

Infine, se prendiamo in considerazione l’introduzione di un modello di EPR (Extended producer responsibility), la responsabilità estesa del produttore, in questa filiera si potrebbero generare ulteriori benefici ambientali, sociali ed economici su scala europea, “con un risparmio di 4,0-4,3 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, la creazione di oltre 15mila nuovi posti di lavoro e un giro d’affari compreso tra 1,5 e 2,2 miliardi di euro”.

Con l’EPR si somma al prezzo di mercato di un prodotto tutti gli altri costi ambientali stimati associati ad esso durante il suo intero ciclo di vita.

L’aumento esponenziale del commercio elettronico, le crescenti aspettative di scelta da parte dei consumatori e la rapidità dei consumi, hanno accelerato l’aumento dei rifiuti urbani che, secondo le stime, entro il 2050 saliranno a 3,40 miliardi di tonnellate a livello globale.

Oggi, anche se l’80% degli articoli attualmente smaltiti in discarica è riciclabile, solo il 20% di questo contenuto viene effettivamente riciclato.