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Schermo&Schermo. ‘Gomorra 2’, solo il trionfo del male assoluto?

di Carlo Macchitella, produttore televisivo |

La Napoli di “Gomorra” è un mondo privo di speranza, dove coloro che operano sono solo ed esclusivamente delinquenti e soggetti affini al crimine. E, forse, è questa scelta narrativa, che è stata la grande forza della serie.

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Gomorra” è tornata! La seconda stagione della serie italiana più famosa del mondo e più venduta nel mondo è da martedì scorso nuovamente in onda su Sky.

Rispetto alla serie precedente rimangono immutati i caratteri fondanti. La scelta fatta dagli sceneggiatori e dal regista è quella di raccontare che nelle storie di “Gomorra” non può essere presente la luce del sole.

Tutto quello che viene raccontato è l’esaltazione del male e nell’esaltazione del male vi è il racconto di una società che non solo non ha futuro ma il cui presente è assolutamente negativo.

Al fondo la Napoli di “Gomorra” è un mondo privo di speranza, dove coloro che operano sono solo ed esclusivamente delinquenti e soggetti affini al crimine. E, forse, è questa scelta narrativa, che è stata la grande forza della serie e che la resa vincente in tutto il mondo cioè la descrizione del male massimo e del male assoluto, a fare anche il suo vero limite: l’impossibilità cioè di raccontare che comunque esistono dei mezzi toni, dei mezzi colori, dei tentativi di azzurro anche nei panorami più devastati e devastanti.

Allora, se Marco D’Amore rappresenta il simbolo di una società che non ha prospettive se non quella del crimine, non sarebbe stato sbagliato, a mio parere, se all’interno di questa stessa serie vi fosse stata anche una presenza, non buonista ma certamente necessaria, di qualcosa che non sia il Male ma che rappresenti almeno un tentativo di Bene.

A differenza della prima serie la regia appare più tesa a scavare nei personaggi che non ad evidenziare la trama del racconto e la sua velocità narrativa e gli stessi attori sembrano voler trasmettere più la loro sostenibile “pesantezza dell’essere” che un meccanismo di vita, di movimento.

E’ troppo presto per dire dopo le prime puntate se questa sarà l’intera chiave di interpretazione e di narrazione della serie, certo che se così fosse oltre al nero drammatico della storia si aggiungerebbe anche un’analisi nera dei personaggi e della loro vita.