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Rapporto interno, Facebook pericoloso per la democrazia: “Pochi gruppi coordinati in grado di provocare il caos”

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Dossier interno su Facebook rivela quanto accaduto prima e dopo le elezioni Presidenziali del 2020 vinte da Joe Biden su Donald Trump, quanto il social abbia favorito l’ascesa dell’estrema destra e la sua propaganda di odio e disinformazione, culminata con i fatti eversivi del 6 gennaio 2021. Si poteva evitare l’assalto a Capitol Hill?

I social media sono davvero pericolosi per le democrazie occidentali? Sono anni che i detrattori delle reti sociali provano a dare una risposta convincente a questa domanda, di non poco conto, e forse proprio da uno dei più grandi social al mondo, Facebook, sembra possa arrivare quella più controversa.

In un Rapporto interno al social network di Mark Zuckerberg, dal titolo “Stop the Steal and Patriot Party: The Growth and Mitigation of an Adversarial Harmful Movement”, di cui è venuto a conoscenza BuzzFeed, si fa direttamente riferimento ad un caso di studio particolare: come piccoli gruppi di persone ben motivati e organizzati tra loro possono creare le giuste condizioni per l’instabilità sociale, “il caos, è scritto nel testo, attraverso false notizie, manipolazione dell’informazione e quindi disinformazione pianificata.

L’assalto al Campidoglio americano, le responsabilità di Facebook

Il problema è particolarmente sentito negli Stati Uniti, sia perché fake news e disinformazione prendono di mira principalmente la società e le Istituzioni democratiche nel loro insieme (il famigerato “deep State”), sia perché nel documento si fa esplicito riferimento a quanto accaduto a Capitol Hill il 6 gennaio 2021, con l’assalta dei manifestanti pro-Trump al Campidoglio.

A quanto pare, Facebook non è riuscito in alcun modo a contenere un movimento nazionale di carattere insurrezionale e a prevenire i fatti di Washington. La piattaforma è stata utilizzata come megafono per la violenza e le strategie eversive dei gruppi di estrema destra e di ultra nazionalisti.

Il gruppo Facebook “Stop the steal” (“Fermate il furto”), dichiaratamente di estrema destra, nato per sostenere la tesi del complotto ai danni dell’ex Presidente Donald Trump, che secondo la propaganda di destra sarebbe stato defraudato della vittoria da un colpo di Stato dei Democratici, sembra aver avuto un ruolo determinate nell’evolversi dei disordini e degli incidenti gravi dell’anno passato.

Il Rapporto si sofferma sull’incapacità di Facebook di capire se il gruppo in questione fosse di carattere eversivo e terroristico (secondo gli standard americani) o semplicemente invocasse la libertà di pensiero e di espressione.

Con il senno di poi sappiamo tutti come è andata a finire e quanto questi gruppi abbiano contato nell’assalto a Capitol Hill”, si legge nel commento al documento.

La presenza eversiva sul social network

Altra accusa grave a Facebook è la tempistica con cui è stato deciso l’oscuramento del gruppo estremista, avvenuto dopo diverse segnalazioni per elevato numero di contenuti di odio e istigazione alla violenza. Nato la notte del 5 novembre 2020, il giorno delle elezioni, aveva raccolto ormai più di 300 mila adesioni in meno di 24 ore (era online dalla notte tra il 3 e il 4 novembre) e al momento della chiusura c’erano oltre 1 milione di richieste di adesione in sospeso ancora.

Dopo la sua chiusura, “Stop the steal” si è frantumato in una miriade di altre pagine, tra cui “Patriot Party” (per la nascita di un nuovo partito di destra/estrema destra con a capo Trump stesso) e sembra che questo abbia depotenziato i sistemi di controllo e censura di Facebook.

Altra caratteristica di questi gruppi estremisti è che sono riusciti a crescere e moltiplicarsi grazie ad uno strumento previsto dal social stesso: i “super-inviters”, cioè figure che “invitano” altri utenti ad iscriversi ad un gruppo.

Stop the steal” ne contava 137, ognuno dei quali ha invitato più di 500 utenti ad unirsi al gruppo, lavorando in stretto contatto e coordinandosi sulle azioni di propaganda da portare avanti e sugli strumenti di comunicazione/marketing politico da utilizzare di volta in volta a seconda degli obiettivi.

I limiti del controllo

Secondo il Rapporto, in sostanza, Facebook non è riuscita a prevenire il peggio nonostante tutti sapevano che i gruppi di estrema destra che gravitavano attorno a “Proud Boys”, “Qanon”, “Stop the steal” e “Patriot Party”, solo per citare i più celebri, stavano tramando qualcosa per le elezioni Presidenziali americane del 2020.

Il punto è che il popolare social non sembra avere la forza (e forse la volontà) di contenere la propaganda di odio e violenza politica che è nata proprio dalle sue pagine, con l’aggiunta che la sua struttura interna ignora ancora che uso si faccia di account politici falsi e come questi si organizzino in strategie comuni tese a delegittimare le Istituzioni democratiche (non solo americane) attraverso false notizie e disinformazione sistematica.