L'Osservatorio

PMI 4.0, big data e internet delle cose per il 23% delle aziende italiane nel 2018

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Nel primo semestre 2017 l’aumento del fatturato delle Pmi 4.0 è stato del 48,8%, mentre le previsioni di crescita sono del 57,9%. Le imprese sfruttano iper ammortamento e credito d’imposta.

Il 66% degli imprenditori giudica positivamente o discretamente gli effetti sul settore, seppur esprimendo la necessità di un piano pluriennale e di una minore attenzione rivolta alle grandi imprese. È quanto affermato dalle piccole e medie imprese (Pmi) della manifattura italiana rispetto al Piano nazionale impresa 4.0 nel nuovo Osservatorio Mecspe, in occasione della quarta tappa dei “Laboratori Mecspe fabbrica digitale, La via italiana per l’industria 4.0

In particolare, tra le iniziative previste si attribuisce grande rilevanza all’iper-ammortamento per i macchinari funzionali alla digitalizzazione (69,7%), al credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo (57,4%), al miglioramento delle infrastrutture digitali abilitanti (54,6%) e alla de-fiscalizzazione dei premi di produzione (51,1%).

I dati ci dicono che nel primo semestre 2017 l’aumento del fatturato delle Pmi 4.0 è stato del 48,8%, mentre le previsioni di crescita crescono del 57,9%.

Quasi 9 aziende su 10 si dicano disposte a investire nei prossimi anni nella trasformazione della loro impresa in una Fabbrica Intelligente – ha commentato Maruska Sabato, Project Manager di MECSPE – Questo trend indica grande attenzione e forte interesse nei confronti delle tecnologie abilitanti, percepite oramai in maniera diffusa come un utile strumento per migliorare sistemi e processi produttivi. La sfida che bisogna affrontare adesso è quella della formazione: occorre aumentare il livello di competenze digitali di tutti gli operatori del manifatturiero, affinché si possano cogliere, nel più efficace dei modi, le opportunità offerte dalla tecnologia”.

Le Pmi della meccanica, che a oggi hanno introdotto nuove tecnologie abilitanti, hanno privilegiato soluzioni per la sicurezza informatica (59,5%) e la connettività (53,4%) – settori in cui si registra anche il livello di conoscenza maggiore da parte delle aziende – la simulazione (28,2%), la produzione additiva (26,7%), il cloud computing (24,4%) e l’Internet of Things (22,1%), che saranno oggetto di ulteriori investimenti da qui al 2018.

Entro la fine del prossimo anno, dunque, l’Internet of Things sarà presente nel 22,1% delle aziende, la sicurezza informatica e il cloud computing nel 20,6%, la realtà aumentata nel 15,3%.

Tra gli obiettivi, però, saranno i big data a godere degli investimenti maggiori, arrivando a essere così presenti in oltre un quinto delle imprese italiane (22,9%).

Tra i i principali fattori di rallentamento della digitalizzazione, infine, troviamo il rapporto incerto tra investimenti e benefici (per il 46,2% delle aziende), l’arretratezza delle imprese con cui si collabora (43,1%), la mancanza di competenze interne (29,2%) l’assenza di un’infrastruttura tecnologica di base adeguata, gli investimenti richiesti troppo alti (26,2%), la mancanza di una chiara visione del top management (24,6%), i dubbi sulla sicurezza dei dati e il cyber crimine (17,7%).