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Plastica e inquinamento, il riciclo non era una soluzione e le aziende lo sapevano. Lo studio

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Ci abbiamo creduto, più o meno tutti, ma da qualche tempo si stanno allungando ombre inquietanti su questa narrazione. Secondo un nuovo Report pubblicato dal Center for Climate Integrity Research (CCI), infatti, le grandi società petrolifere e l’industria della plastica erano già al corrente che il riciclo non sarebbe stata una soluzione al problema dell’inquinamento.

Il riciclo della plastica, una mossa a tavolino dell’industria petrolifera? Secondo un nuovo studio sì

Oggi sappiamo bene quanto i rifiuti di plastica, soprattutto monouso, siano un problema molto serio per la salute umana e dell’ambiente in cui viviamo.

Negli ultimi decenni ci hanno chiesto di riciclare e proposto di acquistare prodotti in plastica riciclata, come unica via per ridurre questo inquinamento terribile e avviare così un’industria di settore più sostenibile e socialmente responsabile.

Ci abbiamo creduto, più o meno tutti, ma da qualche tempo si stanno allungando ombre inquietanti su questa narrazione. Secondo un nuovo Report pubblicato dal Center for Climate Integrity Research (CCI), infatti, le grandi società petrolifere e l’industria della plastica erano già al corrente che il riciclo non sarebbe stata una soluzione al problema dell’inquinamento da rifiuti di plastica.

D’altronde, circa il 98% della plastica monouso, come bottiglie o imballaggi, deriva proprio dal petrolio.

Anzi, a detta dei ricercatori, la strada del riciclo sarebbe stata una strategia decisa a tavolino per continuare a favorire la produzione di prodotti in plastica monouso.

Da trent’anni il settore mentiva: la plastica vergine vince sempre su quella riciclata

Dal 1995 circa, si legge anche su thred.com, l’American Plastics Council aveva già capito che la plastica riciclata non avrebbe mai superato la plastica vergine: “più economica, più facile e molto più veloce da produrre”.

Prova ne è l’aumento costante negli anni di produzione di plastica vergine, mentre il riciclo è cresciuto a fasi alterne e oggi ha toccato il 9% del totale prodotto.

Anche perché il materiale riciclato perde di qualità rispetto a quello vergine, anche solo dopo il secondo ciclo di vita, nonché più tossico e in grado di rilasciare anche maggiori frammenti di microplastiche ogni volta che è riutilizzato.

Se questo è vero, il riciclaggio della plastica ha solo allungamento il tempo di vita di alcuni prodotti prima di finire comunque ed inevitabilmente nei percorsi di smaltimento. Come disse nel 1989 il direttore e fondatore di Vinyl Institute, Roy Gottesman: “Il riciclaggio non può andare avanti all’infinito e non risolve il problema dei rifiuti solidi“.

Inquinamento, salute e tentativi di regolamentare l’industria mondiale

Un recente studio dell’Università di Goteborg ha inoltre scoperto che la plastica riciclata contiene centinaia di composti chimici tossici per la nostra salute, tra cui farmaci, pesticidi e componenti industriali. Per i ricercatori svedesi, rimane un materiale che di fatto continua a rappresentare un pericolo per la salute dell’ambiente e di tutte le specie viventi, umane e non umane.

Al mondo oggi se ne producono più di 400 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno. Meno del 10% come detto è riciclato, con il risultato che crescono le discariche legali e illegali, a danno dell’ambiente, della salute di esseri umani e non umani.

A fine novembre 2023 si è tenuto a a Nairobi, in Kenya, il terzo ciclo di negoziati per arrivare ad un Trattato globale contro l’inquinamento da plastica. Quest’anno in Canada si terrà il quarto round di negoziati sul tema.

La plastica ha svolto un ruolo chiave nella crescita economica dei Paesi occidentali e nello sviluppo industriale di diversi settori chiave, ma nel tempo il suo utilizzo è cresciuto a dismisura, rappresentando progressivamente non più un vantaggio, ma un rischio enorme per la nostra salute e per quella di piante e animali, corsi d’acqua e terreni.