Transizione energetica

Pannelli solari sulla metà dei tetti per soddisfare il 100% del fabbisogno globale di energia elettrica. Lo studio

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La transizione energetica non può prescindere dalle fonti energetiche rinnovabili, in particolare dal sole. I pannelli solari oggi costano sempre meno (l'80% in meno rispetto al 2010) e se montati sui tetti di edifici e case di tutto il mondo potremmo forse risolvere il problema globale della domanda crescente di energia.

Più pannelli solari per coprire tutta la domanda globale di energia

I pannelli solari costano sempre meno e cresce il numero di edifici che hanno iniziato a montarli sui tetti, per generare energia elettrica a bassissimo costo, diminuendo la dipendenza dalle reti nazionali e riducendo allo stesso tempo il proprio impatto ambientale.

Il costo di questa tecnologia, infatti, oggi è l’80% inferiore rispetto al 2010, mentre la generazione di un kWh dal sole costa molto meno di qualunque altra fonte energetica, gas e nucleare compresi.

In un articolo su Nature Communications è spiegato in che modo è possibile nel tempo arrivare ad offrire sempre più energia elettrica a basso o bassissimo costo, fino al soddisfacimento dell’intera domanda energetica mondiale, sfruttando anche solo l’energia solare.

Secondo lo studio, infatti, basterebbe coprire con pannelli solari il 50% dei tetti degli edifici sparsi in tutto il pianeta per generare tutta l’energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno mondiale annuale.

Ovviamente, gli studiosi hanno dovuto valutare la posizione dei tetti in questione rispetto alla posizione geografica, la latitudine e l’emisfero di riferimento, ma il risultato è ugualmente straordinario.

Dove conviene di più montare pannelli

Se anche le terre più settentrionali del Nord del pianeta, tra cui l’Europa, possono veder variare la propria capacità di generare energia elettrica da pannelli solari fino ad un 40%, durante tutto l’anno, a causa delle enormi differenze stagionali di esposizione alla nostra stella, grazie alla resa delle medie latitudini (dove la differenza stagionale è ridotta, fino a scomparire quasi all’equatore), ogni mancanza può esser facilmente compensata, e con l’aiuto di sistemi di accumulo sempre più efficienti a livello energetico e di autonomia potremmo comunque avere energia a disposizione anche nei momenti meno propizi da un punto di vista meteorologico.

In generale, l’Asia è il continente migliore in cui produrre energia elettrica dal sole, specialmente centrale e meridionale, con un costo medio di 0,00068 dollari per kWh (qui i costi di produzione dei pannelli sono tra i più bassi al mondo, non ci sono costi di trasporto, i sistemi di accumulo sono diffusi e di sole ce n’è in abbondanza).

Diverso il discorso per Stati Uniti, Giappone e Regno Unito, dove i costi sono più alti e spesso i giorni di sole sono inferiori al resto del mondo. Mediamente in Europa, invece, il costo per kWh è di 0,0013 dollari, diciamo una via di mezzo.

In città, poi, la diffusione di tale tecnologia potrebbe dare una mano consistente nel ridurre le emissioni di CO2 e altri gas serra molto nocivi per la salute.

Punti critici

Lo studio, comunque, rende noti anche diversi punti critici, a cui tutti siamo chiamati a trovare al più presto una soluzione: non è possibile fare affidamento solo su una fonte energetica; la domanda di energia elettrica a livello industriale necessita di un mix più ampio di fonti; i costi attuali sono ancora troppo alti per considerare tale soluzione come matura per la transizione energetica.

Più di 800 milioni di persone al mondo non hanno ancora un accesso continuo e sicuro all’energia elettrica. Si calcola che tra una decina di anni ancora 600 milioni di persone saranno senza elettricità. Nove su dieci di queste si troveranno nell’Africa subsahariana.

Per questo è fondamentale trovare una fonte energetica che sia pulita, disponibile e accessibile a tutti a prezzi bassi, altrimenti ci ritroveremmo comunque in un mondo dove ancora chi è povero inquina e chi è ricco trova sempre il modo per avvantaggiarsi delle tecnologie più innovative, scaricando i costi sui Paesi meno fortunati.