Digital economy

Pagamenti elettronici, 40% degli italiani anche per spese inferiori a 5 euro. Stretta Bankitalia sui contanti

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Epayment preferito da tre italiani su quattro. Addirittura, per autorizzare i pagamenti il 48% dice si alla scansione dell’impronta digitale e il 3% è disposto a farsi innestare un chip sotto pelle. Da dicembre 2018 prime segnalazioni alla Banca d’Italia per depositi/prelievi contanti superiori ai 3.000 euro.

Le transazioni senza contanti sono aumentate nel nostro Paese tra il 2011 ed il 2015, con un tasso annuale composto calcolato attorno al 5,6%. A livello mondiale, i pagamenti elettronici hanno raggiunto un volume globale di transazioni pari a 433 miliardi di dollari secondo il World payments report 2017.

Dato che comunque è atteso in ulteriore crescita, attorno ai 730 miliardi di dollari nel 2020.

L’innovazione tecnologica digitale in atto non farà che facilitare la diffusione dei pagamenti elettronici (ePayments), soprattutto grazie a soluzioni blockchain e di cybersecurity, al mercato fintech e alle criptovalute, alla smart city economy e il modello smart home, o relative alle auto connesse in rete e l’infotainment in ogni sua forma.

Anche nel nostro Paese i pagamenti elettronici si stanno affermando come il principale mezzo di transazione per gli acquisti di beni anche presso i negozi fisici: tre italiani su quattro (il 75%) preferiscono l’epayment e nel 40% dei casi anche per somme inferiori ai 5 euro.

C’è poi chi ricorre all’applicazione mobile della propria banca, come nel caso del 44% delle donne e del 29% degli uomini, secondo una recente indagine condotta nel nuovo Osservatorio mensile di Findomestic, realizzato in collaborazione con Doxa, mentre tra i servizi più noti troviamo Postemobile (23,5%) ed Apple Pay (23,3%).

Grande interesse è rivolto anche alle tecnologie biometriche, ovvero quelle che consentono di identificare una persona sulla base di una o più caratteristiche biologiche e comportamentali: quasi uno su due (48%) si dice favorevole alla scansione dell’impronta digitale per autorizzare i pagamenti e c’è addirittura un 3% disposto a farsi innestare un chip sotto pelle per effettuare i propri acquisti.

Gli italiani propendono per i pagamenti cashless soprattutto perché rappresentano uno strumento comodo per il 54% degli intervistati, ma anche perché consente di girare senza i contanti per il 39%. Inoltre, sfruttando le carte elettroniche, il 30% dei nostri connazionali si dice libero dalla schiavitù del prelievo agli sportelli automatici e tutto sommato si sentono pure più sicuri (22%).

La resistenza del contante e le misure anti-cash della Banca d’Italia

Niente più monete sonanti e valute di carta nella nostra vita? Non proprio. Se è vero che il processo di sostituzione del contante con le criptovalute e i pagamenti digitali è inarrestabile, è anche ovvio che ci vorrà del tempo, sia per adeguare le leggi alla rapidità della trasformazione digitale, sia per consentire un salto culturale necessario al cambiamento nei modelli comportamentali da parte della popolazione.

Ad esempio, al campione è stato chiesto se tra cinque anni in Italia sarà possibile pagare solo via epayment o se, invece, il contante resisterà all’incalzare delle soluzioni digitali, e la risposta è stata questa: “solo il 9% pensa che i contanti verranno definitivamente ‘pensionati’ e il 45% lo ritiene probabile, mentre il 44% crede che difficilmente il denaro liquido scomparirà nel giro di un lustro”.

Un dato che rispecchia fedelmente la situazione odierna, dove il 25% degli italiani preferisce ancora pagare in contanti. Al Sud la quota dei fedelissimi alla moneta sale al 31%, soprattutto tra i più giovani, tra chi ha un’età compresa tra i 18 ed i 24 anni (il 52,3%).

Il motivo di tale resistenza al cambiamento? Secondo i dati in possesso dell’Osservatorio, è da ricercare nella paura di non riuscire a tenere le spese sotto controllo: la pensa così il 61% delle donne e il 41% degli uomini del Meridione.

E contro i contanti è partito anche il monitoraggio automatico della Banca d’Italia. Secondo quanto annunciato dall’Unità di informazione finanziaria della nostra Banca centrale, è in fase di sviluppo finale il sistema informatico che provvederà a tale controllo e che consentirà, ogni qualvolta ci sarà un deposito o un prelievo superiore ai 3.000 euro, di far partire in tempo reale la segnalazione agli uffici antiriciclaggio di Bankitalia (come previsto del decreto legislativo 90/2017 in merito alle norme antiriciclaggio di denaro).

Le segnalazioni, infine, potranno partire già da dicembre 2018, in modalità che saranno stabilite nelle prossime settimane in riunioni tra tecnici operatori del settore.