Pagamenti elettronici

‘Servono sanzioni per chi non accetta pagamenti con carta’. Intervista a Sergio Boccadutri

a cura di Paolo Anastasio |

Intervista a Sergio Boccadutri, esperto di pagamenti digitali, sulle priorità per la diffusione di strumenti cashless per contribuire a ridurre l’evasione fiscale.

Pagamenti elettronici e diffusione di nuovi strumenti digitali per allargare la platea degli italiani che rinunciano al contante, in ottica antievasione fiscale. Questo uno degli obiettivi ‘evergreen’ della politica italiana, su cui anche il nuovo governo Conte bis dovrà cimentarsi. Ma quali sono le priorità per il nostro paese e gli obiettivi da raggiungere? Ne abbiamo parlato con Sergio Boccadutri, che nella scorsa legislatura si è impegnato per la diffusione dei pagamenti digitali.

Key4biz. Boccadutri, lei nella scorsa legislatura si è molto impegnato per la diffusione dei pagamenti digitali. Oggi il tema torna centrale anche in una ottica di riduzione dell’evasione fiscale.

Sergio Boccadutri. Sì, ricordo che abbiamo posto in essere le basi per la discussione odierna, attraverso il recepimento della nuova direttiva sui pagamenti, l’Italia tra i primi paesi in Europa, ed una serie di interventi specifici come la lotteria degli scontrini, la cancellazione di soglie per l’accettazione delle carte di pagamento, la modifica delle condizioni per la detrazione e deduzione dei costi per il carburante e soprattutto il riconoscimento normativo della piattaforma PagoPa per i pagamenti verso la Pubblica amministrazione. Ma abbiamo anche recepito la direttiva Pad, che raccogliendo anche una convenzione già esistente nel nostro Paese, ha consacrato in una norma primaria le condizioni del conto di base che devono essere offerte dalle banche per includere i cosiddetti unbanked: tra queste l’emissione di una carta di debito.

Key4biz. Quindi cosa manca? Cosa c’è ancora da fare?

Sergio Boccadutri. Bisogna rendere effettiva libertà del consumatore di decidere come pagare. Oggi di fronte al rifiuto della carta si può fare ben poco. Si può ritardare il pagamento senza rischiare la messa in mora, fino a quando il creditore non sia in condizione di accettare la carta, ma nei fatti accade che di fronte al rifiuto si scelga di pagare in contanti, anche se qualcuno inizia a lasciare alla cassa il prodotto. Cosa difficile da fare al ristorante.

Key4biz. Quindi?

Sergio Boccadutri. Serve una sanzione per chi non accetta i pagamenti con carta. Sarebbe un deterrente fortissimo contro il rifiuto. Basti pensare che il semplice obbligo del Pos varato nel 2012 ha fatto balzare in un solo anno del 20% l’adozione dei Pos. Ma oggi serve rendere effettivo l’obbligo. Solo così il consumatore potrà insistere alla cassa e pagare con la carta. Ma serve anche altro…

Key4biz. Ovvero?

Sergio Boccadutri. Non voglio qui entrare nel merito di altre proposte che non condivido e di dubbia applicazione pratica, come la tassa sul contante o norme volte al conflitto di interessi attraverso la detrazione di determinate spese. Lo Stato intanto dovrebbe iniziare col fare la sua parte accollandosi su PagoPa tutte le commissioni senza ribaltarle sul cittadino che paga, col paradossale effetto che in alcuni casi costa meno pagare in contanti che con una carta. Anche perché lo Stato ci guadagna comunque, accettare pagamenti cashless significa ridurre costi come le indennità di cassa, il trasporto, errori e furti.

Key4biz. Lei quindi sostiene quindi che le commissioni su PagoPa dovrebbero essere a carico dell’amministrazione che riceve il pagamento, come fanno gli esercenti privati. Quello delle commissioni è un altro tema caldo.

Sergio Boccadutri. Le commissioni in Italia non sono più alte di quelle di altri paesi europei, anche perché è intervenuto un regolamento che ha stabilito un tetto a livello Ue su una componente importante della commissione finale applicata al commerciante che nei fatti ha avuto l’effetto di armonizzare quest’ultima nel continente.

In alcuni casi si possono prevedere dei sostegni a certe categorie di beneficiari, dato che la commissione si applica sul prezzo finale pagato dal consumatore, penso ai distributori di carburanti dove le accise, incassate e girate allo Stato, sono una componente importante del prezzo.

Ma oggi esistono nuovi strumenti di pagamento, c’è una concorrenza enorme nel settore che offre sempre di più soluzioni a costi inferiori per il commerciante. Ma nulla è gratis, le commissioni servono al sistema per remunerare la supply chain dei pagamenti che è complessa e articolata per evitare frodi e truffe. La sicurezza ha un costo, nulla è gratis: basti pensare ai nuovi oneri introdotti a chi presta servizi di pagamento dalle recenti disposizioni europee sulla strong customer authentication, ovvero ai costi di compliance antiriciclaggio.

Key4biz. Lei ha parlato di nuovi strumenti di pagamento, pensa quindi ad un futuro senza carte oltre che senza contati?

Sergio Boccadutri. Sì. Nel 2014 nella prefazione al bel libro di Devid Jegerson sul mercato dei pagamenti, scrissi che la plastica, come in gergo si definiscono le carte, si sarebbe sciolta presto per lasciare spazio ad una serie di inimmaginabili soluzioni dematerializzate, che potremmo definire cardless. Ecco mentre in Italia si parla di cashless nel mondo si discute dell’impatto, anche nelle relazioni sociali, delle soluzioni cardless. Ma soprattutto bisogna anche guardare alle innovazioni sul versante dell’acquiring. Il mercato finora si è molto concentrata sull’emissione degli strumenti di pagamento, ma adesso si sta occupando proficuamente dell’accettazione: oggi i dati dei pagamenti possono essere utilizzati dal commerciante per pianificare gli approvvigionamenti del magazzino, capire come calibrare le offerte, confrontare le proprie performance di vendita con quelle di negozianti simili ai suoi.

Key4biz. A proposito di nuovi strumenti di pagamento, è dell’altro ieri la notizia che l’Antitrust ha avviato una procedura nei confronti di Telepass, che alla fin fine è uno strumento di pagamento. In sostanza, l’accusa sarebbe quella di non accettare iban esteri, violando così le norme europee. Cosa ne pensa?

Sergio Boccadutri. Ho letto. Non discriminare gli iban in base alla nazionalità della banca è una misura giusta e utile all’integrazione dell’area unica dei pagamenti. Chi offre un servizio addebitandone il pagamento deve consentire al consumatore di decidere quale conto utilizzare e chi apre un conto in una banca europea non può essere discriminato per questo. Ma nel caso specifico andrebbe approfondito se la disciplina sull’obbligo di accettare tutti gli iban europei sia applicabile. Infatti, il regolamento non si applica alle carte di credito e agli strumenti simili. E alla fine ciò ha una logica: pensiamo al caso di una carta emessa dalla Banca Alpha che potrebbe essere addebitata sull’iban detenuto sulla Banca Gamma. Mi pare che alla fin fine, Telepass che è uno strumento di pagamento, funzioni allo stesso modo: anticipa i pagamenti al casello e poi addebita a fine mese il costo sull’iban del cliente, esattamente come fa la carta di credito del conducente che ha pagato con la sua carta al casello accanto.

A parte questo ho letto che già Telepass ha messo a disposizione un servizio col quale gli addebiti possono essere regolati su carta di credito e che sta innovando i sistemi di identificazione, per i quali in fase di on boarding utilizzava il sistema Seda anche per profilo di rischio di credito.

Key4biz. Concludendo pensa che la politica possa fare altro per incentivare i pagamenti elettronici?

Sergio Boccadutri. La cosa importante è che qualunque proposta tenga conto del fatto che stiamo parlando di un mercato complesso e ormai guidato da regole europee. Non vorrei che alla fine regole nazionali troppo stringenti, danneggiassero proprio l’industry di casa nostra che invece, secondo il detto nemo profeta in patria, è tra le più avanzate e innovative al mondo. Certo bisogna ridurre la circolazione dei contanti per scovare meglio le sacche di evasione: spesso utilizzo la metafora del fiume, minore è il livello di contati più facilmente possono essere individuate le pietre scure nel fondo che rappresentano il nero. Ma affidarsi al dinamismo e alla concorrenza del mercato dei pagamenti, almeno una volta senza atteggiamenti dirigisti, potrebbe essere la soluzione migliore. Magari agevolando fiscalmente i programmi fedeltà, affinché i prestatori dei servizi di pagamento concorrano anche sul versante dei programmi di loyalty per premiare l’uso dei pagamenti alternativi al contante.