Fiction e talk

Odiens, Montalbano sbaraglia i talk che hanno perso ‘suspense’

di Stefano Balassone |

Il commissario Montalbano raccoglie più audience dei talk show politici ai quali manca il meccanismo della suspense, presente invece nelle fiction che attraggono di più il pubblico (Montalbano docet).

#Odiens è una rubrica a cura di Stefano Balassone, autore e produttore televisivo, già consigliere di amministrazione Rai dal 1998 al 2002, in collaborazione con Europa.
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Pubblicato su Odiens, Europa il 3 ottobre 2014

Nell’ultima puntata trasmessa (o ritrasmessa?) dalla Rai il commissario Montalbano si rigira in un viluppo di rapporti incrociati fra mafia e politica. Che sarebbe poi l’equivalente italiano delle storie dello sceriffo integerrimo, ma accorto, che se la sbriga nel Far West dalle pistole facili e dalla legge incerta perché affidata più alla dedizione dei suoi custodi che all’adesione entusiastica della società circostante.

Altri sceriffi (Del Debbio e Formigli) alla stessa ora andavano a caccia del bene e del male, nel lodevole tentativo di distinguerli, ma messi insieme hanno raccolto meno della metà del pubblico attirato dallo sceriffo finto. Come si spiega? Semplice: dal meccanismo dei talk show, tutti tranne quelli di Lio Beghin (Linea Rovente, Telefono Giallo, Chi l’ha visto?) della fine degli anni ’80, manca il meccanismo della suspense. Ti dicono le cose, questo è il talk, ma non te le fanno né temere né sperare.

Mentre di suspense è stracolma ogni fiction che si rispetti, e se l’autore sa il fatto suo, la amministra come un direttore di orchestra fa con gli alti e i bassi degli strumenti a cui comanda. E infatti Beghin era un grande esperto di teatro, cioè di fiction, che riuscì a trasporne le accortezze nelle sue creature televisive. Altri dopo di lui non ne ricordiamo, e in seguito la macchina dei talk si è fatta sempre più meccanica e manierata, anche per l’ansia, altro che graduare le espressioni dell’orchestra, di stiracchiarne il suono fino a notte inoltrata.

Così le reti risparmiano nell’acquisto di film e telefilm e si evitano il disturbo di inventare serate con due programmi, come avviene nel mondo civile, anziché con uno solo (girare il mondo tv via internet, per verificare) che ti porta fino alla nanna.

Detto questo il pubblico di Montalbano, cioè del nostro western in chiave John Ford (e non Sergio Leone) è una legione che vede infittirsi i ranghi man mano che si sale con l’età.

Sarà perché quel tipo di fiction, dove conta la caratterizzazione più che l’azione, trova migliori appigli nella memoria delle persone che avendo vissuto più a lungo hanno più confidenza con i charachters del racconto. E che di mezzo ci siano meccanismi che hanno a che fare con le idee che abbiamo in testa lo potrebbe dimostrare la constatazione che il boom di share avviene in Liguria e Umbria, mentre proprio la Sicilia si limita a una burocratica adesione di due punti sotto la media nazionale. Mentre i suoi sindaci si battevano per evitare che le prossime riprese fossero fatte in Puglia, danneggiando la fiction come meccanismo di attrazione turistica.

Ma qui già non parliamo più di fiabe, ma dei sanissimi calcoli che tutta l’Italia faticosamente sta imparando a fare mano a mano che si accorge che la fabbrica dei racconti parla alle anime, ma guarda alle – loro – tasche.