#Cashless: Uber è veramente una minaccia?

di di Cristian Testa |

Bisogna sapere come trasformare le minacce dell’mCommerce in un’opportunità di crescita, altrimenti l’innovazione si ferma.

#Cashless è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Waroncash.org.
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Italia


Uber

Il recente caso dell’app Uber che ha scatenato le ire dei tassisti dice molto sullo scenario economico (e sociale) del nostro paese in cui l’innovazione è spesso vista come alterazione di equilibri che fanno comodo a tanti e che quindi viene contrastata, il che ha come risultato quello di bloccare un sistema economico che cosi continua a perdere posizioni in tutte le classifiche di competitività internazionali. Secondo la più recente ricerca, del WorldCompetitiveness Center, il nostro paese è al 46° posto, dietro a tutti i big europei: 6° la Germania, 16° il Regno Unito, 27° la Francia e 39° la Spagna, perdendo sei posizioni in un biennio e quindi sorpassata da economie che solitamente consideriamo di secondo piano come quelle della Malesia o della Tailandia, della Polonia e del Portogallo.

 

Anche se agli operatori del trasporto non piace, per la collettività nel suo complesso sarebbe un cambiamento positivo perché il nuovo strumento, come scrive Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente della Bocconi, “dal punto di vista economico è una straordinaria modalità per ottimizzare risorse scarse come lo spazio umano, le auto e i parcheggi, migliora l’efficienza del parco automobili, riduce le emissioni, l’utilizzo di suolo e fa diminuire la necessità di investimenti pubblici ormai medievali per parcheggi e spazi riservati”. E parliamo di un azienda il cui valore già oggi sarebbe di 17 Mld $ e che produrrebbe 20 mila posti di lavoro al mese negli USA (quest’ultimo dato proviene dalla stessa Uber e va quindi preso con beneficio d’inventario).

 

L’innovazione è sempre portatrice di opportunità e sta ai singoli operatori economici, grazie alle loro capacità e spirito d’intraprendenza, riuscire a trasformarsi in modo da guadagnare grazie a ciò che di nuovo viene. Come sta avvenendo in tutti i paesi più evoluti con il fenomeno del commercio tramite cellulare. Nel Regno Unito molti analisti ritengono che la mobilità sarà portatrice di un vero e proprio shock culturale nel settore degli affari, la cui portata non può essere ancora compresa a fondo, ma che deve essere studiata e valutata con cura perché le imprese devono analizzare i trend tecnologici per adattarvisi in tempo al fine di mantenersi competitive al mutare dello scenario.

In base a una recente ricerca di EE, operatore telefonico britannico, già oggi 20 milioni di consumatori (quindi quasi la metà del totale nazionale) si recano nei negozi fisici per visionare direttamente i prodotti per poi cercare online attraverso il proprio smartphone o tablet l’offerta economica migliore. Questo fenomeno, sempre più diffuso, è detto “showrooming” e nel giro di un anno è raddoppiato. A Londra il 51% dei consumatori ammette di utilizzare questa pratica, particolarmente diffusa, come ovvio, nella fascia demografica più giovane (18-34). Il che ovviamente mette in difficoltà i negozi tradizionali che in questo modo rischiano di diventare il camerino di prova fisico dei grandi rivenditori online. Nell’88% dei casi i consumatori cercano online le migliori offerte relative al prodotto cui sono interessati.

 

Il Regno Unito è però un paese che si apre all’innovazione e non nasconde la testa sotto la sabbia davanti al progresso (ogni riferimento al nostro paese non è affatto casuale), cosi alcuni negozi fisici, come la catena John Lewis, anziché combattere un’inutile guerra di retroguardia, hanno deciso di assecondare il fenomeno e di mettere a disposizione della propria clientela una connessione Wi-Fi nei negozi e una app dedicata che consente loro di accedere ad offerte speciali e mirate. L’idea è quella di assecondare il fenomeno dello showrooming, potenzialmente dannoso per i negozi tradizionali, trasformandola in un’opportunità strategica di crescita. Questa contromossa non solo permette ai negozi fisici di essere più competitivi, ma consente loro di rafforzare il legame emotivo con la clientela (loyalty) che si sente rassicurata dall’atteggiamento trasparente del venditore che non si sottrae al confronto con la concorrenza (cosa  per altro ormai impossibile), ma che anzi lo facilita, ottenendo inoltre preziose informazioni sul proprio cliente che per accedere al Wi-Fi si registra e quindi il venditore potrà sapere a quali prodotti è interessato e creare delle offerte mirate.

 

Questa capacità di cavalcare l’innovazione, anziché contrastarla, è caratteristica peculiare dell’imprenditoria inglese, ed è ben dimostrata dal fatto che Oxford Street, una delle mete tradizionali dello shopping londinese, ha la più alta densità di Wi-Fi disponibile alla clientela tra tutte le vie commerciali del mondo: il 32% dei negozi sulla strada offrono connessione gratuita contro il 26% della 5th Avenue a NY, il 24% degli Champs Elysees di Parigi e l’appena 9% di Gynza nell’iper tecnologica Tokyo.

 

La crescita delle vendite tramite telefono, mCommerce, è vertiginosa: negli USA il mercato stimato per il 2014 è di 114 Mld $. Quindi a pochi anni dalla sua nascita il commercio via telefono negli USA pesa già il 39% dell’eCommerce complessivo (stimato negli USA a 294 Mld $). Ma la corsa sarebbe appena all’inizio e si prevede che nel giro di appena 4 anni il business americano legato al mCommerce possa più che raddoppiare per arrivare, nel 2018, a 293 Mld $. Ma questa impetuosa crescita non sta cannibalizzando il mercato tradizionale, bensì lo sta facendo crescere. Secondo una ricerca di Deloitte le informazioni digitali influenzano il 36% di ogni dollaro speso nella grande distribuzione e il 22% dei consumatori spende di più quando si informa in rete. Nel Regno Unito quasi il 10% dei consumatori (oltre 4 Mil) già possiede uno smartphone dotato di tecnologia NFC e quasi la metà già lo usa per effettuare pagamenti contactless.

 

Il mobile commerce è un’opportunità di business enorme, sia per chi opera nel settore dei pagamenti elettronici, sia per gli operatori telefonici, ma anche per il sistema economico paese nel suo complesso che per agevolarlo avrà bisogno di migliorare e rendere più efficienti le sue infrastrutture digitali, cosa di certo ben vista dalla popolazione italiana data la sua evidente preferenza per tutto ciò che ruota intorno alla telefonia.