#Cashless. Nel Regno Unito il contante è sempre meno usato

di di Cristian Testa |

Solo nel 17% delle transazioni il consumatore inglese ricorre al denaro tradizionale, con una flessione di quasi il 2% in appena un anno.

#Cashless è una rubrica settimanale promossa da Key4biz e Waroncash.org.
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Regno Unito


Mpayment

Il denaro contante è in costante declino, anche se il fenomeno nelle arretrate economie del Sud Europa è meno evidente rispetto ai paesi più evoluti e competitivi.

 

In base ad una recente ricerca di Banca Halifax l’utilizzo del cash nel Regno Unito sta scendendo anche più velocemente delle attese: solo nel 17% delle transazioni il consumatore inglese ricorre al denaro tradizionale, con una flessione di quasi il 2% in appena un anno. Il mezzo più usato per i pagamenti è sempre più la carta di debito (cioè il bancomat) cui si fa ricorso oltre la metà delle volte che si acquista (il 56%). Insomma, i sudditi di Her Majesty regolano in contanti meno di un’operazione di pagamento su cinque.

 

Ciò non deve affatto stupire perché nel Regno Unito a fine 2013 circolavano 95 Milioni di carte di debito e 61 Milioni di carte di credito (per una popolazione di 60 Milioni), ma ciò che conta è la costante crescita del loro utilizzo, in ogni singolo trimestre. Nel 2013 il numero di transazioni compiute è cresciuto del 6% arrivando a quasi 11 miliardi di operazioni complessive, il che significa 172 operazioni di acquisto fatte con plastica per ogni singolo cittadino (bambini inclusi). Il tutto per un valore totale di acquisti pari a 532 miliardi di sterline, una cifra enorme che equivale a 28 spesi ogni giorno con plastica da ogni britannico (anche qui compresi i minori)

 

Gli anglosassoni, si sa, sono pragmatici: davanti a un problema si rimboccano le maniche e cercano di risolverlo in maniera efficace e definitiva. E loro hanno compreso meglio e prima degli altri che l’utilizzo del contante nelle nostre economie complesse è un problema sotto molteplici punti di vista. Agli operatori commerciali britannici ogni anno il denaro contante costa 17,8 miliardi di sterline, pari a 21,6 miliardi di euro. Le operazioni di conteggio, anti-contraffazione, protezione, trasporto, stoccaggio e i danni causati dai furti di denaro fisico vengono spesso ignorati, ma esistono, sono concreti, reali e angustiano qualunque tipo di operatore economico. I dati inglesi ci dicono che ogni singolo soggetto (negoziante, artigiano, professionista) sostiene costi annuali legati al contante pari a 4.420 di euro. Una ricerca  svolta nel 2013 ha calcolato che se le piccole e medie imprese inglesi non accettassero più i pagamenti elettronici vedrebbero diminuire il loro fatturato complessivo di quasi 1 miliardo di euro. 

 

Queste palesi inefficienze, sommate alla maggior comodità dei pagamenti digitali, fa si che un terzo dei consumatori e dei merchant inglesi preveda che il denaro contante subirà una progressiva erosione e che presto il Regno Unito diventerà cashless. Le tendenze sono assolutamente chiare in questo senso. Già oggi il 31% dei consumatori inglesi preferisce fare i propri acquisti in luoghi che offrono una scelta tra diversi metodi di pagamento e l’80% delle aziende è pronto ad accettare nuovi strumenti se vi è una richiesta della clientela. Il 36% delle aziende analizzate si dicono pronte ad accettare pagamenti contactless entro 5 anni.

 

Quanto appena esposto non denota un desiderio di novità a tutti i costi, ma si basa su una concreta valutazione di costi e benefici, come sottolineato da Simon Black, AD di Sage Pay, che ha dichiarato che “le piccole e medie imprese sono il motore dell’economia inglese, ma se falliscono nel loro processo d’innovazione corrono il rischio di rimanere indietro”.

 

 

 

E questo pericolo dovrebbe essere avvertito in maniera ancor più chiara nel nostro paese che a causa di scelte scellerate e tutt’altro che lungimiranti negli ultimi 20 anni ha perso posizioni in tutte le classifiche di competitività. Come ha ben messo in evidenza uno studio del sito LaVoce di pochi giorni fa che confrontava il valore di quanto in media un lavoratore produce in un ora di lavoro. Le nostre inefficienze di sistema ci mettono in coda ai paesi occidentali: un americano in un’ora produce ricchezza per 56$, un tedesco e un francese circa 50 dollari, un italiano appena 37, superato anche da uno spagnolo che produce per 41 dollari.

 

Questo dato statistico mette a nudo la somma di tutte le nostre arretratezze, burocratiche, imprenditoriali, tecnologiche, che ci fanno perdere terreno nella competizione globale e tra le quali spicca il nostro proverbiale attaccamento al denaro tradizionale che usiamo ancora in nove acquisti su dieci.