After Futuri Digitali

Modena città digitale aperta, in migliaia per conoscere la smart city. Il punto sul Piano nazionale banda ultralarga

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Manifestazione sul digitale come nuovo modo di vivere, pensare e fare esperienza del quotidiano, “After Futuri Digitali” ha trasformato Modena in una piattaforma di soluzioni tecnologiche per la realtà virtuale e aumentata, per l’impresa 4.0 e l’intelligenza artificiale, per l’Internet delle cose e i big data, con l’obiettivo di avvicinare cittadini e imprese alla cultura dell’innovazione.

Questo fine settimana Modena si è tinta del rosa vivace di After Futuri Digitali, una manifestazione cittadina dedicata interamente al mondo digitale, alla cultura dell’innovazione tecnologica e alle sue applicazioni nella vita di tutti i giorni.

Un’iniziativa diffusa, promossa dalla Regione Emilia Romagna, dal Ministero dello Sviluppo economico, dal Comune di Modena, in collaborazione con Lepidaspa, Aster, Cup2000, Ervet, capillare e partecipata da migliaia di persone in tutta la città, articolata in decine gli eventi in programma, con l’opportunità per cittadini e visitatori di toccare con mano il concetto di trasformazione digitale e di smart life.

Per far questo è stato dato spazio a prototipi, simulatori e dimostratori delle tecnologie digitali più disruptive degli ultimi anni, sperimentabili sotto la guida di esperti che ne hanno illustrato gli utilizzi al servizio dell’individuo e della collettività di soluzioni per l’Internet of Things, dell’intelligenza artificiale, della realtà virtuale, della realtà aumentata, della robotica e dei sistemi di guida autonoma e connessa (autonomous and connected driving).

C’erano le demo di diversi sponsor tecnologici, tra cui Altran, Pikkart, Quix, Certhidea e Ikea, che hanno offerto la possibilità di sperimentare in prima persona la realtà virtuale grazie all’uso di un caschetto immersivo, ma anche la realtà aumentata tramite applicazioni mobili, un utilizzo alternativo e più efficace della tradizionale chat e la simulazione di un soggiorno virtuale all’interno della Stazione spaziale internazionale.

Un panorama smart in continua evoluzione che poggia le sue basi su infrastrutture innovative frutto dell’impegno congiunto di Stato, Regioni, amministrazioni locali e operatori privati. La banda ultralarga, la fibra ottica, il WiFi, il 5G, la gigabit society (o giga society) e le gigabit cities, città connesse e città as a service, sono tanti in modi in cui si declina il nuovo corso della digital transformation urbana.

Se n’è parlato sabato mattina, ad uno dei diversi appuntamenti cittadini in agenda, con il convegno “Così lontano, così vicino – Prima Conferenza Nazionale sullo stato di attuazione del Piano Nazionale Banda Ultra Larga”. La strategia per la banda ultralarga è il primo tassello di un progetto più ampio che ingloba gli obiettivi dell’Agenda digitale europea. È la pietra dura su cui può concretizzarsi una nuova visione dell’Italia che investe in infrastrutture a prova di futuro e che grazie allo sviluppo dei servizi si trasforma in una società digitalizzata pienamente inclusiva.

Un insieme di tecnologie che consentiranno di valorizzare gli asset del territorio, per rilanciare progetti culturali, sociali ed economici”, ha spiegato il sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli, in apertura di lavori. “Scuola, lavoro, trasporti, sanità, commercio, industria, aree di crescita che sotto il paradigma 4.0 avranno modo di connettersi al tessuto nazionale e all’Europa. Il data center che costruiremo potenzierà il processo di trasformazione digitale e favorirà la maturazione tecnologica della Pubblica Amministrazione, accelerando il piano Modena Smart City.

Soprattutto tale innovazione permetterà di crescere in maniera inclusiva, sostenibile e orientata ai mercati internazionali, senza mai perdere d’occhio sicurezza, formazione e solidarietà”.

Questa prima edizione del Festival After, promossa dal ministero per lo Sviluppo economico, insieme alla Regione Emilia-Romagna e al Comune di Modena, si inserisce in questa nostra strategia per raccontare cosa stiamo facendo, diffondere le tecnologie e coinvolgere tutta la comunità”, ha aggiunto l’assessore regionale alle Reti infrastrutture materiali e immateriali e Agenda digitale, Raffaele Donini.

In particolare penso ai giovani, che con questi strumenti hanno grande dimestichezza e sono una ricchezza per il futuro di tutti. L’incontro di oggi è solo uno dei primi che vogliamo fare per spiegare che una rivoluzione è in atto e che è compito di tutti noi realizzarla”.

Entro il 2020 vogliamo essere la Regione più digitalizzata d’Italia per creare nuove opportunità di crescita per la società regionale e nuovi posti di lavoro di qualità”, ha detto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, intervenendo al convegno. “Gli ultimi dati sulla disoccupazione in Emilia Romagna, che si è ridotta di un altro punto percentuale in un anno e oggi è al 6,4%, dal 9% di inizio legislatura, ci dicono che la direzione che abbiamo preso è quella giusta e vogliamo fare ancora di più. La banda ultra larga rappresenta una infrastruttura strategica che ci consentirà un ulteriore, innegabile vantaggio competitivo e ci permetterà di attrarre investimenti e talenti, ma anche di ampliare la gamma delle opportunità per tutti”.

Su questo fronte siamo in prima fila – ha precisato il sindaco –  e ci candidiamo a sperimentare da subito interventi complementari alle infrastrutture, azioni di incentivo all’uso della Rete destinate a cittadini e imprese e a creare le condizioni per avere le stesse opportunità per tutti”.

After è stata quindi l’occasione per fare il punto sullo stato di attuazione in Emilia Romagna e in tutta Italia del Piano banda ultra larga, il progetto cui Governo e Regioni hanno destinato oltre 3 miliardi di euro per dotarsi di una infrastruttura fondamentale per modernizzare il Paese, eliminare le differenze territoriali, realizzare profonde trasformazioni economiche e sociali.

L’intero territorio regionale, entro il 2020, sarà raggiunto da servizi in banda ultra larga, ha ricordato Donini. Una grande sfida in termini di interventi e cantieri, per un investimento complessivo da 255 milioni di euro, ma anche una vera e propria rivoluzione che migliorerà il modo di vivere, lavorare e conoscere dei cittadini, interessando tutti i settori: scuola, impresa, Pubblica Amministrazione.

In Emilia-Romagna sono già connessi a 1 Giga 298 comuni (sui 333 totali) e 885 scuole (su 1.900), un dato, quello degli istituti scolastici, che mette la regione al primo posto in Italia. Inoltre, grazie a Emilia-RomagnaWiFi, entro fine anno saranno 3.000 i punti di accesso libero a internet attivi in piazze e luoghi ed edifici pubblici nel territorio regionale, da Piacenza a Rimini.

Dopo i saluti istituzionali si è aperta la tavola rotonda moderata da Ernesto Belisario, avvocato ed esperto di politiche pubbliche sul digitale, OGP team presso il dipartimento della funzione pubblica, a cui hanno partecipato esperti e rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali.

Maurizio Dècina, Presidente Infratel Spa, ha illustrato l’andamento delle gare per il Piano Banda Ultralarga (BUL) e lo scenario prossimo a livello nazionale: “Con le prime due gare si arriva a coprire quasi l’interno territorio nazionale. Con la terza gara che arriverà si copriranno 7769 Comuni e 10 milioni di abitazioni per 3 miliardi complessivi di base d’asta. Le gare nelle zone a fallimento di mercato vedono la rete proprietà dello Stato, con risparmi ingenti dove l’operatore vende all’ingrosso infrastrutture in fibra ottica ad altri che rivendono il servizio agli utenti finali. Il prezzo è il 40% rispetto le zone di mercato”.

Nelle prime due gare si proceduto a copertura del territorio con tecnologia FTTH e FWA. Nel giro di un mese avremo un centinaio di cantieri aperti per tre anni circa. Grazie ad una nuova consultazione si è adoperata la tecnica dei numeri civici, che sono 32 milioni contro i 36,5 milioni di unità immobiliari. 19 milioni di numeri civici sono nelle aree grigie e nere e 13 milioni nelle bianche.

Una grande operazione a carattere nazionale che vede lo Stato attore importante in termini di risorse investite”.

Keynote speaker è stato Anthony Whelan, Director of DG CONNECT Directorate B, secondo cui in Europa sono state lanciate numerose iniziative per l’attuazione della strategia UE per il digitale, ma molte di queste devono ancora essere adottate: “La Commissione vuole accelerare sul mercato unico digitale. Su questa strada abbiamo chiuso accordi rilevanti in termini di portabilità dei contenuti, di realizzazione del piano WiFi4Eu e per la fine del roaming.

Ora dobbiamo affrontare delle nuove sfide, con tre aree particolarmente rilevanti in termini di crescita digitale: i big data e i liberi flussi di dati, la cybersecurity e la maggiore collaborazione delle piattaforme online.

Per raggiungere questi obiettivi serve la banda ultralarga. Stesso discorso per la nuova frontiera della giga society, a cui l’Europa punta per il 2025 con una copertura universale a 100 Mbps e connettività a 1 Gbps, leve per potenziare i vettori strategici di crescita economica e culturale”.

Impossibilitato a partecipare di persona, il Sottosegretario dello Sviluppo Economico con delega alle Telecomunicazioni, Antonello Giacomelli, ha inviato una lettera: “Siamo vicini al traguardo di una rete in banda ultralarga completamente pubblica. I primi due bandi sono stati aggiudicati, con notevole risparmio in termini di risorse finanziarie. Nel 2020 andranno raggiunti tutti i punti del Piano BUL e probabilmente il divario con l’Europa sarà finalmente colmato“.

Per il Minsitero dello Sviluppo ha comunque partecipato Alessio Beltrame, Capo della Segreteria del Sottosegretario Giacomelli, che ha dichiarato: “È lo stesso Festival di Modena a far parte del Piano nazionale per la banda ultralarga”. “Per cogliere a pieno le opportunità del digitale si deve lavorare sulle infrastrutture di base, sulla connettività. Cittadini e imprese devono essere capaci di maneggiare il digitale e saperlo usare, in prospettiva già si parla della giga society. La fibra è fondamentale e in questo lo Stato ha fatto molto per recuperare il gap con l’Europa: mettendo sul piatto più di 5 miliardi di euro, cambiando le regole, riducendo i tempi e i costi, realizzando partnership pubblico-privato, realizzando un catasto delle infrastrutture”, ha spiegato Beltrame.

Finalmente siamo riusciti a costruire una rete pubblica da mettere a disposizione degli operatori privati per il lancio dei nuovi servizi. Si è ascoltata la voce dei territori, Stato, Regioni e soggetti privati hanno lavorato assieme per la partenza del Piano nazionale per la banda ultralarga”.

Per una regione circondata dal mare la banda ultralarga significa rompere l’isolamento e connettere il territorio al mondo, con l’obiettivo di offrire ai cittadini servizi essenziali, gli stessi offerti al resto degli italiani”, ha affermato Filippo Spanu, assessore degli Affari generali, Personale e Riforma della Regione Sardegna.

Portare la rete BUL significa garantire lavoro alle imprese, servizi ai cittadini, ricettività al turista, possibilità di effettuare scambi con i mercati”.

Prato oggi sperimenta il 5G. Una tecnologia abilitante la crescita e l’economia digitale”, ha raccontato Benedetta Squittieri, ANCI coordinatrice del gruppo Banda Larga e Ultralarga, Assessore Comune di Prato. “Tutte le scuole sono connesse in 100 Mbps. Poi sono venuti gli imprenditori. La BUL è dare ai cittadini uguali diritti e la scelta è caduta sulla tecnologia FTTH. È offrire a tutti opportunità di crescere, formarsi ed essere in grado di affrontare le sfide del momento, portate dai mercati e la globalizzazione”.

Il nostro ruolo, di amministratori pubblici, è quello di offrire servizi avanzati a cittadini e imprese, e grazie alla BUL abbiamo modo di farlo nel migliore dei modi. Una soluzione frutto della volontà di cambiamento e semplificazione del quadro normativo, tramite incentivi, riduzione dei costi, migliore qualità. A Milano abbiamo rinnovato la rete WiFi con 800 punti di accesso e dotato 900 palazzine comunali con una rete libera e gratuita ad accesso semplificato. Con il governo ci siamo confederati alla piattaforma WiFi Italia, con elevati picchi di accesso e utilizzo da parte dei turisti”, ha detto Roberta Cocco, assessore a Trasformazione digitale e Servizi civici Comune di Milano

Tutte le 500 scuole milanesi hanno una rete privata di massima sicurezza in fibra ottica e la possibilità di sfruttare la banda ultralarga per studiare in maniera più interattiva e protetta.

Abbiamo potenziato lo SPID e dal sito abbiamo offerto spazi virtuali per il fascicolo del cittadino dove l’amministrazione pubblica raccoglie documenti e tasse relativi al rapporto tra cittadino e Comune.

Il nostro obiettivo è portare la connettività di qualità in periferia, anche collaborando con i privati. Ancora troppo sottovalutato il supporto agli operatori, perché da queste infrastrutture si deve creare business”.

Il coding e il making sono arrivati nelle classi medie grazie alla BUL. Stiamo connettendo e innovando la Pubblica Amministrazione, migliorando le competenze negli uffici e all’interno del sistema scolastico locale. Il nostro approccio è “a tutti”, ha affermato invece Ludovica Carla Ferrari, assessore alle attività produttive, Turismo e promozione della città, Smart City e Sistemi informatici del Comune di Modena.

Gli operatori per natura si rivolgono solo alle aree di mercato, il Pubblico però è riuscito ad estendere la copertura a tutto il territorio, anche nelle aree di scarso interesse. Portare la fibra nelle aree più lontane, rurali e montane, le cosiddette aree grigie abitate da migliaia di cittadini, è stata una sfida vinta grazie al supporto del Governo, con una navigazione che oggi si aggira sui 15-20 Mbps”.

Forse la vera sfida è portare la modernità e l’opportunità di crescere e innovare anche lì dove è più difficile, nelle aree più lontane dalla concentrazione storica di risorse ed esperienze di cui da sempre godono i centri urbani. La campagna, le aree rurali e montane, da tempo sono territori bollati come “extra”, come qualcosa che viene dopo le grandi politiche di espansione e sviluppo urbano, ma oggi l’approccio all’innovazione da parte del Governo, delle Regioni e degli operatori ha cambiato orientamento.

Dando un’occhiata in giro per Modena, ascoltando i relatori, è chiaro un concetto: le infrastrutture sono il primo passo, perché creano il presupposto per il cambiamento, ma c’è da capire se e in che modo saranno create le condizioni per far sì che cittadini, imprese e istituzioni sappiano cogliere questo cambiamento e metterlo in pratica.

I cittadini dovranno sapere che cosa fare con la nuova rete e come sfruttarla per migliorare la propria vita; le imprese per aumentare la loro efficienza e competitività; la pubblica amministrazione e le istituzioni dovranno accompagnare la svolta digitale a tutti i livelli della società.

Le Regioni sono consapevoli che le possibilità di sfruttare la tecnologia – che forse è lo strumento più efficace che il nostro tempo ci ha messo a disposizione – non sono e non saranno uguali in tutti i territori. Un dato di fatto sino ad oggi, ma che può e deve essere rovesciato a favore di una nuova idea di società: più inclusiva, più giusta, più preparata alla trasformazione in corso.

Come faranno le piccole e frazionate aree in digital divide distribuite ovunque, specie nelle zone di rurali e di montagna, a mettersi al passo di quelle urbane? Come riusciremo a creare una giga society davvero inclusiva (“nessuno deve rimanere indietro”), al passo con gli altri Stati europei e socialmente giusta? Cominciamo con il rispondere a queste semplici domande.