La disputa

Mediaset-Vivendi, fra i due litiganti godono i competitor

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La battaglia legale fra Mediaset e Vivendi pesa sui due player e avvantaggia la concorrenza, Sky e Netflix in primis.

La battaglia legale fra Mediaset e Vivendi non scende di tono e mentre Fedele Confalonieri, presidente del gruppo di Cologno Monzese, annuncia una nuova causa contro i francesi per violazione contrattuale, concorrenza sleale e violazione delle leggi sul pluralismo, Sky e Netflix sembrano i veri vincitori della contesa fra la famiglia Berlusconi e Vincent Bollorè.

Insomma, fra i due litiganti (Mediaset e Vivendi) godono i competitor. Sky e Netflix sembrano i soggetti più avvantaggiati dallo scontro sempre più accesso per la mancata acquisizione di Premium da parte dei francesi, la cui scalata a Mediaset è stata bloccata dall’Agcom.

Ci vorrà molto tempo prima che Mediaset incassi eventualmente la cifra superiore al miliardo di euro di danni richiesta come risarcimento a Vivendi per la mancata acquisizione di Premium al prezzo originariamente pattuito di 800 milioni di euro e per la successiva scalata. Da un anno Premium naviga a vista e dal canto suo nemmeno Vivendi in Italia sta troppo bene, dopo l’altolà dell’Agcom che ha imposto al gruppo francese di scendere entro aprile 2018 alternativamente in Tim o Mediaset.

Nel frattempo, il modello Netflix continua a crescere nel nostro paese, dove secondo stime di Accenture il numero di abbonati aumenterà del 25% fra il 2016 e il 2020. Il servizio in streaming continua a macinare investimenti, 6 miliardi di dollari il budget globale per l’acquisizione di contenuti di qualità, e le prospettive nel nostro paese sono positive, anche per l’attivismo degli operatori a banda ultralarga, che nonostante le frizioni fra Tim e Governo sui bandi Infratel per le aree bianche, hanno annunciato ingenti investimenti per realizzare nuove reti in fibra e migliorare così la qualità delle connessioni. Il che è indubbiamente un bel vantaggio per servizi in streaming come Netflix, ma anche gli altri player nell’arena dello streaming Amazon Prime, Infinity, Timvision e Chili Tv.

Anche Sky, dal canto suo, si sta avvantaggiando dalla contesa Mediaset-Vivendi, viste le difficoltà oggettive in cui versa Premium che pesa sui conti di Mediaset e Fininvest. La pay tv del Biscione è in cerca di nuove alleanze, per partecipare alla prossima asta per i diritti della Serie A che si terrà in autunno. Dopo l’apertura nei confronti di Tim, Mediaset sta cercando di trovare la quadra per mantenere competitiva Premium che però al momento non sembra in grado di competere con Sky sul fronte dei diritti della Serie A. Ma secondo i vertici di Mediaset un futuro senza calcio per Premium è possibile.

Oggi come oggi Sky sembra quindi in pole position sul fronte dei diritti per la Serie A, anche se la prima gara per il triennio 2018-2021 (Sky aveva messo sul piatto 495 milioni, insufficienti per la Lega) è andata per il resto deserta e sarà rifatta con nuovi criteri in autunno. Sky nel frattempo si concentra sulla sua offerta di qualità – fra film in anteprima, tennis a Wimbledon, MotoGP, Formula Uno – in un contesto di mercato difficile, visto che la pay tv soffre un po’ dappertutto.

Nel 2016, secondo Accenture, il mercato globale dei contenuti video è sì cresciuto del 5% a livello globale, ma il Roi (Return of investment) della pay tv è calato del 9,3% e quello della tv in chiaro del 10%. L’anno scorso il Roi è cresciuto a doppia cifra soltanto per i nuovi media, Netflix e Amazon in testa.

Al 31 marzo i clienti di Sky Italia erano 4,8 milioni, 68.000 in più rispetto a un anno prima. Quelli di Premium sono meno della metà e nell’eventualità che resti senza calcio dal 2018 (si ricorda che l’anno prossimo sarà tutto regolare, Champions e Serie A andranno ancora in onda regolarmente per gli abbonati Premium) il rischio di una diaspora a vantaggio di Sky è concreto.

Certo, la sfida per il dominio della pay tv in Europa è più che aperta, anche se il grande sogno di Vivendi – la creazione di un polo mediterraneo per diventare l’anti-Netflix del Sud Europa, grazie all’alleanza con Mediaset – sembra lontano anni luce.

Vedremo come evolverà la situazione nei prossimi mesi, ma di certo lo scontro fra Mediaset e Vivendi lascia ai concorrenti più spazio per organizzare le loro offerte sempre più personalizzate e per guardare a nuove potenziali fonti di ricavi. Basti pensare che Facebook, un altro nuovo entrante nel mercato dei contenuti video, si è aggiudicata i diritti per la trasmissione gratuita in diretta della Champions League sul mercato americano, in collaborazione con Fox Sports. Le vie del business sono infinite.

Chi non sembra invece trarre vantaggio dalla disputa fra Mediaset e Vivendi è la Rai, sempre più invischiata con problemi di governance e di modello di business anche se il canone in bolletta ha dato i suoi frutti. L’ultima polemica riguarda il concerto di Vasco Rossi e la conduzione di Paolo Bonolis, finita nel tritacarne dei social media non certo per colpa del conduttore, che ha rispettato le consegne contrattuali della Rai che non aveva diritto a trasmettere la diretta integrale.