Convergenza

Mediaset nel mirino di Niel: dopo Bolloré un altro francese guarda al Biscione

di |

La convergenza continua a guidare le strategie degli operatori in campo. Mediaset sotto i riflettori, adesso anche Niel vorrebbe comprarla.

Mediaset e Telecom Italia sembrano sempre di più legate a doppio filo. I destini del maggiore broadcaster privato italiano e il primo operatore tlc del Paese continuano a incrociarsi nel nome di una convergenza che comincia a diventare sempre più una realtà anche da noi.

Cosa riserverà il futuro?

Difficile fare previsioni ma una cosa è sicura, il 2016 potrebbe regalarci belle soprese su un mercato dove a fare la differenza saranno soprattutto la possibilità di avere contenuti e di distribuirli.

E se Vivendi, maggiore azionista di Telecom Italia (20%) e con quattro uomini in Cda, non ha mai celato il proprio interesse per il Biscione in particolare per la pay tv Premium sulla quale ha già avviato la due diligence, adesso scende in campo anche il fondatore di Free e maggiore azionista di Iliad, Xavier Niel, da poco entrato nell’operatore tlc.

In un’intervista a La Stampa, Niel fa sapere che, se Mediaset fosse venduta, potrebbe farsi avanti anche Free.

“Siamo interessati in tutte le attività nei media o connesse ai media in tutta Europa. Basta come risposta?”.

La risposta di Niel basta, eccome.

I contenuti di Mediaset sono pregiati per gli operatori che vogliono portare avanti la convergenza tra media e tlc.

Non a caso l’azienda della famiglia Berlusconi ha già siglato un accordo con Telecom per il lancio di ‘Tim Premium Online’ che permette di vedere tutte le partite della Champions League, tutta l’offerta Premium dedicata alla Serie A TIM, le grandi anteprime di Universal e Warner Bros e molto altro anche su rete mobile.

E sempre Telecom ha chiuso una partnership con Sky per la trasmissione sulla fibra dei contenuti della pay tv.

Due intese che provano l’interesse dell’operatore tlc per i contenuti.

“Quello che i clienti vogliono, ovunque, è avere la maggior scelta possibile di contenuti attraverso il loro operatore di telecomunicazioni”, commenta a La Stampa Niel, precisando che “non è detto che unire operatori tlc e società che forniscono contenuti sia la scelta migliore: sono due mestieri completamente differenti e chi opera nelle tlc rischia di trovarsi troppo vincolato se si lega a un solo fornitore di contenuti”.

Pare quindi di capire che Niel più che a fusioni pensi ad acquisti paralleli.

Per portare avanti questa strategia, l’industriale francese può contare su un Fondo da 500 milioni creato assieme al banchiere Lazard Matthieu Pigasse per investire nei media.

Ma non sappiamo se proprio questo Fondo potrebbe essere lo strumento di Niel per giocare le proprie carte su Mediaset. Visto, infatti, il prossimo sbarco in Borsa, Niel preferisce non parlarne.

I soldi per investire comunque non mancano considerato che, secondo Forbes, l’uomo ha un patrimonio di 9,1 miliardi di dollari ed è il nono uomo più ricco in Francia e il 136° nel mondo.

Niel dovrà però fare i conti anche con Vincent Bolloré, il presidente di Vivendi, che da tempo segue le mosse di Mediaset con il sostegno anche di Mediobanca che da tempo spinge sui vantaggi di un matrimonio con Premium perché seguirebbe il trend del mercato che punta ormai alla convergenza ma anche perché “molto senso dal punto di vista industriale”.

Bolloré però ancora non prende una decisione nonostante è già da un anno che i propri consulenti studino i conti della pay tv del Biscione.

La mission di Bolloré è fare di Vivendi la prima media company del Sud d’Europa.

Questi due uomini francesi potrebbero quindi presto scontrarsi su un nuovo terreno, dopo Telecom adesso Mediaset. O magari portare avanti insieme questa operazione. Chissà.

Mediaset, dalla sua, ha sempre detto di non essere in vendita resta però sempre aperta a partnership industriali e all’eventuale ingresso di soci stranieri che possono potenziare ulteriormente l’offerta e le capacità di investimento convinti che la naturale evoluzione del mercato pay tv porterà nei prossimi anni alla creazione di soggetti di dimensione transazionale che possano competere su più mercati e condividere contenuti, tecnologie e infrastrutture.

I giochi sono aperti e adesso un altro francese è entrato nella partita.