Ultrabroadband

Manovra, inseriti e poi tolti i voucher da 250 euro per la fibra in Ftth

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Emendamento all’articolo 89 della Legge di Bilancio prevede voucher fino a 250 euro per le famiglie che attivano connessioni ad almeno 100 Mbps in download e 50 Mbps in upload.

Ritirata l’introduzione di voucher fino a 250 euro per l’acquisto di tecnologie a per la connessione a internet veloce. La misura era prevista in un emendamento all’articolo 89 della Manovra (Voucher alla domanda per la diffusione di connessioni ad altissima capacità) riformulato in Commissione Bilancio al Senato, primo firmatario Gaetano Quagliariello (Idea – Federazione della libertà) che prevedeva uno stanziamento complessivo di 1,3 miliardi di euro (delibera CIPE n. 71 del 7 agosto 2017) a valere sul Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ma nel testo approvato in Commissione i voucher non ci sono, anche se potrebbero rispuntare alla Camera con un’altra formulazione.

L’emendamento prevedeva risorse pubbliche a fondo perduto destinato ai clienti finali per “l’attivazione di servizi di connessione in postazione fissa stabile”, continuativa e prevedibile, in grado di fornire velocità di connessione ad almeno 100 Mbps in download e 50 Mbps in upload erogati su rete di altissima capacità, come definita dalla Commissione (2016) 587 della Commissione Europea del 14 settembre 2016, e comunque aumentabile fino a 1 Gbps.

I voucher sarebbero stati erogati agli utenti finali per il tramite degli operatori. Il valore del voucher (buono d’acquisto) sarebbe stato riconosciuto agli utenti finali da parte degli operatori come compensazione per “i costi di attivazione” entro 180 giorni.

La misura dei voucher rientra nel piano di Governo per la diffusione della Banda ultralarga, e di fatto i buoni sarebbero stati destinati soltanto alle famiglie che vogliono abbonarsi a servizi di connettività in fibra Ftth (Fiber to the home), perché è questa l’unica tecnologia ad avere le caratteristiche per scaricare in download a 100 Mbps e di caricare in upload ad almeno 50 Mbps.

Nella formulazione dell’emendamento bocciato in Commissione al Senato, erano esclusi incentivi all’acquisto di altri tipi di connessione, in particolare l’Fttc (Fiber to the cabinet) e le tecnologie di connessione wireless (Fixed wireless access).

L’upgrade dall’Fttc all’Ftth da parte dell’utente non sarebbe stato coperto dal voucher, perché i 250 euro del voucher che non sarebbero sufficienti nemmeno per coprire le spese di intervento degli operai.

Inoltre, il voucher almeno in una prima fase (nel 2018 e nel 2019), sarebbe stato applicabile soltanto nelle aree nere, vale a dire nelle città dove la fibra in Ftth c’è già, con il rischio di ingenerare un’ondata di promozioni da parte degli operatori con offerte (ad esempio, fibra gratis per 10 mesi) di fatto ripagate dal voucher, per usufruire del quale si sarebbe potuto ingenerare un rischio truffa ulteriore: abbonati in fibra che disdicono e chiedono ad un famigliare di abbonarsi soltanto per sfruttare la promozione garantita dal voucher.

Insomma, i voucher a queste condizioni avrebbero ingenerato un effetto redistributivo peculiare, che avrebbe escluso le aree a fallimento di mercato, con l’effetto di escludere le zone dove c’è più bisogno di fibra.

Non è escluso che nei prossimi giorni compaia un nuovo emendamento alla Legge di Bilancio sui voucher per la banda ultralarga. L’auspicio degli operatori, ma anche quello del Mise e del Mef, è che si tenga conto delle esigenze delle aree bianche (dove la fibra in Ftth non c’è ancora e arriverà gradualmente a partire dal 2018 nei prossimi due o tre anni) e del principio di neutralità tecnologica, peraltro previsto dal piano Bul. In altre parole, voucher per la fibra destinati soltanto alle aree nere dove la fibra c’è già non contribuirebbero granché alla diffusione della banda ultralarga nel paese. Di sicuro non sposterebbero i piani di copertura degli operatori, che continuerebbero a portare la fibra dove hanno già deciso di farla.

C’è da dire che nel Dl fiscale, è stata introdotta una misura che definisce chiaramente cosa è la vera fibra, individuando appunto nell’Ftth la tecnologia che rispecchia questa definizione e imponendo ai fornitori a banda larga di precisare chiaramente nelle loro offerte di connessione ai clienti il tipo di connessione e le performance garantite.

La manovra, dopo l’ok da parte del Senato, passerà in seconda lettura alla Camera per tornare in Senato prima di Natale, in attesa il via libera definitivo con l’entrata in vigore dal primo gennaio 2018.