Il progetto rete unica è ormai datato e superato dai fatti. Un eufemismo, per non dire chiaramente che il dibattito sulla rete unica è ormai morto e sepolto, superato dall’esigenza per il nostro paese di realizzare operativamente le nuove reti a un gigabit al secondo, come vuole l’Europa, e colmare finalmente quel digital divide che pesa in maniera intollerabile sulle prospettive di ripresa e resilienza del nostro paese. Sembra ormai troppo ampio il fossato che separa le due società, TIM e Open Fiber, che dovrebbero convolare a nozze. A furia di seguire il dibattito e di vedere come si posizionerà la politica, gli investimenti privati sono rallentati. Ma non ce lo possiamo più permettere, soprattutto in ottica Recovery Plan.
I partecipanti al convegno sulle reti di Fratelli d’Italia
E’ questo in sintesi il messaggio emerso dal convegno “Le Nuove Reti per la crescita, l’industria italiana, i cittadini” promosso da Fratelli d’Italia con l’organizzazione di Supercom. All’evento moderato dal direttore di Key4biz Raffaele Barberio hanno partecipato Alessio Butti, Responsabile Dipartimento Media e Tlc FdI; Luca Ciriani, Presidente Gruppo FdI, Senato della Repubblica; Francesco Lollobrigida, Presidente Gruppo FdI, Camera dei Deputati; Vittorio Colao, Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale; Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica; Franco Bassanini, Presidente Open Fiber; Aldo Bisio, AD Vodafone; Luigi Gubitosi, AD TIM; Maximo Ibarra, AD SKY; Raffaella Paita, Presidente, Commissione Trasporti e Tlc, Camera dei Deputati; Mauro Rotelli, Responsabile Comunicazione FdI; Fabio Colasanti, Economista, già DG Information Society EU; Luigi Paganetto, Presidente, Fondazione Economia Tor Vergata; Franco Bernabé, Presidente FB Group; Carlo Fidanza, Capo delegazione FdI-ECR, Parlamento Europeo; Claudia Pollio, Responsabile relazioni e comunicazioni istituzionali, Linkem; Nicola Blefari Melazzi, Direttore, CNIT; Maurizio Mensi, Professore, SNA; Antonio Sassano, Presidente FUB; Marco Silvestroni, Commissione Trasporti e Tlc, Camera dei Deputati; Francesco De Leo, Executive Chairman, Kauffman & Partners; Roberto Basso, Direttore External Affairs, WindTre; Michelangelo Suigo, AD, direttore External Relations & Communication di INWIT; Adolfo Urso, Vicepresidente Copasir; Stefano Mele, Presidente, Commissione sicurezza cibernetica, Comitato Atlantico Italiano; Franco Gabrielli, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio; Giorgia Meloni, Presidente, Fratelli d’Italia.
Colao: ‘Piano banda ultralarga prima dell’estate’
“Il mio obiettivo é avere entro l’estate, anche prima dell’estate, un piano per la banda ultralarga in modo che il paese possa sapere dove arrivare”. Lo ha detto il ministro per l’Innovazione e la Transizione digitale Vittorio Colao, ricordando ancora una volta i capisaldi della sua azione di governo: celerità, neutralità tecnologica e garanzia di concorrenza (vedi qui l’articolo dedicato all’intervento di Colao).
Il ministro Colao non ha voluto parlare della rete unica, ma ha detto comunque che il Governo “non può aspettare gli eventi, ma deve pianificare gli interventi”, sottolineando una volta ancora che la priorità del nostro paese è fare presto con la coperturaa banda ultralarga per superare una buona volta il digital divide.
Cingolani: ‘Priorità a Recovery Plan entro fine mese’
Dal canto suo, Roberto Cingolani, Ministro della Transizione Ecologica, ha detto che la sostenibilità è un compromesso fra diversi fattori e che al momento le priorità del governo sono “la presentazione del Recovery Plan entro fine mese e la messa a punto della struttura del MITE (il nuovo ministero della Transizione Ecologica ndr) in tempi stretti”. Il tempo stringe e l’ostacolo principale per la ripresa e il rilancio economico del paese è certamente la burocrazia. “Non avremo una seconda opportunità, dobbiamo sfruttare la grande opportunità rappresentata dal PNRR”, che secondo Cingolani rappresenta “una fermata unica” che non possiamo permetterci di perdere (vedi qui l’articolo dedicato all’intervento di Cingolani).
Vedi anche la videointervista: Cingolani: “Dobbiamo gestire 10-15 anni per la transizione ecologica. A fine mese il Recovery plan”
Paita (Iv) : ‘Su connettività Italia in ritardo ma c’è il faro della Ue’
“La banda ultralarga, le reti, la connettività deve essere realizzata quanto prima recependo le indicazioni della Ue – ha detto Raffaella Paita, parlamentare di Italia Viva e Presidente della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni alla Camera – Ancora troppi ritardi di connettività a bandaultralarga nelle scuole e nella pubblica amministrazione locale. Se l’ottima indagine conoscitiva della Commissione sul 5G proseguirà lavoro di collaborazione proficuo ne beneficeranno le generazioni future. Sulla rete unica non è più comprensibile che la discussione si sia così protratta nel tempo senza essere più operativi per fare passi in avanti”.
Rete unica, Bassanini (Open Fiber) ‘Utile se non si torna al monopolio’
La rete unica “potrebbe essere utile al Paese”, a patto che “non si tratti di un ritorno al monopolio verticalmente integrato”. A sottolinearlo è il presidente di Open Fiber, Franco Bassanini secondo cui “In questo caso ci sarebbero sia insormontabili difficolta’ a livello di tutela della concorrenza, sia il rischio nella logica di chi ha legittimo interesse a diluire nel tempo la migrazione dal rame alla fibra”, ha chiosato. “O si va verso la soluzione di una rete indipendente e neutrale come propone Fratelli d’Italia, assicurando il massimo impegno verso la migrazione da rete di vecchia generazione alle reti di nuova generazione oppure bisogna trovare tutti i sistemi, gli strumenti, gli incentivi per accelerare in un regime di competizione tra più infrastrutture”, ha concluso Bassanini.
Ed è questa seconda opzione, quella di un mantenimento della concorrenza infrastrutturale, la via che sembra più plausibile vista la situazione attuale.
Secondo Bassanini un modello di rete unica verticalmente integrata incontrerebbe “insormontabili difficoltà a livello di Autorità poste alla tutela della concorrenza” oltre al rischio di una logica “di chi ha legittimo interesse a diluire nel tempo la migrazione dal rame alla fibra”.
Riguardo all’attività di Open Fiber Bassanini ha segnalato che “Stiamo procedendo nel nostro lavori con tempi sufficientemente rapidi nelle aree nere, più ritardati nelle bianche ma comunque completeremo la copertura delle aree bianche entro il 2023”. “L’Italia è partita con due palle al piede. Una è la scelta politica di decenni fa che ha impedito il cavo e ha fatto sì che Italia non abbia rete diversa da quella di tlc”, aveva premesso Bassanini. “Il secondo è stato un errore politico, fatto al momento delle grandi privatizzazione degli anni ’90. Mentre l’energia fu ritenuta strategica e fu fatta conservando il controllo allo Stato in Eni ed Enel, nel caso delle tlc si ritenne che non fossero altrettanto strategiche e la privatizzazione fu totale. Questo portò una grande azienda come Stet-Sip a passare per due buyout che hanno rallentato gli investimenti. Quattro anni fa quando è nata Open Fiber nella digital connetivity eravamo al penultimo posto in Europa”.
Oggi la situazione è migliorata, a dimostrazione che la concorrenza ha ad ogni modo spinto gli investimenti in fibra nel paese.
Bisio (Vodafone): ‘Reti ad altissima capacità, neutralità tecnologica per accelerare nelle aree grigie‘
L’obiettivo della Commissione Ue intermini di copertura devono rappresentare la stella polare dell’Italia, secondo l’ad di Vodafone Italia Aldo Bisio: “Per raggiungere gli obiettivi del Digital Compass di portare un Gigabit per tutti e il 5G ovunque dobbiamo adottare il concetto di “Very High Capacity Network” adottato dalla EU secondo il principio della neutralità tecnologica, che lascia al mercato l’ottimizzazione del mix di tecnologie più opportuno per indirizzare i bisogni dei cittadini e delle imprese. Questo assicura che le aree grigie e le aree bianche possano essere servite più velocemente e a costi decisamente più contenuti attraverso il FWA 5G. Lo Stato può spendere di meno e i cittadini possono avere coperture in tempi decisamente più rapidi”, ha detto Bisio nel suo intervento. Competizione infrastrutturale, quindi, nelle aree grigie per risolvere il problema di copertura di 12-13 milioni di abitazioni. Usando le tecnologie più adatte fra FTTH, FTTB e 5G FWA lasciando la decisione al mercato.
Bisio (Vodafone): ‘Passare da rete unica a regia unica del Governo’
Nelle aree nere, dove la competizione infrastrutturale c’è già, i nostri clienti e i clienti degli altri operatori godono del beneficio della concorrenza, con servizi al livello dei migliori Paesi europei a prezzi comunque contenuti. Nelle aree bianche siamo contenti di sentire che ci sarà un’accelerazione da qui al 2023. Nelle aree grigie, dove ci sono 12/13 milioni di abitazioni, dobbiamo fare un salto in avanti ricorrendo all’unico grande ingrediente che ha portato allo sviluppo, che è la competizione. Si tratta di passare da un concetto di rete unica a una regia unica da parte del governo che possa liberare la competizione facendo gare con lotti di dimensione medio-piccola per promuovere i contribuiti da parte di diversi operatori che operano nel mercato italiano – anche di quelli regionali e locali – e quindi facendo acquisire al sistema più resilienza e non andando a mettere tutte le uova nello stesso paniere”. In questo senso, il modello da seguire è quello della Spagna, dove la concorrenza fra i diversi player in campo sulla fibra (Telefonica, Orange e la stessa Vodafone) ha portato ad una copertura e ad una ricchezza di offerta invidiabile.
Sul 5G proponiamo che siano stanziati “dei voucher per la fibra ai nodi e la decontribuzione sugli investimenti nelle reti 5G che si realizzeranno nei prossimi due anni. Questo darebbe agli operatori un minimo di sollievo, dopo i mega importi spesi per l’asta 5G e per i vincoli sui limiti elettromagnetici, e consentirebbe di sviluppare più velocemente e a costi efficienti le reti di nuova generazione”.
Gubitosi (Tim): investiamo in fibra più di tutti, Tim è italiana
“E’ assolutamente falso che vogliamo mantenere la rete in rame: stiamo spingendo sul ftth (fiber to the home n.d.r.) anche perché non ha senso per un operatore supportare due tecnologie. Abbiamo anche un impegno contrattuale nel memorandum firmato con Cassa ad agosto e noi abbiamo l’abitudine a rispettare gli impegni”. Così l’amministratore delegato di Tim Luigi Gubitosi ha replicato a distanza alle affermazioni di Franco Bassanini. ”Investiamo in fibra più di tutti” sottolinea il ceo del gruppo che tiene anche a sottolineare che “Tim è l’unico tra i principali operatori ad essere italiano”.
Questa dell’italianità di Tim è stato un punto su cui l’ad di Tim ha battuto parecchio nel suo intervento.
“La privatizzazione poteva essere fatto meglio ma il problema fu il leverage buyout sbagliato e da allora Tim fu zavorrata da un debito che stiamo finalmente riducendo e penso che fra tre anni non si parlerà più di problema del debito”.
Gubitosi (Tim) ‘Nelle Tlc piccolo non è bello’
L’ad di Tim ha poi respinto le accuse di voler reintrodurre un monopolio nelle tlc. “Il modello del coinvestimento è l’antitesi al monopolio”. E anora ha voluto replicare a distanza anche all’ad di Vodafone Aldo Bisio quando ha detto che “Piccolo nelle tlc non è bello e il coinvestimento va nella direzione dell’interesse comune e della concorrenza perché permette a diversi soggetti, e in particolare anche a quelli di dimensioni ridotte (e che quindi muovendosi in autonomia non potrebbero raggiungere sufficienti economie di scala), di farsi parte attiva dello sviluppo infrastrutturale del paese in maniera proporzionale alle rispettive dimensioni”.
Gubitosi richiama così il progetto Fibercop, sottoposto in questo momento a consultazione pubblica da parte di Agcom. “Il livello di concorrenza non si misura nel numero di soggetti che costruiscono la rete ma nel numero di soggetti che possono usufruire in maniera indipendente delle infrastrutture realizzate, così da poter formulare offerte autonome e competitive in termini di qualità e prezzi”.
Tlc: Gubitosi, piano Governo aree bianche non rispettato
E’ scontro a viso aperto tra l’ad di Tim Luigi Gubitosi e il presidente di Open Fiber Franco Bassanini sulle aree bianche. “Un piano del Governo per le aree bianche c’era ma non è stato rispettato”. ed “era inaccettabile che ci fossero aree bianche senza copertura, molte risentono della mancata attuazione dei bandi” replica Gubitosi, annunciando che dopo la Puglia “anche in Friuli e ora lavoriamo per chiuderlo in Lombardia”.
Bassanini aveva precedentemente detto che “le aree bianche non erano inizialmente nel target di Open Fiber, è capitato di vincere bandi e qui la velocità di realizzazione della rete è stata molto meno rapida anche perché problemi permessistica e regolatori si sono rivelati particolarmente pesanti”. Nelle aree bianche, precisa Bassanini, la fibra che porta Open Fiber non è fino a casa ma “fino al ROE situato mediamente a 17 metri e la ftth (fiber to the home) è on demand, viene portata nel giro di alcune settimane”. “Concluderemo la copertura delle aree bianche entro il 2023”, ha detto.
Rete unica, Ibarra (Sky) ‘Servono pragmatismo e collaborazione’
L’Italia ha bisogno di un “mix” di tecnologie, geografie diverse e competizione infrastrutturale per “scalare posti in classifica” nella copertura delle reti di tlc. Lo ha detto l’ad di Sky Itaia, Maximo Ibarra.
Il manager invita al “pragmatismo”, a non avere “dogmi” tecnologici, al ricorso a “forme di collaborazione” per lo sviluppo delle infrastrutture ed afferma che “la ricetta di fare bandi per aree omogenee di medie dimensioni è una delle cose da fare” nelle aree grgie. “La competizione infrastrutturale – aggiunge – è la soluzione migliore”, il pilastro per i prossimi anni.
Ibarra ricorda che il tema infrastrutture “va di pari passo con lo sviluppo dei servizi” ed afferma che “bisogna lavorare anche a sostegno della domanda” con l’utilizzo di un sistema di incentivi.
Butti (FdI): ‘Rete sia pubblica. CDP prenda posizione o con Tim o con Open Fiber’
“Fratelli d’Italia ha dimostrato di avere le idee chiare in materia di rete unica, di telecomunicazione e digitalizzazione. Numerose sono le mozioni che abbiamo presentato, parlamentarizzando il dibattito su questi argomenti. La partecipazione di oggi da parte di importanti esponenti del Governo ci accredita come interlocutori credibili con gli operatori e con l’Esecutivo. La digitalizzazione permetterà all’Italia di diventare un paese competitivo. Il futuro parte oggi e dobbiamo prepararci: occupazione, Pil ed economia. Le telecomunicazioni e il green sono i driver dell’economia del futuro”. Così Alessio Butti, deputato di Fratelli d’Italia e responsabile TLC di Fdi che ha il merito di aver parlamentarizzato il dibattito sulla rete unica. “Per noi il controllo pubblico della rete è fondamentale – ha detto Butti – CDP non può tenere il piede in due scarpe, o si sta con Tim o si sta con Open Fiber. Il modello wholesale only è quello di riferimento, la concorrenza si faccia sui servizi”. Se non fosse percorribile il progetto di rete unica, neutrale e pubblica, allora si persegua la concorrenza infrastrutturale.
Fabio Colasanti: ‘Next generation Eu, erogazione fondi dipenderà da risultati di copertura’
Fabio Colasanti, Economista già DG Information Society EU, guarda all’Europa e sottolinea come il Next Generation Eu sia “più orientato ai risultati” per cui l’erogazione dei fondi al nostro paese, dopo la prima tranche, sarà concessa soltanto a patto che vengano raggiunti i risultati di copertura prefissati in termini di connettività. E secondo Colasanti è tutto da dimostrare che il progetto di rete unica sia il migliore per colmare il digital divide del nostro paese. “In Italia pesano diversi fattori – ha detto Colasanti – dalla carenza della domanda alla lentezza dei permessi amministrativi per procedere con gli scavi e la mancanza del settore pubblico come collante e fornitore dei servizi digitali”. Sul tema della rete unica, Colasanti sottoscrive quello che aveva già detto in precedenza Bassanini, ricordando che un’eventuale società della rete pubblica non sarebbe automaticamente una garanzia di una miglior qualità di servizi digitali.
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Luigi Paganetto: ‘Giusto mix e tempi brevi per le nuove reti’
Sulla stessa linea di Colasanti anche Luigi Paganetto, Presidente, Fondazione Economia Tor Vergata. “Penso che la concorrenza fra reti sia uno stimolo importante”, ha detto, sottolineando che in chiave europea un progetto integrato che preveda l’uso di fibra, FWA e 5G dovrebbe certamente incontrare i favori di Bruxelles.
“Le infrastrutture di rete di cui ha bisogno il nostro Paese devono essere realizzate nel minor tempo possibile e nel rispetto dei principi della concorrenza. Ce lo impone il cambiamento tecnologico in cui viviamo e con esso l’esigenza di utilizzare al meglio le risorse del NextGeEu“, ha detto Paganetto.
“Ma occorre aggiungere che se vogliamo utilizzare al meglio queste risorse, la scelta in materia di reti deve nascere da una precisa definizione degli obbiettivi che si vogliono perseguire e dall’esigenza di rispettare le condizionalità previste dall’Europa per l’uso dei fondi. Non dobbiamo infatti dimenticare che per l’approvazione dei progetti del PNRR contano gli obbiettivi, i risultati attesi, i tempi di realizzazione ed i vantaggi conseguiti con la realizzazione degli investimenti da realizzare”, ha aggiunto.
Rete Unica: Bernabè, ’15 anni da piano Rovati e ancora nulla’
Una posizione molto critica sulla rete unica arriva da Franco Bernabè, già ad di Tim e oggi Presidente FB Group, che sul progetto pone una pietra tombale. Il dibattito sulla rete, unica o no, è vecchio, bisogna superarlo e Tim e Open Fiber “si mettano d’accordo ma accelerino gli investimenti”. “Sono 15 anni che si parla di rete: dal piano Rovati nel 2006, per 10 anni si è parlato di scorporo della rete, poi di concorrenza alla rete Tim con la creazione di Open Fiber per poi dopo 3 anni constatare i problemi delle due reti antagoniste. Si sono esplorate tutte le alternative senza arrivare a conclusioni, ricordando che i tempi del Recovery sono stretti, se il livello del dibattito è questo temo non sarà speso nemmeno un euro di quei soldi”.
“Nelle more del dibattito sulla rete unica tutti stanno rallentando gli investimenti – aggiunge Bernabè e provocatoriamente conclude: “certo non c’è limite allo spreco e integrazione delle due reti (Tim e Open Fiber) è sempre più difficile mano a mano che avanza la rete di Open Fiber”, bisogna secondo l’ex presidente di Telecom investire “senza andare alla caccia di sogni irrealizzabili”.
Tra i luoghi comuni sul tema, Bernabè invita a “sgombrare la mente da una serie di luoghi comuni” come quello della tecnologia “future proof” perché la tecnologia evolve continuamente. Il dibattito sulla rete unica è assurdo, ma nelle more gli operatori hanno rallentato gli investimento a detrimento di aziende e consumatori.
Fidanza (FdI- ECR) Rete pubblica e accesso ai servizi aperto ai privati sono la via maestra anche da una prospettiva europea
“L’Italia investirà sul digitale 46 miliardi del prossimo Recovery Plan, per questo abbiamo presentato un’interrogazione alla Commissione Ue al fine di evitare che queste risorse vengano utilizzate per rafforzare la posizione dominante di soggetti verticalmente integrati come previsto nel progetto di rete unica del governo Conte. Peraltro l’Italia è stata messa in mora dalla Commissione Ue per non aver ancora recepito il nuovo Codice Ue delle comunicazioni elettroniche che prevede incentivi per chi adotta un modello ‘wholesale only’. Rete pubblica e accesso ai servizi aperto ai privati sono la via maestra anche da una prospettiva europea.”. Così Carlo Fidanza, Capodelegazione FdI-ECR e membro della Commissione Mercato interno del Parlamento Europeo.
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Claudia Pollio: ‘Il ruolo dell’FWA 5G’
Nel mix tecnologico per la realizzazione della rete a banda ultralarga c’è sicuramente anche l’FWA 5G, una soluzione che sta assumendo sempre più visibilità e che sarà certamente interessante per le aree grigie. Premessa la necessità di realizzare una approfondita mappatura delle reti esistenti, ma anche dei finanziamenti che gli operatori hanno già realizzato e annunciato, “L’FWA 5G arriva alla velocità del gigabit al secondo anche nelle aree meno densamente abitate – ha detto Claudia Pollio, Responsabile relazioni e comunicazioni istituzionali, Linkem – si tratta di una soluzione in grado di rispondere alle esigenze delle famiglie ma anche delle imprese, basti pensare all’Agricoltura 4.0 e alle coperture urbane e sub urbane. Con l’FWA 5G si elimina il tema dell’ultimo miglio e degli scavi per la posa dei cavi”.
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Blefari Melazzi (CNIT): ‘Tlc siano centrali nel PNRR’
Il Professor Nicola Blefari Melazzi, direttore del CNIT (https://www.cnit.it), il Consorzio formato da 37 università pubbliche italiane che ogni anno promuove l’evento 5G Italy, ha rivendicato un ruolo centrale nella gestione dei fondi del PNRR destinati alle Tlc. Un progetto già presentato recentemente alla Camera, che propone il CNIT come pivot dei progetti di ricerca e sviluppo delle Tlc in Italia. “L’obiettivo è che i fondi del PNRR destinati al digitale siano concentrati e finalizzati in progetti concreti – ha detto Blefari Melazzi – non possiamo non avere un focus sulle Tlc nel PNRR”.
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Il ruolo della ricerca è fondamentale nel nostro paese, tanto più che siamo fanalino di coda nella Ue per laureati in materie ICT.
Eppure, è fondamentale pensare allo sviluppo “di nuovi progetti basati su 5G, AI, Cloud in ottica pubblico-privati”, ha detto Maurizio Mensi, Professore, SNA, secondo cui la solidità e il sovranismo europeo (ma anche italiano) si fondano su infrastrutture critiche affidabili. “Sono essenziali infrastrutture resilienti come il 5G”, ha aggiunto Mensi, che ha sottolineato l’importanza della sicurezza.
Sassano (FUB): ‘Serve una mappatura delle reti Tlc e nuove frequenze per il 5G’
Sull’importanza fondamentale di una precisa mappatura delle reti esistenti si è concentrato Antonio Sassano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni (FUB), società inhouse del Mise e dell’Agcom per lo sviluppo tecnologico della PA, sottolineando l’importanza delle possibili sinergie fra diverse reti. “Tutto andrà misurato con precisione – ha detto Sassano – la FUB ha gli strumenti per farlo. Serve un mappatura delle reti tlc con strumenti trasparenti e accountable, che permettano controlli da parte della PA”.
La mappatura delle reti, per evitare il rischio interferenze, è quindi un elemento centrale per la copertura del paese in banda ultralarga. E diventa ancor più centrale visto l’affacciarsi sulla scena di un nuovo personaggio, “l’FWA, come appendice wireless della fibra”.
In quest’ottica, il convitato di pietra sono certamente le frequenze radio. “In futuro saranno necessarie nuove frequenze da integrare con la fibra” aggiunge Sassano, secondo cui per il 5G servirà un nuova politica dello spettro, attraverso l’assegnazione di frequenze locali, con sviluppo flessibile. Il modello è quello tedesco, dove l’assegnazione di frequenze locali ad uso privato è già realtà. In altre parole, il dibattito sulla rete neutrale “una rete delle reti” la definisce Sassano, coinvolgerà diversi player e anche diversi settori come l’Energia, l’Industria, l’Automotive, l’Healthcare per utilizzi verticali che saranno sempre più diffusi.
“Più che rete unica, bisogna parlare di Rete neutrale, Reti di Reti per garantire lo sviluppo delle applicazioni verticali”, ha detto Sassano.
De Leo (Kauffman & Partners) ‘Oggi tema della rete unica superato’
“Oggi 8 aprile possiamo dire che il tema della rete unica è definitivamente superato”, ha detto Francesco De Leo, Executive Chairman, Kauffman & Partners. De Leo vede nella convergenza fra Tlc, Energia e settore Automotive il vero trigger per spingere gli investimenti e far sì che l’Italia possa diventare una Innovation Station.
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Basso (WINDTRE): ‘Per innovare necessarie scelte coraggiose’
“Per innovare sono necessarie scelte coraggiose e radicali da parte di tutte le forze politiche”, ha detto Roberto Basso, direttore External Affairs and Sustainability di WINDTRE. “Le imprese italiane, a partire dalle eccellenze del settore manifatturiero, si trovano a competere a livello globale con il ‘freno a mano tirato’ a causa di una dotazione di infrastrutture su cui pesano ostacoli normativi tra cui spiccano i limiti elettromagnetici, che in Italia sono pari a un decimo di quelli suggeriti a livello europeo e in vigore in paesi concorrenti come Francia e Germania”.
“La ricerca internazionale – continua Basso – ha chiarito che non sussistono rischi per la salute dei cittadini, pertanto è importante che le forze politiche abbiano il coraggio di fare adesso una battaglia civile e culturale. È un tema che interessa direttamente sia le realtà produttive che puntano all’internazionalizzazione, e che necessitano di reti e tecnologie ad alta capacità, sia chi vuole ascoltare e rispondere alle preoccupazioni dei cittadini con le evidenze scientifiche e senso di responsabilità”.
Suigo (INWIT) ‘Il futuro inizia oggi, non domani’
“Il settore delle torri è strategico, può consentire a operatori e al Paese di fare il salto di qualità in ottica di digitalizzazione. Ci sono però dei ritardi che mettono a rischio la possibilità di sfruttare i benefici economici legati alle reti ultraveloci”. Lo ha detto Michelangelo Suigo, Direttore Relazioni esterne e Comunicazione di Inwit.
Suigo ricorda come i limiti di emissione in Italia siano dieci volte più conservativi rispetto alla media Ue, non solo rispetto a Germania e Francia, ma anche rispetto a Regno Unito e Spagna. “C’è un rischio penalizzazione per l’Italia”, ha aggiunto.
Anche sul fronte delle semplificazioni normative il paese è indietro. Asstel in una recente audizione alla camera ha ricordato come in media ci vogliano 210 giorni per ottenere i permessi necessari per la realizzazione di nuove reti da sei enti diversi. Un’eternità. Servono semplificazioni e un adeguamento dei limiti elettromagnetici per accelerare la realizzazione delle nuove reti 5G.
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Urso (Copasir): ‘Serve una società a controllo pubblico che realizzi le reti’
“Se c’è tanta attenzione da parte di tanti soggetti stranieri nei nostri confronti è perché noi come Italia siamo centrali, in modo particolare nella rete. Nel campo dell’economia digitale e dell’energia green noi possiamo lanciare una sfida al mondo”. Così il vicepresidente del Copasir, Adolfo Urso.
“Quindi bisogna tornare – ha aggiunto – a ricostituire una società come la vecchia Telecom, una azienda a controllo pubblico che realizzi le reti a banda larga. E questo lo possiamo fare con uno Stato che indica la strategia del Paese. Questo è il campo del futuro. L’Italia può diventare l’hub dei dati nel mondo e la loro protezione è decisiva per il futuro. I dati sono l’energia del futuro”.
Stefano Mele: ‘Cybersecurity fondamentale per le aziende’
Con il nuovo perimetro di sicurezza cibernetica “finalmente si è fatto capire alle aziende l’importanza che la cybersicurezza ricopre per le aziende” ha detto Stefano Mele, Presidente, Commissione sicurezza cibernetica, Comitato Atlantico Italiano. Mele ha poi ricordato che le aziende più strategiche del paese, inserite nel perimetro di sicurezza cibernetica, hanno qualche timore nel dover condividere in poco tempo (un’ora al massimo) eventuali incidenti informatici. “E’ un processo difficile – dice Mele – la prima esigenza delle aziende è bloccare un attacco in caso si verifichi. E poi è difficile in un’ora capire cosa è successo ed essere in grado di comunicarlo”.
Franco Gabrielli: ‘Creare un’Agenzia per la cybersecurity’
Anche Franco Gabrielli, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, sottolinea la complessità del mondo cyber, che riguarda anche “gli interessi geopolitici del Paese. La cyber defense e la cyber resilience sono due cose diverse fra loro”.
Vedi anche: Gabrielli: “Creare un’Agenzia per la cybersecurity, non più affidata al Dis”
Meloni (FdI) ‘Privatizzare non significa svendere. Il Governo sia autorevole’
“Quando ci fu bisogno di liberare i settori produttivi da una eccessiva presenza dello Stato, l’Italia ha gettato il bambino con l’acqua sporca: siamo passati da un eccesso all’altro, siamo passati da uno Stato estremamente invasivo e pervasivo a un tentativo di far retrocedere lo Stato: però non immaginando delle liberalizzazioni, ma direttamente privatizzando, in alcuni casi, diciamo la verità, svendendo quello che avevamo prodotto con i sacrifici di intere generazioni”. Lo ha affermato Giorgia Meloni chiudendo il convegno.
“La differenza tra liberalizzare e privatizzare o svendere – ha aggiunto la presidente di FdI – è fondamentale. Liberalizzare significa garantire investimenti, competitività, economicità; far correre la gente, operare in un regime di libero mercato; privatizzare in quel contesto significava trasferire un monopolio dallo Stato al privato: con tutti i limiti e i rischi che questo comporta, perché storicamente il monopolista non ha grande interesse nell’investimento; ha interesse nella massimizzazione del profitto, nella divisione degli utili. E’ più meno quello che è accaduto anche da noi: non c’è stato nessun altro caso in Europa in cui si siano trattati così i propri gioielli di famiglia; le proprie infrastrutture strategiche”. “Quando non abbiamo privatizzato, abbiamo comunque garantito -ha lamentato ancora la leader di Fdi- dei monopoli: come nel caso di Autostrade, con contratti di concessione capestro. La vicenda delle telecomunicazioni è forse tra queste la più spinosa oggi”.
Recovery Plan, Meloni, ‘Parlamento abbia ultima parola, abbiamo votato su Pnrr Conte’
“Sul tema del Recovery fund e del Pnrr c’è una questione serissima di metodo. Noi abbiamo discusso in Parlamento e votato sul Pnrr di Giuseppe Conte non su quello di Mario Draghi. Il Recovery plan, criticato da tutti, è stata una delle ragioni per le quali il governo Conte è andato a casa. Non credo che Mario Draghi intenda mandare in Europa il Pnrr di Giuseppe Conte, ma se è così c’è un problema, perchè il Parlamento ha discusso di un documento che non è quello che arriverà in Europa e non avrà l’ultima parola sul documento che arriverà in Europa”. Lo ha lamentato Giorgia Meloni.
“Di fronte a 130 miliardi di euro di debiti che stiamo scaricando sui nostri figli per decidere come tentare di risollevare questa nazione dal disastro in cui si trova, immaginare che il Parlamento della Repubblica italiana non abbia l’ultima parola su come su come quei soldi debbano essere spesi, su quali scelte strategiche, è molto grave”, ha aggiunto.
Vedi anche: Tlc, Meloni: “Rete pubblica, neutrale e nel libero mercato” (Videointervista)